XIV

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Castello di Rivombrosa.


Il mattino successivo, il conte Tomlinson era chino su un solitario, quando alcuni colpi alla porta ruppero il silenzio in cui era immersa la biblioteca.

Louis non alzò neppure gli occhi dalle carte. "Ho chiesto di non essere disturbato."

"Buongiorno signor conte."

Louis si voltò e si alzò in piedi . "Harry" mormorò con un sorriso.

Lui entrò nella stanza e si fermò a qualche metro di distanza.

Si guardarono, entrambi a disagio e incerti sul da farsi.

Fu Harry, infine, a rompere il silenzio. Quella notte aveva dormito a casa di sua madre e Gemma gli aveva detto di aver incontrato il conte fuori dalla prigione. "Volevo ringraziarvi per il vostro aiuto" disse, con la speranza che anche per lui i rancori e le offese di qualche giorno prima fossero acqua passata.

"Io non ho fatto nulla..."

"Lo avete fatto invece. So che siete stato voi a convincere il conte Malik a scagionarmi. Dunque è a voi che devo la vita" aggiunse, con gli occhi lucidi per la commozione "e tutta la mia gratitudine."

"Ho fatto solo quello che credevo giusto" minimizzò Louis, distogliendo lo sguardo.

"Ecco il denaro che mi avete fatto avere in carcere" Harry gli porse il sacchetto. "Non ne ho avuto bisogno."

Il conte si rifiutò di prenderlo. "Teneteli. Vi potranno sempre essere utili."

"No, signore" Harry fece un passo avanti e posò il sacchetto sulla scrivania. "Non ho voluto accettarli allora e a maggior ragione non posso accettarli adesso."

"Harry, Harry..." sospirò Louis, mentre prendeva il sacchetto e vi giocherellava nervosamente "e la tua dannata cocciutaggine."

Il ragazzo abbassò gli occhi. "Ho cambiato molte idee, là dentro."

Louis lasciò cadere il denaro sul tavolo e gli si avvicinò, fino a sfiorarlo col respiro. "Ah sì?" chiese simulando indifferenza.

"Sarei onorato di occuparmi di vostra nipote Doris" rispose Harry, spegnendo le illusioni nello sguardo di Louis. "Se il signor conte non ha mutato opinione."

"è a questo che pensavi."

"E a che altro?"

"Niente..." Louis si diresse verso la porta. "Vieni, andiamo a chiederglielo direttamente."

Doris accolse la notizia con entusiasmo e si lasciò sfuggire che Louis era andato fino dal re per liberare Harry, cosa che aveva fatto infuriare sua madre e che illuminò di gioia il viso del suo futuro istitutore.


***


Il giorno dopo, Louis e il conte Malik si godevano la quiete della biblioteca di Rivombrosa, dopo una battuta di caccia.

Se erano così rilassati, però, non era soltanto merito della selvaggina. Quella mattina si erano levati un gran peso di dosso.

Il conte Tomlinson, infatti, aveva detto all'amico di aver letto il suo nome sulla lista dei congiurati e di essere preoccupato per lui e per le conseguenze di quella sua scelta.

Zayn aveva reagito come al suo solito, simulando cinismo e indifferenza. "Se credi che sia la cosa giusta, fa' il tuo dovere da soldato" aveva risposto in tono annoiato. "Porta quella lista al re, io non ho paura di nulla."

La lista non era stata in verità l'unico argomento di conversazione della mattinata.

Louis Tomlinson era troppo distratto perché potesse essere soltanto quello il motivo delle sue preoccupazioni e al conte Malik non serviva molta fantasia per capire dove andare a cercare la spiegazione.

"Il fanciullo ti piace? E goditelo" aveva esclamato, senza tanti giri di parole. "Se non sai come risolvere la questione, perché non lo fai sposare a quella Taylor? è una bella tipa, una di quelle che piacciono agli uomini."

Louis aveva protestato, aveva detto che era un'ipotesi assurda e che lui non avrebbe mai accettato, ma quell'idea andava prendendo forma nella sua mente.

Fra le pareti austere della biblioteca, Zayn Malik non aveva certo perso il suo fare canzonatorio.

"Ma c'è qualcosa di sacro per te?" gli aveva chiesto Louis poco prima, mentre rientravano al castello al termine della battuta di caccia.

Zayn si era fatto improvvisamente serio, per la prima volta, in quella mattinata. "Sì, l'amicizia" aveva risposto.

"Quella ti salverà dall'inferno" aveva ribattuto il conte Tomlinson.

"O mi ci porterà" aveva mormorato Zayn.

Mentre i due amici scherzavano e si rifocillavano in biblioteca, davanti ai piatti imbanditi e a due bicchieri di vino, il fanciullo in questione entrò nella stanza.

Harry indossava un completo chiaro a righe sottili, che gli illuminava il viso e gli faceva risaltare i morbidi ricci castani.

Si avvicinò ai due uomini e si fermò alle spalle di Louis.

Gli bastarono poche frasi per chiarire al conte Malik che non era il servetto a cui lui pensava. Lo ringraziò umilmente per la bugia con la quale l'aveva graziato e gli chiese scusa per averlo colpito, e quando lui rispose che la persona da ringraziare era un'altra, Harry lo fissò e gli sorrise. "Ma io vi ringrazio egualmente, signore" disse "perché senza il vostro nobile gesto ora penzolerei dalla forca... la giusta punizione per chi non vuole piegare il collo davanti alla prepotenza."

Zayn restò spiazzato per qualche istante. "Ma, mi sta prendendo in giro?" chiese rivolto a Louis.

Harry trattenne un sorriso, il conte Tomlinson tacque e finse di non capire.

"Eh sì, Harry" riprese Zayn, con una nota di divertita ammirazione "mi hanno detto che hai un bel carattere, povera tua moglie, o tuo marito, chiaramente."

"Quale marito?" chiese lui, turbato.

"Beh, prima o poi bisogna pur sposarsi, vero Louis?"

Il conte Tomlinson, che stava per prendere un altro boccone, si bloccò di colpo e fissò l'amico con durezza, perché capisse che questa volta si era spinto troppo oltre.

"Signore, non capisco" mormorò Harry, che invece aveva iniziato a capire, o meglio a fraintendere, quelle parole.

Il conte Malik scoppiò a ridere e si portò il bicchiere alle labbra.

"Zayn, smettila, adesso finiscila" intervenne Louis. "Non dargli retta, Harry, al mio amico piace scherzare."

"Io capisco solo quello che il signor conte avrà la bontà di spiegarmi" rispose Harry. "Signori..." fece un inchino e si ritirò.

Non appena fu fuori dalla biblioteca, però, non seppe resistere alla tentazione. Invece di allontanarsi, accostò l'orecchio alla porta, in ascolto.

"Su, ma che cosa vuoi che sia" sentì dire al conte Malik "si tratta solo di un matrimonio."

"Sì, ma riguarda me e non te" esclamò Louis "ti pregherei d'ora in poi di non occupartene."

A quelle parole, Harry trattenne a stento un'esclamazione di gioia e si portò la mano alle labbra.

"Ah, l'amore, l'amore... che sciocchezza" scherzava intanto Zayn. "Non avrei mai pensato di trovarti ridotto in questo stato per un semplice cameriere."

"Non è un cameriere" sbottò Louis. "Zayn ora basta. Possiamo discutere d'altro, no?"

Harry aveva sentito quanto bastava a far crescere le sue illusioni.

Con un sorriso radioso e l'espressione sognante, si allontanò per raggiungere la marchesina Doris. 

L'amore impossibile || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora