XXIV

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Castello di Rivombrosa.


Era mattino presto, quando nei corridoi deserti del castello risuonarono passi affrettati.

Battagliera, nell'elegante abito blu notte, Charlotte Tomlinson aprì di scatto alcune porte e arrivò a quella della stanza del fratello. Entrò, spalancò gli occhi chiari e soltanto allora guardò verso il letto.

Nella pallida luce mattutina, Louis e Harry erano distesi sotto le lenzuola, che coprivano a stento le loro nudità.

"Oh mio dio... è tutto vero" Charlotte si fece un rapido segno della croce. "L'hai portato nel tuo stesso letto."

Harry, ancora assonnato, gli occhi leggermente arrossati e i capelli spettinati, sollevò il lenzuolo per coprirsi.

Louis invece non se ne diede la pena e rivolse alla sorella uno sguardo di sfida. "Lottie, esci. Non sono cose che ti riguardano."

"Uscire? E da dove dovrei uscire? Da casa mia? Da casa di nostra madre?"

"Lottie, ti prego..."

"Tu mi preghi?" ai piedi del letto, la contessa Tomlinson guardava il fratello con tutto lo sdegno di cui era capace. "Tu che hai dimenticato chi sei, che rovini la nostra famiglia, che disonori il nome dei Tomlinson, il mio nome!" urlò "Per quello lì!" rivolse un'occhiata sprezzante ad Harry, che resse a fatica lo sguardo della contessa.

"Adesso basta!" Louis si alzò di scatto dal letto e si infilò la vestaglia.

"Sei stato bravo, Harry" ebbe il tempo di aggiungere la contessa Tomlinson. "Se ti vedesse mia madre ne sarebbe orgogliosa."

"Fuori!" gridò Louis. Afferrò la sorella per le spalle e la costrinse a uscire dalla stanza.

Quando ebbe chiuso la porta, sospirò e si voltò verso Harry, che lo fissava con un'espressione spaventata. "Mi spiace" disse il conte mentre tornava a letto. "Non è successo nulla."

"Non lo so" mormorò Harry "forse stiamo sbagliando tutto" Louis lo attirò a sé. Harry appoggiò la testa sul suo petto e si rannicchiò fra le sue braccia. "Non voglio più uscire da qui."

Il conte sorrise e gli accarezzò i capelli, nel tentativo di rassicurarlo, poi gli sollevò il viso e lo baciò.

Bastarono pochi istanti di quel bacio per dimenticare la scenata con Charlotte e a poco a poco le loro labbra si fecero più esigenti.

Senza smettere di baciarlo, Louis si tolse la vestaglia e ritrovò il corpo nudo di Harry sotto di sé. Il riccio gli cinse i fianchi con le gambe, inarcò la schiena e rispose alle carezze, ai baci, ai sospiri.

Erano sempre stati l'uno dell'altro, fin da quel primo sguardo in biblioteca, e i loro corpi non dovevano fare altro che seguire uno spartito già scritto.

Mentre nel castello ci si preparava agli obblighi della giornata, nella stanza del conte i due amanti si rifugiarono nel presente, con il privilegio e l'ardire di sperare che fosse uguale al futuro.

Le conseguenze di quella notte d'amore non erano destinate a esaurirsi con le parole di Charlotte.

Il mattino seguente, infatti, Edward portò ad Harry una lettera: Anne, sua madre, stava male.

Il conte vide Harry allontanarsi a cavallo e chiese spiegazioni al governante.

"Io e Harry ci amiamo" disse Louis, in risposta all'espressione preoccupata sul viso di Edward "e il nostro è un amore vero."

"Può essere" rispose il governante con un sospiro "però non si risolvono tutti i problemi della gente come noi solo con l'amore."

A quanto pareva, non era il solo a pensarla così.

L'amore impossibile || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora