Castello di Rivombrosa.
Harry era in biblioteca e insegnava a scrivere a Freddie, quando entrò Louis.
Sotto lo sguardo attento del ragazzo, il conte si diresse verso una delle librerie, estrasse un volume dalla sacca e lo ripose sullo scaffale. Poi si voltò verso Harry. "Questo è il suo posto" disse.
Harry sorrise. Non c'era bisogno di aggiungere altro.
Sapeva che Louis era di ritorno dalla tenuta del conte Malik, al quale avrebbe dovuto consegnare la lista. Louis era stato davvero sul punto di farlo, per salvaguardare Harry e il figlio che portava al ventre, ma poi aveva capito che non poteva tradire i propri ideali per essere un buon padre, che senza quegli ideali non lo sarebbe mai stato.
Harry si alzò e corse verso di lui. "Louis!" esclamò mentre lo abbracciava. "Sono così contento!"
"D'ora in poi non mi nasconderò più davanti a nulla" disse il conte. "Non nasconderò più i miei sentimenti, le mie idee, niente! Sono l'unica cosa per la quale vale la pena lottare e vivere."
La sfida fu presto raccolta. Louis e Harry si stavano baciando, quando Charlotte Tomlinson fece il suo ingresso in biblioteca.
Non appena li vide, si irrigidì e strinse tra le mani il ventaglio. "Vorrei che le vostre manifestazioni di affetto fossero più controllate" lanciò un'occhiata a Freddie "almeno a porte aperte e davanti a un bambino."
"Oh, a me piace quando fanno così!" esclamò Freddie, il viso impertinente illuminato da un sorriso.
Louis invece decise di sorvolare. "Dimmi pure, Lottie."
"Volevo avvisarti che per questa sera Nick ha organizzato una cena con alcuni amici" la contessa guardò Harry. "Tutti nobili. Spero che tu voglia essere presente."
Il conte Tomlinson si girò verso Harry e gli sfiorò il mento con le dita. "Ci sarò" rispose "in compagnia dell'uomo che amo."
"E il nostro Harry" ribatté Charlotte con un sorriso sarcastico "che cosa ne pensa di questa trovata?"
"Se il signor conte lo desidera..."
"Non è un mio ordine" lo interruppe Louis. "Sta a te decidere se venire o meno."
"Allora vi accompagnerò, conte."
"Come volete" disse la contessa Tomlinson, agitando nervosamente il ventaglio, poi lasciò la biblioteca.
La sera della cena, Harry non era più così sicuro che lui e Louis stessero facendo la cosa giusta. La prospettiva di trovarsi a tavola circondato dalle espressioni di disapprovazione dei nobili lo terrorizzava.
Fu solo il pensiero di avere Louis al suo fianco, pronto a combattere per lui e insieme a lui, che lo aiutò a trovare il coraggio per uscire dalla stanza.
Quando la coppia entrò in biblioteca, ad attenderla, insieme a Charlotte e a Nick, c'erano l'abate Jungwirth e il marchese Sorbelloni accompagnato dalla moglie. Nick li aveva invitati perché dessero il loro parere sulla salute mentale del conte.
L'ingresso fu accolto da un silenzio imbarazzato.
"Oh, caro Louis" disse infine Nick Grimshaw, sfoggiando quella che credeva fosse la sua migliore imitazione di un tono cordiale "finalmente. Vi aspettavamo."
"Infatti, eccoci" rispose Louis, giocando sul doppio significato del voi.
Nick si finse sorpreso. "Harry cena con noi questa sera?"
Il ragazzo abbassò gli occhi e si strinse al braccio del conte.
"Mi è sembrato di averlo comunicato, Lottie" disse Louis, senza scomporsi.
"Si vede che ce ne siamo dimenticati" rispose garrulo il marchese Grimshaw. "Charlotte, disponete che si aggiunga un posto in più."
Louis presentò Harry ai nobili, che ostentarono una gelida cordialità, poi guardò i suoi ospiti. "Allora, a cosa dobbiamo questa piacevole riunione?"
