XLVIII

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Torino, in carcere.


La cella era immersa nella semi oscurità. La luce che entrava dalle inferriate accendeva le ragnatele fra le sbarre e rivelava le sagome di quattro o cinque detenuti, appostati nell'ombra.

Louis Tomlinson era in piedi, con le catene ai polsi; la divisa da ufficiale non gli era mai sembrata così scomoda da indossare.

A un tratto, la grata si aprì e il duca Cowell fece il suo ingresso nella cella.

"Caro conte" esordì, con aria soddisfatta "beh, ci avete fatto tribolare un po', ma alla fine eccovi, in trappola."

Louis restò impassibile. "Non cantate vittoria troppo presto, duca."

"Mio caro Tomlinson, non avete scelta. C'è un solo modo per scampare alla forca: consegnarmi quella lista."

"Mi dispiace" rispose il conte "ma dovreste sapere che non la porto mai con me. Il guaio" proseguì con un sorriso "è che non ricordo mai dove l'ho messa" davanti all'espressione del duca Cowell, che controllava a stento la collera, Louis scoppiò in una sonora risata.

"Ve la farò passare io la voglia di ridere" tuonò Cowell e si allontanò furente. Quando uscì dalla cella, Louis stava ancora ridendo.

Harry cercò in ogni modo di arrivare alla cella di Louis, ma fu inutile. La guardia all'ingresso era irremovibile.

Il ragazzo stava per andarsene, quando fece un incontro inaspettato: frate Marco.

Dopo la morte di Zayn fra le pareti del convento, in molti avevano gridato allo scandalo e Liam era stato trasferito a Torino.

Harry andò da lui e gli raccontò l'accaduto.

Qualche ora più tardi, il carceriere svegliò Louis per concedergli dieci minuti di conforto spirituale.

Per prima cosa, Louis chiese a Liam di Harry e lo pregò di stargli vicino. Il giovane annuì sbrigativo.

Non era il conforto, né spirituale, né di altro tipo, la ragione per cui era andato dal conte. Voleva scoprire se c'era un modo per scagionarlo e quando Louis disse che l'unico era un colloquio privato con il re, per consegnargli la lista, Liam sorrise.

"Lascia provare me."

Non sarebbe stato facile come credeva.


Torino, Palazzo Reale.


Liam riuscì ad arrivare al sovrano.

Prese il posto del cappellano di Palazzo Reale e si fece trovare dentro il confessionale. Il frate rivelò a Sua Maestà l'esistenza di un complotto contro di lui e gli spiegò che si trattava di salvare la vita a un innocente.

Il re aveva abbastanza a cuore la giustizia per accogliere la sua richiesta, e sufficiente senso dell'umorismo per sorvolare sulle circostanze in cui avveniva.

Quando seppe che si trattava del conte Tomlinson, però, non volle ascoltare oltre. Non avrebbe concesso alcun favore all'uomo che aveva assassinato il suo consigliere.

Quanto ai dubbi insinuatigli da quel giovane prete, ci pensò il duca Cowell a liquidarli come l'invenzione di un uomo disperato e pronto a tutto pur di sfuggire al patibolo.


Torino, in tribunale.


Arrivò, infine, il giorno del processo e Louis fu condotto in tribunale tra le grida della folla inferocita, che invocava la condanna a morte.

L'amore impossibile || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora