XXXIII

1.3K 70 4
                                    

Castello di Rivombrosa.


"Harry, apri!" urlò Louis, davanti alla porta chiusa.

Harry lo accontentò, ma invece di lasciarlo entrare uscì in corridoio. "Freddie sta dormendo."

"Sono orgoglioso di noi" esclamò il conte, ancora esaltato dal modo in cui aveva sventato il complotto di Nick, al punto da non accorgersi dell'espressione tesa sul volto di Harry. "Siamo stati bravissimi a tener testa a quei bigotti ipocriti. Del resto, ne ero sicuro."

Harry si allontanò da lui. "Forse troppo sicuro."

"Perché ho chiesto la tua mano?"

"No, perché l'hai chiesto così, pubblicamente. Perché hai ritenuto superfluo parlare prima con me di una decisione così importante" Harry non sapeva se a parlare era l'orgoglio o il buonsenso, sapeva solo che quella sera, nonostante la proposta di matrimonio, era tornato a sentirsi un servo. "E ancora una volta hai deciso tu, solo tu, anche per me" concluse.

"Harry, hai capito che cosa aveva in mente Nick? Tu, forse, non ti sei reso conto che il marchese Sorbelloni e l'abate Jungwirth sono stati invitati all'unico scopo di farmi passare per pazzo."

"E ti sembra un buon motivo per chiedermi in marito davanti a tutti?" lo affrontò Harry. "Come se fosse una sfida. Ma non hai capito che hai solo reso le cose più difficili: le nostre nozze, il futuro di nostro figlio..." lo guardò e diede voce a un timore che lui non poteva condividere fino in fondo. "Non ci accetteranno mai, Louis."

Il volto del conte si irrigidì. "Io non sono come il dottor Horan, non permetterò a nessuno di metterci al bando, né tanto meno permetterò a qualcuno di privarmi del mio titolo o dei miei beni" gli si parò di fronte. "Ricordati Harry: il nostro matrimonio è una sfida."

"Sì, ma una sfida che noi dobbiamo affrontare insieme" si allontanò da Louis. "Io, invece, mi sono sentito come una marionetta."

Rimasero in silenzio per qualche istante, poi sul volto di Louis comparve un accenno di sorriso. "Stiamo litigando" mormorò.

"No, tu stai litigando. Io discuto" un secondo dopo averlo detto, soffocò una risata. "Sembriamo già sposati."

Louis gli sfiorò il viso. "Se mi sono comportato così" disse "è solo per far capire a questi nobili qual è il tuo ruolo in questa casa. Noi non li dobbiamo temere."

Harry appoggiò la testa sulla sua spalla. "Ma tu sei sicuro di voler affrontare tutto questo?"

"Tra qualche giorno tu sarai il conte Tomlinson. Non soltanto per me, ma per il mondo intero" fu la risposta del conte. "Niente e nessuno potrà separarci. Nessuno."

Tra lo stupore della servitù e le proteste di Charlotte, che non poteva credere che suo fratello rinunciasse a una donna influente come Danielle Campbell per le grazie di un cameriere, i preparativi per le nozze ebbero inizio.

Dopo aver strappato il consenso all'abate Jungwirth e aver ottenuto che le nozze si celebrassero nell'abbazia, a Harry e Louis spettava un compito non facile: trovare due testimoni.

Harry sapeva già a chi rivolgersi.

"Harry, tu mi stai chiedendo di rivivere la parte più felice e al contempo la più dolorosa della mia vita" disse Niall Horan, quando l'amico gli ebbe spiegato tutto.

Harry abbassò gli occhi, pentito. Capiva le ragioni di quel rifiuto e non avrebbe insistito oltre. "Scusa, Niall. Perdona la mia leggerezza."

Il medico lo guardò con affetto, insieme al fondo di malinconia che avrebbe albergato per sempre nei suoi occhi chiari. "No, sarò al tuo fianco. Non ti lascerò solo in un momento così importante" l'ombra nei suoi occhi si incupì. "Selena avrebbe voluto così."

Il compito di Louis non fu altrettanto facile.

Aveva pensato di rivolgersi a Geoff Payne, contando sulla nobiltà d'animo dimostrata dal marchese in occasione dell'attentato del re.

Geoff Payne era un uomo onesto e generoso, ma non era altrettanto coraggioso e non se la sentì di mettere a repentaglio il proprio futuro, e quello dei figli, con una scelta tanto rischiosa.

Louis provò a convincerlo, ma fu inutile.

Era un altro, però, l'ostacolo che rischiava di rendere impossibili quelle nozze.

Un pomeriggio, Charlotte Tomlinson fece chiamare Harry.

"Devo chiudere?" chiese Harry, quando furono entrati in biblioteca.

"Chiusa o aperta che sia, quella porta non mi impedirà di dirti quello che penso" rispose la contessa Tomlinson, dandogli le spalle.

"Qualunque cosa vogliate dirmi, contessa, ascolterò le vostre parole come se a pronunciarle fosse vostra madre. Sono certo che saranno tali da poter essere ascoltate da tutti."

Charlotte si voltò di scatto e lo fissò con odio. Per colpa di quel cameriere rischiava di essere allontanata dal mondo in cui aveva sempre vissuto, di non potersi più presentare a corte. Non aveva intenzione di accettare anche le sue provocazioni.

"Come osi farmi la morale?" sibilò. "Tu, che vuoi rovinare la vita di mio fratello."

Harry non si lasciò turbare. "Lo considerate davvero un uomo da poco, se pensate che io abbia questo potere su di lui."

A quel punto la contessa Tomlinson giocò l'asso che si era tenuta in serbo per tutto quel tempo.

Estrasse dalla scollatura un biglietto. "La vedi questa lettera? L'ha scritta la duchessa Campbell, che credo tu abbia avuto modo di conoscere."

All'udire quel nome, la sicurezza di Harry vacillò.

Charlotte aprì il biglietto e iniziò a leggere a voce alta:


"Carissima Lottie,

avevate ragione, vostro fratello vale uno sforzo.

Lo posso ben dire, dopo la notte che abbiamo passato insieme."


Harry sussultò e chiuse gli occhi.


"Purtroppo, è stata solo una battaglia e non la vittoria che speravamo" proseguì la contessa "ma chissà che la fortezza del nostro bel soldato non finisca per arrendersi.

La vostra amica, Danielle."


La contessa terminò di leggere con un'espressione soddisfatta.

Harry aveva gli occhi lucidi. "Mi state ingannando" disse con voce malferma.

"Davvero?" Charlotte gli porse il biglietto. "Leggila allora. Leggila ancora. E leggila bene, come sai fare tu. Così questa volta saper leggere ti sarà servito a qualcosa" gli gettò addosso il foglio e uscì dalla biblioteca.  

L'amore impossibile || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora