III

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Castello di Rivombrosa


Sfuggito dall'imboscata al Monginevro, il conte Tomlinson cavalcò attraverso il familiare paesaggio piemontese e giunse finalmente al termine del suo viaggio.

Quando arrivò al bosco che circondava Rivombrosa, rallentò l'andatura del cavallo e procedette piano lungo il sentiero, fino a quando non si stagliò di fronte a lui l'imponente castello. Emozionato, Louis si fermò all'ingresso.

Nella calda luce pomeridiana, la grande fontana circolare alzava zampilli vivaci. La facciata del castello si elevava maestosa, adornata dalle due rampe dello scalone d'accesso, che ne esaltavano e ne ingentilivano la simmetria. Tutto intorno vi era il vasto parco, impeccabile grazie alle fatiche quotidiane di decine di giardinieri.

Louis guardò il castello, le due torri laterali che sembravano vigilarne la solenne serenità, i tre archi profilati di bianco che aprivano scorci d'ombra sulla superficie chiara. Con un sorriso malinconico, il conte Tomlinson spronò il cavallo ed entrò nel parco di Rivombrosa.

Era tornato a casa.

Pochi minuti dopo, Louis stringeva fra le braccia Edward, il governante, che rideva come un ragazzino, gli occhi umidi per la gioia e un sorriso radioso a illuminargli il viso. Anche Taylor accorse e i due si salutarono con affetto. Più di ogni altra persona, però, Louis voleva riabbracciare sua madre.

Andò direttamente in biblioteca, sicuro di trovarla lì. Non appena spalancò la porta a vetri, vide un uomo che non conosceva, seduto in poltrona con un libro tra le mani.

Harry sollevò lo sguardo, stupito. Chiuse il libro, si alzò e indietreggiò fino alla finestra, senza distogliere gli occhi dal conte. La luce che entrava dai vetri disegnò un profilo dorato sui suoi capelli sciolti e sull'abito rosso acceso.

Louis continuò a fissarlo, turbato. Restarono entrambi in silenzio per qualche istante, mentre i loro sguardi colmavano la distanza che li separava.

"Scusate signore" disse infine Louis "mi avevano detto che..." avanzò di qualche passo ed Harry indietreggiò ancora verso la finestra. "Vi ho spaventato, scusate"

"No, non mi avete spaventato" mormorò Harry. "Voi siete..."

"Conte Louis Tomlinson"

"Lo so"

"Ai vostri ordini"

Louis si chinò verso di lui con galanteria e fece per baciargli la mano, ma Harry lo precedette con un inchino. "Onoratissimo" sussurrò.

Il conte lo fissò a lungo, affascinato e piacevolmente sorpreso "Ci conosciamo?" chiese.

"In un certo senso, direi di sì. Ho visto il vostro ritratto, signore" spiegò Harry con un sorriso imbarazzato "nella camera della contessa Johannah. Vi abbiamo aspettato tanto. Venite"

Johannah era a letto, nella semioscurità, i lunghi capelli castani raccolti in una treccia, e pregava a bassa voce. Si interruppe non appena Louis comparve sulla soglia. Per qualche secondo sembrò non credere a ciò che vedevano i suoi occhi. "Oh, Signore Iddio... Louis" esclamò Johannah con la voce rotta dall'emozione e tese le braccia verso di lui.

Il conte Tomlinson si precipitò da lei, si inginochiò accanto al letto e la abbracciò. "Perdonatemi" mormorò. "Devo avervi fatta molto soffrire, mi dispiace"

Johannah guardò il figlio con le lacrime agli occhi. "Non c'è niente che devo perdonarti" disse. "Abbracciami figlio mio, abbracciami"

Louis la strinse di nuovo a sé. Harry osservò la scena, gli occhi umidi per la commozione. Poi, con discrezione, fece un passo indietro e si chiuse la porta alle spalle.

L'amore impossibile || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora