XV

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Villa Jungwirth.


Dopo aver avvisato Zayn Malik, a Louis restava ancora una persona a cui confidare ciò che aveva letto in quella lista.

Il colloquio, già delicato, ebbe un esordio che lo rese ancora più imbarazzante.

Quando Louis entrò nel boudoir di Briana Jungwirth, infatti, la marchesa era nuda, davanti allo specchio, coperta soltanto da un sottile velo scarlatto. Il conte Tomlinson diede un colpo di tosse, più rauco di quanto avrebbe voluto.

Solo allora Briana capì che non era Eleanor, la sua dama di compagnia, a essere entrata nella stanza. Ciononostante, si voltò piano verso di lui, e altrettanto lentamente alzò il velo scarlatto per nascondere il seno prosperoso.

"Louis" mormorò con voce suadente "una volta non eri così impulsivo."

Lui si schiarì la voce. "Ti devo parlare di una cosa molto importante."

"Mi vuoi aspettare lì in salotto?" Briana sorrise maliziosa. "O preferisci parlare qui?"

Louis uscì e la attese in soggiorno, dove la marchesa fece la sua comparsa poco dopo, insieme alla fedele Eleanor; i ricci biondi le ricadevano sciolti su un abito verde pallido.

Il conte Tomlinson la prese più alla larga che poté. Cominciò a fare riferimento a segreti di Stato, poi parlò di una congiura ai danni del re, disse che era in possesso di una lista con i nomi dei congiurati e infine, a disagio, rivelò a Briana che suo marito, il marchese Beauville, era su quella lista.

Briana si portò immediatamente il ventaglio al viso, per celare un sorriso di sollievo, poi improvvisò uno svenimento, subito soccorsa dalla complice Eleanor.

Quando si fu ripresa ed ebbe dato voce a tutta la sua indignazione nei confronti del marito, ebbe finalmente l'occasione per fare la mossa che attendeva da tempo.

"Non ti preoccupare per me" disse. "Anzi, forse ti posso aiutare ad arrivare a Sua Maestà."

Louis uscì dalla villa Jungwirth convinto di essere ormai prossimo al compimento della sua missione.

In realtà, aveva mosso il primo passo verso una trappola che rischiava di costargli la vita.


Castello di Rivombrosa.


Il mattino dopo, nella cucina di Rivombrosa, il suono del campanello corrispondente alla stanza del conte scatenò un putiferio di invidie e gelosie.

Giannina si offrì di portare la colazione al conte, ben lieta di accollarsi quell'onore, e con un sorriso malizioso non mancò di darsi un'aggiustatina alla scollatura.

Ad Austin però non era sfuggito il fatto che Harry si era mosso per primo, d'istinto, al suono del campanello. "Sta' attento che quelli come noi i nobili li usano e li buttano via" disse, sciogliendo una volta di più la sua lingua biforcuta. "Noi non come certi, che sanno farsi pagare bene per quello che danno."

"Il signor conte non ha avuto niente da me" sbottò Harry. "E non intendo che ce l'abbia."

Edward continuava a versare il latte nelle tazze, per poi distribuirle alla servitù.

"Ma certo, Harry, tu sei diverso da tutti quanti, lo sappiamo" lo sfotté Austin. "Monsieur è diventato istitutore per meriti di servizio. Che c'è di meglio per una bambina nobile di un ergastolano?"

Giannina scoppiò a ridere ed Harry non poté più trattenersi.

Afferrò Austin per le spalle e lo gettò a terra. I due uomini lottarono con furia sul pavimento, a suon di urla, calci e sberle, mentre gli altri servi accorrevano per dividerli. Quando vi riuscirono Austin guardò soddisfatto il viso di Harry.

L'amore impossibile || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora