Mi risveglio di soprassalto nel buio più totale. Il fiato mi si è mozzato in gola e a tastoni cerco la prima luce disponibile che accendo. Provo a calmare i respiri per bloccare un attacco di panico e nel frattempo mi lego i capelli e mi metto seduta. Non avevo mai fatto un sogno del genere, era tantissimo tempo che non sognavo mio nonno. Prendo il telefono e accendo lo schermo notando che sono le quattro di mattina, di ieri sera ricordo solo dolcetto o scherzetto, poi Alessia che se ne era andata con Nicola ed Edoardo. Ricordo che eravamo al parco e io avevo iniziato a parlare di mio nonno finendo con il piangere, e ricordo <<Oddio.>> entro su Instagram ma mi blocco. Non risponderà mai. Ricordo che ho fatto scontrare la mia pelle con la sua, e non ricordo più niente. Cerco il suo nome e prendo l'iniziativa di scrivergli un messaggio.
*Scusa l'ora, scusa per ieri. Spero tu stia bene.*
Mi mordo il labbro mentre invio il messaggio. Prendo la bottiglia d'acqua e bevo un sorso per compensare la bocca impastata dal sonno, poso il cellulare accanto a me e provo a riaddormentarmi. Mannaggia ad Edoardo. E ad Alessia, mannaggia ad Alessia.
Le voci che provengono dalla sala da pranzo mi fanno svegliare come ogni mattina in cui vorrei dormire fino alle tre del pomeriggio, quando invece sono sveglia a mezzogiorno. Struscio ad aprire la serranda e mi guardo allo specchio. Bellissima direi... infilo le ciabatte quattro numeri più grandi del mio che ho rubato a mia mamma e apro la porta.
Sto per entrare in bagno quando appunto mi chiama dal salone <<Aurora, vieni!>> la voce è dolce. Perché la voce è dolce? Oddio che ho fatto? Ha scoperto qualcosa che può compromettere la mia vita? Che cosa?
<<Aspetta ma' devo fare la pipì.>> entro in bagno e chiudo, finisco di fare pipì e mi guardo allo specchio: sciolgo i capelli e li smuovo con le mani per poi sistemarmi il pigiama. Ogni volta che mi sveglio sembra che ho fatto a botte con qualcuno. Prima di andare a vedere cosa vuole mia madre riempio la tazza con i cereali e mentre mangio vado verso il salone. Non appena i miei ultimi due neuroni capiscono cosa sta succedendo il latte mi va a finire nei polmoni e mentre muoio soffocata come sono uscita dalla camera ci torno e mi ci chiudo a chiave.
C'è Edoardo seduto a tavola con mia madre in salone. Edoardo seduto con mia mamma.
<<Aurora! Stai bene?>> urla mia madre mentre cerco di smettere di tossire.
<<Sì.>>
<<Vieni, avanti che sono due orette che ti aspettiamo!>> QUANTO?! Poso i cereali sul mobile e prendo un respiro profondo prima di uscire. Mi avvicino alla porta e mi ci appoggio.
<<Ciao.>> è per davvero Edoardo Palmieri quello.
<<Dormito bene?>> adesso gli parto con una capocciata.
<<Che... ci fai qui?>>
<<Ti ho riportato il libro di scienze.>> dice indicando un libro da sopra il tavolo. Lo guardo confusa per il semplice fatto che non gli ho mai prestato il libro di scienze. E anche perché non è nella mia classe.
<<Grande...>>
<<Beh, è stato un piacere signora.>> si alza dalla sedia e porge la mano a mia madre.
<<Non vuoi restare a pranzo?>>
<<No!>> entrambi mi guardano <<No! Infatti... resta per pranzo...>>
<<Non vorrei essere di troppo, davvero.>>
<<Oh, che peccato. Non fa nulla, grazie per il libro.>> mi intrometto. Edoardo mi guarda di sbieco e io lo fulmino con lo sguardo.
<<Non accetto nessun no, su avanti, dammi qua.>> prende il casco della moto dalle mani di Edoardo e sparisce in corridoio. Chiudo la porta e guardo il ragazzo qui davanti a me.
<<Perché sei qui?>>
<<Volevo vedere come stavi.>> si avvicina pian piano.
<<Fermo lì!>> ad un tratto mi ricordo di ieri sera <<Tu come stai?>>
<<Bene. Ma non ero io il punto d'interesse.>> dice incrociando le braccia.
<<Io sto bene.>> copio il suo stesso gesto involontariamente.
<<Sei sicura?>> ripenso al fatto che ieri sera non ricordo cosa sia successo dopo esserci toccati.
<<Tu che ricordi di ieri sera?>>
<<Te che picchiavi un bambino.>>
<<Cosa?!>> ma inizia a ridere <<Wow, divertente.>>
<<Nulla.>> alza le spalle <<Eravamo al parco, tu hai cercato di baciarmi.>> alla sua affermazione mi casca la bocca a terra <<Ti sei sfogata un po', ti ho fatto scendere dal trenino e ti ho riaccompagnata a casa.>>
<<Tutto qua?>>
<<Allora non neghi che hai cercato di baciarmi.>>
<<A cuccia.>> sto per riaprire la porta quando la sua voce mi blocca.
<<Non pensi che mi devi qualcosa che ieri sera è stato interrotto?>> sorride. Mi giro e lo ritrovo poggiato al tavolo. Se è stato interrotto un motivo ci sarà stato. Percorro quei quattro passi che separano i nostri corpi e con il sangue freddo lascio che la mia mano vada dietro il suo collo, avvicino le mie labbra alle sue ma mi blocco ad fiato distante.
<<Te l'ho detto, non ho ancora cambiato idea su di te.>> mi scanso e apro la porta andando in cucina.
Se avessi una lista di cose che non mi aspetto, il pranzo con Edoardo starebbe in cima a tutte. È andato bene. Mia nonna lo adora e mia madre sembra che preferisca lui a me. Sembra. Si sono ammazzati tutti dalle risate e alle volte anche a me scappava da ridere. Adesso sta salutando tutti mentre io lo aspetto alla porta di casa.
<<È stato davvero un piacere.>> gli sento dire.
<<Torna a trovarci!>> gli urla mia nonna.
<<Con piacere signora.>> si avvicina all'appendiabiti e prende la giacca di pelle e il casco
<<Mi accompagni?>> mi chiede.
<<Dipende dove l'hai messa.>>
<<Allo spiazzale qui dietro.>>
<<Dopo mi riaccompagni qui sotto però.>>
<<Promesso.>> scendiamo le scale e camminiamo verso la moto, prima di pranzare ho messo una tuta per non dover mangiare in pigiama <<La tua famiglia è simpatica.>>
<<Grazie, anche tu per loro.>>
<<E per te?>>
<<No.>>
<<Bugiarda.>>
<<Non è vero.>>
<<Certo...>> arriviamo alla moto e si mette seduto sopra per poi accenderla <<Mi scriverai?>>
<<Non ci sperare troppo.>>
<<Se non lo farai devo riprendermi ciò che mi spetta di diritto.>>
<<Un cervello?>> ride passandosi la lingua sulle labbra e poggia il casco sulle gambe, mette una mano nella giacca e ne estrae una caramella.
<<Che fai rubi le caramelle come i bambini?>>
<<Se fossi un bambino mi baceresti?>>
<<Se fossi un bambino ti picchierei.>>
<<Prima o poi le tue labbra saranno mie.>>
<<Non sprecherei tutto questo tempo.>>
<<Attendere un tuo bacio è uno spreco di tempo?>>
<<Adoro questo tuo umorismo.>>
<<Non opporti al destino.>>
<<Sono io l'artefice del mio destino.>>
<<Allora non opporti a ciò che provi.>>
<<Come se io provassi qualcosa, giustamente.>> annuisce ridendo e all'improvviso mi ritrovo il viso tra le sue mani e un centimetro dalla sua faccia. Il fiato mi si fa sempre più corto e non posso davvero evitare di far saettare lo sguardo tra i suoi occhi e le sue labbra.
<<Posso andare?>> sussurra.
<<Sei tu che mi stai bloccando.>>
<<In che modo?>> guardo le sue mani incrociate dietro la schiena e mi ritraggo in fretta boccheggiando in cerca di qualcosa da dire <<Te l'ho detto angioletto, non opporti ai tuoi desideri.>> mi fa l'occhiolino, si infila il casco e sgasa sparendo dalla mia traiettoria.
<<Edoardo!>> ma è già andato. Torno a casa e mentre mi butto sul letto lascio scontrare le mie dita con le labbra, ripensando a quel bacio mancato. E lo stomaco casca nel vuoto. E le guance si dipingono di rosso.
Mannaggia.