Ce la posso fare. Ce la posso fare giusto?
Mentre accendo e spengo otto volte in quindici secondi lo schermo del telefono mi accorgo che tra poco devo scendere in fermata e lo stomaco inizia a fare brutti scherzi. Anastasia e Francesca sono già a scuola mentre io ho perso il primo bus.
Ieri, che era domenica, ho passato tutta la giornata con Alessia, raccontandole cose fosse successo nel weekend a casa di Edoardo. All'inizio era rimasta seriamente sconvolta, ricordo benissimo i suoi occhi spalancati e la sua bocca aperta fin terra, ma non era quello shock che si prova alle volte dalla gioia, no, era uno shock vero e proprio. Era come se avessi sbagliato a far quel che ho fatto e un po' ci credo. Insomma, da quanto conosco Edoardo? Quattro mesi? Cazzo. Non chiudo occhio da sabato notte per le stesse domande. Ho fatto bene? Adesso? Devo comportarmi come se non lo conoscessi? Come se non lo sopportassi? Come se non mi fossi innamorata di lui perché sono stupida? Il fatto che io mi sia innamorata di Edoardo è come una batosta tra capo e collo, insomma, dico spesso per scherzare ogni due per tre che mi innamoro di qualcuno, ma stavolta c'è qualcosa che non va. È come se ora come ora per me ci fosse solo lui, e non è perché c'è sempre nel momento del bisogno, no, ma perché è come se ne fossi dipendente. E da da quella notte ogni volta che dormo mi sveglio di soprassalto nel cuore della notte, facendo incubi nei quali precipito da qualcosa. E non si fermano, ogni volta è una caduta interminabile.
Scendo dall'autobus e inizio questa grande salita immersa nella giungla, per poi rispuntare all'atrio. Quando mi guardo avanti vedo i soliti gruppetti che parlano tra di loro, ma gli occhi mi si illuminano quando vedo le mie due amiche che parlano in un modo troppo vivace. Le raggiungo in fretta e poggio lo zaino a terra.
<<Woah, quella faccia?>> chiede Francesca.
<<È successa una cosa.>>
<<Perché hai perso l'autobus?>>
<<Sono andata a letto con Edoardo.>> entrambe su zittiscono.
<<Quando?>> mi aspettavo più un urlo che un sussurro.
<<Sabato.>>
<<Oh, è per questo che hai perso l'autobus?>> Anastasia riceve una gomitata da Francesca.
<<Pensate anche voi che abbia fatto una cazzata?>>
<<No! No, solo, stai bene no? Ci hai parlato?>>
<<Sì, il normale, ho fatto una cazzata.>>
<<No, Aurora, stai tranquilla, non è la prima volta.>>
<<Che lei è innamorata sì.>> mi giro di botto <<Sei innamorata di Edoardo.>>
<<Io credo di sì.>>
<<Lui lo sa?>>
<<No, perché non è lo stesso.>>
<<E tu come fai a saperlo?>>
<<È una sensazione.>>
<<Mettila da parte, smettila di essere così insicura.>>
<<Certo...>> suona la campanella e senza aspettare entro dritta verso la classe. Come sarà la giornata di oggi? Bellissima, su avanti. Visto la sequenza letteratura, francese e scienze prevedo sarà una giornata lunga che fortunatamente però finirà un'ora prima del previsto.<<Tu non vai a fare ricreazione?>> guardo il professore di scienze mentre impila i suoi libri.
<<No.>>
<<Basta che non fai casini, non mi pagano abbastanza per risolvere i casini.>> sorrido alla sua battuta, almeno penso che lo fosse, e lo saluto mentre esce dalla classe lasciandomi sola. Prendo il cellulare e la prima cosa che mi viene in mente è mandare un messaggio ad Alessia.*Qui va tutto una merda, vorrei tornare a casa a piangere sinceramente.* ma so che non risponderà in tempo, abbiamo gli orari diversi e non la sentirò finché non finiranno le lezioni anche da lei. Inizio a canticchiare sottovoce mentre disegno sul banco, ma sussulto quando la porta di plastica dura si apre di botto. E il mio stomaco fa ottocento capriole.
<<Adesso mi spieghi dove cazzo eri finita.>> Edoardo si avvicina a passi decisi. Alzo le spalle incapace di dire qualcosa e torno a ricalcare il disegno sul banco <<Ao, ma che hai? È da stamattina che ti cerco, pensavo non fossi venuta. Posa 'sta matita.>> mi strappa dalle mani la matita e la poggia sul banco <<Ti ho aspettata sotto casa per poi vedere il tuo autobus partire, ma non eri neanche in quello.>>
<<Eh.>>
<<Come "eh"? Perché non mi parli?>>
<<Ti sto parlando.>>
<<Aurora.>> mi affetta il viso tra le mani <<Ho fatto qualcosa?>>
<<No, davvero.>> che il mio viso sia bloccato o meno continuo a guardare a terra.
<<E allora perché ti comporti così?>> mi alza il mento per obbligarmi a guardarlo negli occhi <<Mi stai allontanando.>> lo dice con certezza assoluta.
<<Macché.>>
<<È quella cosa che tu fai quando ti senti vulnerabile, mi stai allontanando e lo sai meglio di me.>>
<<Edoardo...>> scosto le mani dal viso e guardo in alto ricacciando le lacrime dentro.
<<Ti sei pentita di quello che hai fatto?>> non so se sia più rotta la sua voce o il mio cuore al momento.
<<No, però mi chiedo se tu sì.>>
<<Ma è ovvio che io non mi stia pentendo!>>
<<Giusto, è ovvio.>>
<<Non intendevo dire quello Aurora.>>
<<Io penso di sì.>>
<<È questo quello che pensi? Pensi che per me sia stata solo una scopata buttata lì?>>
<<È così?>> si alza e si passa una mano tra i capelli, mi guarda e mi afferra il polso costringendomi a seguirlo fuori la classe <<Fermo, dove stai andando?>> cerco di fargli mollare la presa ma corre al piano di sotto e quasi non mi addobbo per le scale. Si ferma in mezzo all'atrio della scuola dove la maggior parte degli studenti si ripara dal freddo di dicembre e si gira verso di me <<Edoardo.>> ringhio sottovoce <<Adesso basta.>> quando finalmente riesco a liberarmi dalla sua presa sul polso, prende il mio viso tra le mani e mi bacia. E mi bacia davanti a tutti. E tutti bisbigliano intorno. E ci sono le labbra di Edoardo che mentre danzano in armonia con le mie mi fanno scordare del perché pensassi quelle cose. Qualche imbecille che incita la scena, fischi e applausi. Quando si stacca riesco a percepire gli sguardi di tutti sulla mia pelle e lei stessa che si tinge violentemente di rosso.
<<Mi è toccato far aprire un altro girone all'inferno per tutti coloro che parleranno di questa storia anche tra mesi e mesi, solo per far capire alla tua testolina dura quello che non vuole accettare.>> mi sussurra all'orecchio.
<<Ovvero?>>
<<Che mi hai fottuto il cervello.>> il suono della campanella fa sobbalzare la maggior parte dei ragazzi, ma non me stavolta. Stavolta ero persa in quelle pozze di petrolio che Edoardo si ritrova come occhi e mi sentivo serena. Quando ci giriamo per tornare in classe fa intrecciare la sua mano alla mia e tra tutta la folla di persone vedo Anibal sul muretto sotto la finestra, non guarda me, bensì Edoardo e scuote la testa seccato. Edoardo non muove un ciglio e quando gli passiamo accanto abbassa la testa. Capisco che non siano amici come prima ma almeno un ciao..