<<Ci vediamo lassù.>> mi dice Edoardo.
Indietreggio fino al cornicione del tetto e mi spingo con le ginocchia, ricevendo risposta dalle ali che sbattono senza problemi. E salgo, salgo e salgo fino a quando quelle luci che già erano piccole adesso sono invisibili. Mi guardo intorno e l'unica cosa che percepisco è la forza del vento che muove le nuvole e i raggi della luna che mi sfiorano la pelle. Rido e lancio un urlo di felicità quando mi rigiro su me stessa e le scure nuvole mi avvolgono il corpo dandomi una sensazione di protezione. Salgo ancora più su e quasi sembra che la luna mi chiami a sé, come se mi stesse dicendo "vieni, torna a casa". Mi lascio cadere nel vuoto e lo stomaco mi si rivolta ma tutto torna nella normalità, per così dire, quando spiego le ali e volo. Riesco ad infilarmi tra gli alti rami di un albero e mi godo i rumori della città eterna e un po' mi viene da piangere, e un po' da ridere, un po' da urlare anche, ma urlare di felicità <<Già sei stanca?>> l'atterraggio di Edoardo è meno delicato del mio e qualche foglia cade giù pian piano.
<<Stavo solo pensando.>> mi giro e noto che si trova quattro rami più alto di me mentre è in piedi appoggiato al tronco con le braccia incrociate.
<<Mi dispiace.>>
<<Lo so.>> punto il mio sguardo altrove.
<<Non so come comportarmi.>>
<<Stanotte voglio solo tornare a casa.>>
<<D'accordo, allora, sei pronta?>> annuisco e mi arrampico fino a quando l'albero non inizia a pendere, libero le ali e torno nel nero della notte. Sento gli sguardi di Edoardo ogni due per tre sulla mia pelle e non faccio altro che litigare con me stessa per cercare di capire.
Quando atterriamo, dove prima che Delilah mi addormentasse mi ero nascosta da Anibal, rientro le ali muovendo lentamente le spalle all'indietro. Ci avviciniamo alla portafinestra e tutti gli invitati sono ancora dentro ma sono tutti stesi sui tavoli <<Sono addormentati. Quando si sveglieranno non ricorderanno nulla dal momento in cui tu sei sparita.>>
<<Sono stati Anibal e Nicola?>> Edoardo annuisce <<Puoi svegliarli te.>>
<<D'accordo.>> mi giro verso il demone e mi incanto nei suoi occhi <<Puoi andare.>>
<<Sì.>> e sento come un pugno allo stomaco quando le sue ali nere si aprono di botto ed Edoardo sparisce in cielo.
<<Sì.>> sussurro. Entro in sala e mi asciugo il mascara colato, sistemo i cappelli e metto la felpa per nascondere gli strappi del vestito sulla schiena, mi metto seduta sulla poltroncina al centro tavola "svegliatevi". Dal primo all'ultimo alzano di scatto le teste dal tavolo e si guardano intorno ma nessuno fa domande.
<<Quindi? Dopo gli auguri che succede?>> chiede Alessia come se niente fosse mai accaduto.
<<Continuiamo a festeggiare?>> ipotizza Fede buttando giù tutto ad un sorso il prosecco che aveva nel bicchiere.
<<Ma sono già le due! Certo che il tempo vola proprio quando ci si diverte.>> nota Anastasia.
<<Ma i regali?>> chiede Alessia e tutti spalancano la bocca causandomi una risata <<E Anibal e Nicola?>>
<<Sono andati a casa d'urgenza.>> spiego.
<<Prendo i regali.>> Luigi lancia uno strofinaccio sul tavolo e corre a portare da me un tavolino con sopra parecchie buste.
<<Vai, vado a caso eh.>> mi passa la prima.
<<Oh sì, quello è il mio.>> sorride euforica Alessia e osserva il minimo dettaglio mentre apro la scatola.
<<Non ci credo.>> la richiudo e la guardo negli occhi.
<<Dai aprilo!>> una piccola statua del mio personaggio preferito di "Star Wars", interamente fatto di Swarovski. In fretta l' abbraccio e mi schiocca un bacio, che però prende l'orecchio e mi assorda per qualche secondo. E poi a quello di Alessia aggiungerei il bracciale di Francesca ed Anastasia, la collana di Federico e un anello di Anibal, Nicola e Francesco, che scappati di corsa non hanno visto la mia faccia sorpresa.
<<Aurora.>> Alessia richiama la mia attenzione mettendomi una busta di carta tra le mani <<É di Tiziano, l'ha scritta qualche settimana fa e la mamma l'ha ritrovata nella camera.>> sbuffo trattenendo le lacrime e annuisco <<Aprila quando te lo sentirai.>> guardo l'ora.
<<Dobbiamo andare eh Lui?>> chiedo al padrone del ristorante che è seduto al mio posto. Lui annuisce e tutti ci alziamo dandogli una mano a sparecchiare <<Non ce n'è bisogno.>>
<<Sì invece.>> mentre qualcuno porta i piatti in cucina e li mette nella lavastoviglie, altri abbassano le serrande, sistemano i tavoli e io spazzo a terra. In poco tempo aspettiamo Luigi che chiude l'ultima serranda.
<<Sto morendo di sonno.>> Federico si stiracchia e sbadiglia.
<<Vedete di mandarmi un messaggio quando arrivate a casa.>> punto il dito verso Anastasia, Francesca e Alessia.
<<Sarà fatto.>>
<<Tu vieni con me?>> guardo Federico.
<<Mi aspettano alla bisca, mandami un messaggio o chiamami direttamente non appena arrivi a casa.>> mi schiocca un bacio sulla guancia e sale in macchina. Equando sembra che stia tutto apposto, in realtà apposto non ci sta niente. La testa mi pulsa senza cedere e casa sembra più lontana del solito. Ho ricordato, ho ricordato di essere un angelo ma non ricordo cosa sia successo prima, perché me lo fossi scordata. Sono un angelo ma c'è qualcosa dentro me che sta combattendo. Da una parte ho capito del perché quando toccavo una persona potevo alleviarle il dolore, ho capito perché potevo calmarle e perché potevo far credere cose non vere. Però c'è qualcosa che non va, una sensazione, un presentimento, non lo so, non lo capisco. E questa cosa mi fa uscire pazza. E mi fa uscire pazza anche il fatto che so che Edoardo mi stia seguendo.
<<Ti prego, vattene.>> sussurro. Sento i sassolini del marciapiede che tremano quando scende e le sue ali immense che spazzano via tutto ciò che hanno intorno.
<<Non posso.>> mi fermo pian piano e mi giro verso di lui.
<<Devi lasciarmi andare.>> quasi odio me stessa quando le lacrime mi scendono dal viso.
<<Devo proteggerti.>> la sua voce è piatta, come se non provasse emozioni e questo mi fa ancora più male.
<<No.>> scuoto la testa e faccio un passo verso Edoardo <<Dovevi starmi accanto. Dovevi starmi accanto quando ero sul punto di precipitare, invece sei stato tu a buttarmi di sotto.>>
<<È stata Delilah.>> mi blocco e involontariamente mi raddrizzo <<Delilah ti ha chiuso nella cella frigorifera ed era lei che guidava la macchina che si è scontrata con la vostra. Voleva uccidere te e non Tiziano.>> mi porto una mano alla bocca ed è proprio in questo momento che mi rendo conto, che il mio migliore amico è morto per colpa mia, mia e di nessun alto <<Ti racconterò tutto ma devi fidarti di me.>> fa un passo verso di me e io indietreggio.
<<Io non riesco a fidarmi di te.>> sillabo ogni parola cercando di ferirlo come lui ha ferito me e anche se non lo mostra so che lo sto uccidendo.
<<Bene. Vuol dire che Nicola ti aiuterà a ricordare meglio di me.>> sussulto quando le sue ali si spalancano con tanta cattiveria <<Tu sai->> la sua voce si incrina e la schiarisce <<Tu sai che l'ho fatto per te.>> si flette sulle ginocchia e sparisce nel nero della notte. Mi asciugo le lacrime e torno di corsa a casa buttandomi poi sul letto continuando a piangere. Perché apparentemente so fare solo questo, so solo piangere.