XXXI

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Castello di Rivombrosa.


Fu Edward che ebbe l'ingrato compito di rendere l'aspetto di Freddie coerente con quella promozione.

Era intento a pettinare e tagliare i capelli arruffati da anni di trascuratezze, quando Harry uscì in cortile e li vide. Per prima cosa abbracciò Freddie, poi si diresse a testa bassa verso il conte Tomlinson, che assisteva in disparte alle fatiche del governante e alle proteste del ragazzino.

"Perché?" gli chiese.

"Perché non lo sapevo, Harry" rispose Louis. "E se ieri mi avessi lasciato il tempo per spiegarti, forse sarebbe stato meglio."

Harry abbassò lo sguardo. "Scusami" mormorò.

"Non ti devi scusare. Io non sono orgoglioso di quello che ho fatto dieci anni fa" il pensiero del conte volò rapido a Briana e alla loro relazione "ma ora che grazie a te ho scoperto di avere un figlio, non avrei mai potuto lasciarlo in quello schifo."

Harry sorrise, commosso e orgoglioso. Si chinò su di lui. "Louis, devi sapere che..."

"Aiuto Harry, vuole lavarmi adesso!" Freddie corse da lui e gli impedì di proseguire.

La contessa Tomlinson, invece, non era né commossa né felice per quel nuovo acquisto. Aveva sorpreso Freddie nascosto sotto un tavolo, e insieme alla marchesina Doris, per giunta.

"Prima un cameriere e adesso un trovatello" si sfogò più tardi con il marito Nick, senza sapere che in quel trovatello scorreva il sangue dei Tomlinson.

Il marchese Grimshaw ascoltò le pretese ben poco interessato, fino a quando una frase della moglie accese la miccia di una delle sue rare e infelici pensate.

"Sua sorella!" esclamò Charlotte, indignata "mettersi contro sua sorella. Dev'essere impazzito."

Il marchese credette di aver trovato finalmente la soluzione a tutti i suoi problemi economici. Certo, Louis era impazzito, dunque doveva essere internato. Sarebbe bastata la complicità di qualche nobile e Nick avrebbe riacquistato le redini della tenuta di Rivombrosa.

La sera, Louis entrò nella stanza di Harry e lo trovò disteso a letto accanto a Freddie. Aveva appena finito di raccontargli una storia e il bambino infine si era arreso al sonno, spossato dalle emozioni di quella giornata.

Louis si avvicinò e si sedette ai piedi del letto. "Come sono sereni i bambini quando dormono" mormorò.

"Shh... si è appena addormentato" lo zittì Harry. "Vieni" si allontanarono di qualche passo, poi il ragazzo prese le mani del conte e lo guardò. "Quando gli dirai la verità sulla sua storia?"

Louis abbassò gli occhi. "Non lo so. Non è facile diventare padre in questo modo."

"Non è mai facile diventare padre" rispose Harry, poi non riuscì più a reggere il suo sguardo e si voltò.

"Che succede adesso?" chiese il conte, preoccupato. "Harry, se..."

"Aspetta non parlare" lo interruppe lui. "Altrimenti non trovo il coraggio."

"Avanti. Di che cos'hai paura?"

Harry prese un respiro profondo. Quando parlò, la voce gli tremava. "Aspetto un figlio" disse. "Nostro figlio."

Al conte ci volle qualche istante per reagire. "Un figlio..."

"Lo so, forse non è il momento o forse è troppo presto..." esclamò Harry tutto d'un fiato.

Louis, però, non gli lasciò il tempo di terminare. "Io sono felice" disse semplicemente. "Sono l'uomo più felice del mondo."

La sua felicità fu quella di Harry. Gli gettò le braccia al collo e Louis lo strinse a sé. "Certo che due figli in un giorno, per uno che non ne voleva nemmeno uno, non è male..."

Ancora abbracciati, guardarono entrambi Freddie che dormiva sereno, forse per la prima volta.


Villa Payne.


Il marchese Geoff Payne si era ormai ripreso e sedeva in giardino, davanti a un tavolo stracolmo di libri.

La tranquillità delle sue lettere fu interrotta dall'arrivo di Zayn Malik, che attraversò il giardino con passo minaccioso, impettito nell'elegante giacca rossa. Quando lo vide, il marchese sospirò.

Zayn lo raggiunse e gli si parò dinnanzi. "Ditemi dov'è."

"Zayn non insistete" lo pregò Payne. "Non è possibile vedere Liam adesso. Perché non si è ancora ristabilito."

"Ma che ristabilito e ristabilito" sbottò il conte Malik, ormai stufo di quelle scuse. "Liam non è mai stato male. Per l'ultima volta, ditemi dov'è."

"Zayn. Sono qui."

Il conte si voltò. Liam li aveva raggiunti. "Ah, il malato..." esclamò, ironico, Zayn.

Il giovane marchese non si scompose. Da quando aveva fatto il voto, su di lui erano scese una calma e una serenità che non aveva mai provato. "Devo ricordarti che sei in casa mia?"

"E io devo ricordarti che sono giorni che ti neghi con delle scuse idiote?" ribatté Zayn, a cui invece i modi pacati non erano mai stati congeniali.

Geoff Payne assisteva avvilito a quel litigio.

"Come mai ti interessi di nuovo a me?" chiese Liam. "Mi sembrava che un ragazzo senza un soldo non fosse il tuo tipo."

"Io sono venuto qui soltanto per sapere che cosa succede."

"Diglielo Liam..." intervenne il marchese Geoff.

"Dirmi cosa?"

"Mi dispiace Zayn, il nostro fidanzamento non può più andare avanti. Ci sono delle volontà a noi superiori. Ma sono certo che troverai un'altra persona."

"Lascia stare gli altri" lo interruppe Zayn. Ora che i suoi timori sembravano confermati, aveva perso ogni voglia di ironizzare. "Dimmi soltanto chi è."

"Non crederai veramente che..."

"Perché non ammetti la verità?" sbottò Zayn, che era ferito più di quanto avrebbe mai dato a vedere. "C'è qualcun altro nel tuo cuore, vero? Qualcuno a cui hai già concesso quello che hai dato a me."

Il marchese Geoff Payne si alzò in piedi a fatica. "Conte, io non vi permetto!" esclamò.

"E va bene, sì. C'è qualcun altro, molto più importante di te" disse Liam, gelido. "Adesso il tuo cuore è in pace?"

Il conte Malik non aggiunse altro, gli voltò le spalle e si allontanò. 

L'amore impossibile || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora