<<Indossa questi.>> Alessandro mi porge dei vestiti tra le braccia.
<<Dove li metto?>>
<<Fra.>> i due mi si mettono accanto dandomi le spalle e le loro ali nere mi coprono completamente. Un leggero fresco mi fascia il corpo ma una maglia bianca a maniche lunghe con le spalle scoperte, dei pantaloni morbidi neri a vita alta e delle scarpe da ginnastica fanno tornare tutto alla normalità. Quando i quattro davanti a me si spogliano e si cambiano come se io non ci fossi abbasso lo sguardo in fretta.
<<Bene.>> Francesco mette in una sacca presa da qualche posto che mi sfugge tutti i vestiti indossati prima e pian piano ci avviamo verso il centro passando per vie illuminate e negozi che straripano di persone.
<<Ma che ore sono?>> chiedo.
<<Le undici.>> risponde Nicola.
<<Dove stiamo andando?>>
<<A trovare un posto dove passare la notte.>>
Dopo variati minuti arriviamo sulla facciata di un Hotel, entriamo e Alessandro inizia a parlare con il signore alla reception.
<<Non sono l'unica a trovare assolutamente ingiusto il fatto che Alessandro stia ingannando letteralmente una persona vero?>> mi giro verso Nicola.
<<Ti ci abituerai.>> alza le spalle e sorride.
<<Andiamo.>> il biondo ci fa segno di seguirlo e dopo essere arrivati al terzo piano ci fermiamo davanti a due porte: 332 e 333 <<Dai, su.>> afferro la chiave di quella dispari ed entro <<Quando hai finito vieni da noi.>> Francesco chiude la porta e io mi ritrovo immersa nel buio. Accendo la luce e per poco non inciampo nel tappeto. Apro la tenda e scopro una vista mozzafiato piena di luci e persone che passeggiano tra le vie, come d'estate, se non contiamo che siamo a pieno marzo. Spengo la luce e mi stendo sul letto posando lo sguardo fuori la finestra. La luna continua a vegliare su di me e questo in parte mi rassicura, ma un vuoto allo stomaco mi prende quando penso alla mia famiglia e ad Alessia. In lacrime esco dalla stanza ed entro in quella dei ragazzi che è incredibilmente molto più grande, con un letto matrimoniale e uno a castello e con un balcone. Si girano tutti verso di me.
<<Perché piangi?>> mi chiede Nicola.
<<Che avete fatto alla mia famiglia?>>
<<Loro per un po'...>> si schiarisce la voce <<Sarà come se tu non fossi mai esistita.>> annuisco e mi asciugo le lacrime.
<<Sono al sicuro?>> chiedo con voce rotta.
<<Hai la nostra parola.>>
<<Posso stare un po' qui?>> indico il letto matrimoniale e tutti annuiscono, salto nel mezzo ma d'un tratto il letto si divide e io precipito a terra accompagnata dalle risate di tutti i presenti.
<<No vabbè.>> Francesco ride di gusto.
<<No guarda, io adesso mi metto a piangere. Ma non era un letto unico?>> certo neanche io posso fermare le risate.
<<Non ci sono letti unici negli hotel.>> Alessandro mi afferra la mano e mi rimette in piedi, poi riunisce i due letti e io mi metto sulla parte sinistra accanto al balcone.
<<Di cosa parlate voi maschi?>> chiedo ma quando mi guardano sorridendo spalanco gli occhi <<No! Non lo voglio sapere! Oddio, ma che deprimente stare in mezzo a voi, devo affrontare un viaggio con quattro pervertiti.>>
<<Ehi, guarda che possiamo essere più interessanti di voi femmine.>> Alessandro mi palpa la caviglia e io gli do un calcio ridendo per poi sdraiarmi ed uscire con testa e metà del corpo fuori dal letto.
<<Posso immaginare.>> giro lo sguardo e per un attimo mi incanto a guardare gli occhi di Cristian. Chissà se..
<<No, non ti vedo.>> spalanco gli occhi e le guance mi diventano rosse per l'imbarazzo.
<<Scusa.>> dico in fretta.
<<Non vedo la tua immagine, ma il calore che emani.>>
<<Cioè nel senso...?>>
<<Che non vede il tuo volto, tantomeno come sei vestita, vede solamente il calore del tuo corpo.>> mi spiega Francesco mentre deruba il minibar.
<<Ah... e quindi sei un...>>
<<Nephilim.>> improvvisamente i miei occhi si aprono e alzo di un po' la testa.
<<Voi siete i nati da coloro che si ribellarono a Dio e si accoppiarono con gli uomini.>> le parole mi escono senza pensarci e per un attimo mi tappo la bocca.
<<Allora ricorda qualcosa.>> ride Cristian guardando gli altri.
<<Pian piano ricorderà tutto.>> dice Nicola. Poggio le mani a terra e mi do una spinta con le gambe da vera ginnasta, cosa molto ironica, quando sotto il naso mi arriva un odore che mi fa brontolare sia lo stomaco che il secondo stomaco. Mi giro verso Francesco e noto che ha un pacchetto di noccioline in mano. Anche lui mi guarda e fa saettare lo sguardo tra me e le noccioline.
<<Dammele.>> saltello verso il moro ma si allontana di scatto.
<<Chi prima arriva meglio alloggia.>>
<<Digli di darmele!>> punto il dito contro Francesco mentre mi lamento con Nicola <<Voglio le noccioline!>> sbatto i piedi a terra.
<<Dai Fra, dagliele.>>
<<Ma sono le mie!>>
<<Ti prego!>> lo scongiuro.
<<Basta!>> Alessandro si alza e ci viene incontro <<Siete... due bambini! Quanti anni hai? Tre?>> afferra le noccioline da Francesco e lo spintona <<E tu che sbatti i piedi a terra?>> io e il moro spalanchiamo la bocca all'unisono quando il biondo le butta nel cestino.
<<Ma... le mie noccioline! Sto morendo di fame!>> urla Francesco.
<<E allora andremo a mangiare come si deve, non con delle noccioline.>> Nicola e Cristian ci raggiungono e afferrano dall'armadio cinque felpe, tra le quali una viene lanciata a me. Quando entriamo in un ristorante un uomo che sembrerebbe il proprietario ci viene incontro.
<<Mi dispiace ragazzi, ma stiamo chiudendo.>> si strofina le mani su un panno che poi rilega in vita, a questo punto Alessandro gli si avvicina e gli stringe la mano continuando a guardarlo negli occhi.
<<Saresti molto gentile se ci facessi accomodare ad un tavolo isolato e ci portassi il primo piatto che ti passa per la testa e non dicessi a nessuno che siamo stati qui.>>
<<Seguitemi.>> sorride.
<<Mi sento in colpa.>> bisbiglio.
<<Non stiamo uccidendo nessuno.>>
<<Si ma è come se stessimo rubando!>> Alessandro scuote la testa e ci sediamo al tavolo più nascosto di tutti e dopo una decina di minuti il proprietario torna con cinque piatti di non so cosa, ma il mio stomaco brontola troppo per rifiutare. Mentre mangio mi assale un dubbio e senza volerlo inizio a spostare il cibo da una parte all'altra del piatto con la forchetta.
<<Che hai raggio di luna?>> Francesco mi da una leggera gomitata e mi fa tornare alla realtà.
<<Sono solo stanca.>>
<<Sa dove siamo.>> dice Alessandro e io annuisco.
La serata passa davvero con leggerezza, siamo usciti dal ristorante e siamo tornarti in albergo senza problemi.
<<Buonanotte.>> mi alzo dal letto di Francesco e mi dirigo verso la porta.
<<Qualsiasi cosa urla per favore.>> mi dice il moro, io sorrido e me ne torno in camera. Alzo il piumone e mi ci metto dentro cercando di prendere sonno ma non ci riesco, nonostante stia morendo dalla stanchezza. Mi giro e mi rigiro ma non serve a nulla.
"Perché non dormi?" di colpo mi alzo a sedere quando la voce di Edoardo mi arriva dritta in testa.
<<Dove sei?>>
"In Puglia."
<<Perché non siete con noi?>>
"Per sicurezza."
<<Ho bisogno che tu stia qui, con me, ora. Ho bisogno di te.>>
"Hai bisogno di addormentarti, devi affrontare un lungo viaggio e poi non sei stanca di sentir parlare Francesco?"
<<No, anzi, sono tutti molto gentili.>>
"Sennò li ammazzerei." sorrido e mi sdraio un'altra volta sotto le coperte.
<<Resti con me finché non mi addormento?>>
"Resterò con te anche quando ti sarai addormentata."
<<Va bene.>>
"Aurora, io-"
<<Lo so Edoardo, lo so. Non voglio parlarne ora.>> "D'accordo." e continuiamo a parlare fino a quando i miei occhi si chiudono definitivamente e cado in un sonno profondo.