Fu il marchese Sorbelloni a farsi avanti. "Caro Louis, Nick e io ci chiedevamo se certe vostre scelte..."
"Scelte?" lo interruppe Louis. Guardò Nick. "Ho fatto forse qualche scelta che vi ha dato fastidio, caro cognato?"
"Ecco, effettivamente..." intervenne l'abate. "Ci sembrate... diverso."
"Sì, un po' strano" concordò Sorbelloni.
"Strano..." ripetette Louis. "Per caso la mia cara sorella Charlotte e il mio caro cognato c'entrano qualcosa in questa impressione?"
Charlotte trasalì. "No. Io... io non c'entro assolutamente niente" balbettò.
"Suvvia, Louis, ma che cosa andate a pensare" disse Nick. "Semplicemente noi, che vi amiamo, pensavamo che avevate bisogno di un po' di riposo. Il viaggio, tutti questi cambiamenti, le improvvise emozioni..."
"Ma certo, capisco. Perché tutti questi giri di parole?" Louis si girò verso Harry e abbassò la voce. "Questi signori pensano che io sia pazzo perché mi sono innamorato di te."
"Ma vi prego, signor conte, non dite così!" esclamò l'abate.
"Ah no, io dico! Perché vedete, abate, la questione è molto, molto seria" Louis prese Harry per mano e lo accompagnò nella sala adiacente, dove era stata preparata la tavola. Lo fece sedere, poi tornò a rivolgersi ai nobili. "Perché capite, se sono matto, non si può mica lasciare a un matto un patrimonio come questo. Meglio affidarlo..." mosse qualche passo in direzione di Nick. "Al mio caro cognato, per esempio."
"Ma no, che cosa vai a pensare" cercò di minimizzare Charlotte, che ormai si era pentita di aver dato il suo appoggio al piano del marito.
"Ma resta il problema di trovare il motivo di questa pazzia" proseguì imperterrito Louis. "Perché vedete, chiedere a un folle il motivo della sua pazzia è... una follia" guardò Sorbelloni, che come gli altri assisteva a disagio a quella diatriba familiare. "Bisogna quindi trovare un uomo di legge. Sorbelloni, visto che ci siete..."
"No, no, io vi garantisco..." protestò il marchese.
"Credete che io sia matto?" chiese, infine, Louis. Posò lo sguardo su Harry, che ascoltava in silenzio e con gli occhi lo supplicava di mettere fine a quel tormento. "Guardate quest'uomo e ditemi: potete affermare che una persona che perde la testa per quest'uomo sia impazzita?" si chinò su di lui e lo baciò sul collo, poi si rialzò. "Amici, io non solo amo quest'uomo, ma voglio sposarlo."
"Louis!" esclamò Harry, il primo a essere sorpreso da quella dichiarazione.
Il conte Tomlinson, però, non aveva ancora finito. Si inginocchiò di fronte a lui e lo fissò. "Harry, vuoi diventare mio marito?"
Harry dapprima sorrise, poi incrociò lo sguardo di Charlotte e degli altri nobili e il sorriso svanì. "Non così" rispose e fuggì dalla stanza.
-Spazio autrice.-
Hiiii.
Siamo arrivati a mille visualizzazioni e PIANGO.
Grazie mille a tutti voi, a chi legge, vota e commenta, vi amo. E sono felice che la storia vi stia piacendo.
Spero abbiate passato tutti una buona Pasqua nonostante la situazione assurda. Tenete duro, andrà tutto bene e torneremo ad abbracciarci tutti.
Grazie ancora per tutto. Vi amo.
-Gio.

STAI LEGGENDO
L'amore impossibile || Larry Stylinson
FanfictionHarry Styles non è soltanto il cavaliere di compagnia della contessa Johannah Tomlinson, la donna che l'ha preso a servizio, conquistata dal carattere orgoglioso e dall'onestà del ragazzo, lo considera infatti quasi un figlio. Un dolore pesa però ne...