XIII

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In carcere.


A notte fonda, la luce arancione di una fiammella si mosse nell'oscurità della cella.

Il carceriere avanzò di soppiatto fino al giaciglio di Harry, si chinò su di lui e gli sfilò piano i soldi da sotto le coperte; quindi, silenzioso com'era entrato, fece per uscire.

"Lascia i soldi bastardo!"

In un lampo, Perrie si alzò e si avventò sull'uomo che le dava le spalle, saltandogli al collo. Anche gli altri detenuti si svegliarono di soprassalto e la cella si riempì di mormorii confusi e assonnanti.

Con un violento scossone, il carceriere costrinse Perrie a mollare la presa. "Questa me la paghi" urlò e fece per prenderla a calci.

"Toccala e sei morto!"

L'uomo si voltò. Harry aveva afferrato uno sgabello e ora lo sollevava contro di lui, pronto a colpirlo.

"Guarda che questa volta non arriva nessuno..." lo schernì il carceriere con un sorriso minaccioso.

"Vieni avanti" lo sfidò Harry.

L'uomo si avvicinò, ma uno dei carcerati gli si parò davanti, sbarrandogli la strada. "Lascialo stare!"

"Tu non t'immischiare."

"Perché, se no che fai?"

Nel frattempo, anche gli altri si erano alzati e ora avevano accerchiavano il carceriere, che fu costretto a indietreggiare. "Basta, finitela" urlò. "è meglio per voi."

Ma ormai era con le spalle contro l'inferriata. "Non mi voglio sporcare le mani con te" disse rivolto ad Harry, prima di uscire "ci vediamo sul patibolo."

Harry aiutò subito Perrie ad alzarsi, mentre una donna raccoglieva da terra il denaro che il carceriere aveva lasciato cadere e glielo porgeva. "Grazie Perrie" disse Harry, dopo aver preso il denaro.

Per la prima volta da quando la conosceva, la giovane strega rinunciò alla sua espressione combattiva e ricambiò il sorriso.

Quella notte Harry non riuscì a riprendere sonno.

Rimase seduto a letto e guardò la luna oltre le sbarre, che faceva cadere sul pagliericcio una luce argentata.


Torino, Circolo ufficiali.


"C'è una finestra nella cella di Harry?" chiese Louis Tomlinson a Taylor, prima di congedarla.

La stalliera lo guardò senza capire. "Sì, mi sembra di sì" rispose.

Rimasto solo nella sua stanza, il conte tornò a guardare la luna che rischiarava gli arredi eleganti.

"Buonanotte, Harry" mormorò.


In carcere - Torino, Palazzo reale.


Il mattino dopo, la giornata di Harry veniva rallegrata da una visita a sorpresa del piccolo Freddie, che era riuscito a sgattaiolare fino alla finestra sopra la cella e gli aveva portato qualcosa da mangiare e una piccola croce in legno, intagliata da lui.

Louis Tomlinson, nel frattempo, si preparava a una missione della massima importanza.

Il conte arrivò a Palazzo Reale e chiese con decisione di essere ricevuto dal re, in udienza straordinaria.

Il capitano Terrazzini, chiamato dalle guardie di piantone al cancello, cercò di fargli capire che la cosa non era possibile, ma Louis fu irremovibile: "Capitano, non andrò via se non avrò consegnato al sovrano alcuni importanti documenti."

L'amore impossibile || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora