Fottuti Ragazzi

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Mentre il professore di scienze è intento nel vincere a tombola la porta della classe si apre di botto.
Oggi è ventuno dicembre, l'ultimo giorno di scuola, e ora come ora sono a tanto così dal picchiare il professore se dovesse vincere e portarmi via il più in matematica. Tutta la scuola se ne va a passeggio canticchiando canzoni natalizie vestiti di punto rosso con corna da renna e cappellini da babbo natale distribuendo a tutti panettoni e bevande.
<<Last Christmas I give you my heart..>> Nicola, Francesco e Anibal irrompono nella stanza e iniziano a cantare a squarciagola.
<<Numero..>> nell'ansia più totale mi alzo con le cartelline in mano ma d'un tratto una mano mi prende il polso e un braccio mi cinge la vita iniziando a ballare freneticamente.
<<No! Anibal! Aspetta! Aspetta!>> non riesco a smettere di ridire.
<<69!>> posiziona il numero sul tabellone e io aguzzo la vista.
<<È il mio! Ho vinto!>> esulto.
<<Mannaggia! E va bene, una promessa è una promessa.>> il professore di scienze apre il registro e accanto al mio cognome segna un più.
<<Se vuole la rivincita basta chiedere!>>
<<Sono già due più che ti metto, di questo passo dovrei promuoverti.>> scuote la testa e sorride rimettendo il registro a posto.
<<Capisco la felicità del Natale ma lasciati dire che non sai ballare.>> dico ad Anibal ridendo.
<<Ay mi sol, como pretendi di bailar sopra musica di Natale?>>
<<Ma mi sol cosa? Nelle tue vene scorre sangue spagnolo o no?!>>
<<Okay, okay!>> inizia a distanziare i banchi vuoti fra loro facendo spazio al centro dell'aula, posiziona una cassa per la musica su uno di questi e dal ritmo riconosco la base per la bachata <<Estas ahi?>> mi sfida il mio compagno di ballo.
<<E me lo chiedi pure?>> non posso dire di essere brava al cento per cento quando si tratta di bachata, ma ho avuto un piccolo periodo della mia vita in cui ne andavo pazza, tanto da seguire tantissimi tutorial.
<<Caliente, mi raccomando!>> la musica parte e il mio corpo e quello di Anibal iniziano a muoversi in contemporanea senza il minimo problema. Di certo non mancano gli incoraggiamenti da parte dei cretini intorno a noi, ma mi stupisce il fatto che in poco tempo qualche persona inizia a fermarsi davanti la porta <<Ehh my sol!!>> mi fa fare un giro su me stessa e poi un altro ancora <<Yo solo quiero darte un beso!>> la musica finisce e addirittura il professore applaude insieme alle altre persone sparse tra l'aula.
<<Troppo gentili, troppo gentili.>> mi allontano dal centro dell'aula ridendo e di nuovo le canzoni di Natale tornano protagoniste <<Edoardo?>> Nicola si gusta un pandoro.
<<In classe a mangiare, penso.>> dice alzando le spalle. Esco dalla mia di classe ed entro nella loro ma non trovando nessuno. "Sarebbe stato troppo facile." dai non è possibile "Non è possibile cosa?" di nuovo.
<<Edoardo?>> lo chiamo guardandomi intorno <<Guarda che ti sento, esci fuori.>> "Tu esci fuori, stai letteralmente affogando." esco dalla classe e le uniche persone che vedo sono studenti che camminano senza rendersi conto della mia presenza "Dovresti provare da qualche altra parte." sto tipo impazzendo? "Se non lo sai tu." dove sei? "Immerso nel blu." scendo di corsa le scale e prendo il secondo corridoio, apro la porta della seconda palestra e trovo Edoardo che palleggia con una palla da pallavolo <<Come hai fatto?>> gli chiedo mentre mi avvicino.
<<A fare?>>
<<Lo sai benissimo.>>
<<Non so di cosa tu stia parlando.>>
<<Non è vero.>> mi avvicino ma si allontana mentre continua a palleggiare.
<<Se ti spiegassi meglio, forse capirei.>>
<<Mi nascondi qualcosa?>>
<<Pensi che io ti nasconda qualcosa?>> ride malizioso ma tutto ciò non fa altro che infastidirmi, e lo sa benissimo <<Va bene, va bene. Facciamo così, se riesci a levarmi la palla dalle mani risponderò alle tue domande fino a quando non la riprenderò.>>
<<Cos'è un ricatto?>>
<<Se è così che vuoi chiamarlo.>> alza le spalle.
<<Va bene.>> scatto verso la palla ma la fa balzare in avanti e mi supera.
<<Sei lenta.>> sbuffo di gusto e alzo un sopracciglio, ritento ma una volta ancora mi frega alla grande.
<<Non mi piace questo gioco.>>
<<Perché non sai giocarci.>> a mali estremi.. mi concentro sulle gambe di Edoardo e faccio in modo che non possa più muoversi, mi avvicino e gli prendo la palla da sotto il braccio <<Cos'è successo?>> chiede dopo essersi sbloccato.
<<Ti sei distratto.>> dico indicando la palla in mano.
<<Non mi sono distratto.>>
<<Stai insinuando che io non ti distragga?>> chiedo in tono malizioso per confonderlo <<Fatto sta che adesso tocca a me.>> mi muovo all'indietro <<Facciamo finta che io sia pazza: hai i poteri?>>
<<Una cosa del genere.>> prova a prendermi la palla ma mi sposto in tempo.
<<Ho sentito la tua voce nella mia testa.>>
<<Riesco sempre a capire a quello che pensi.>> un'altra volta lo aggiro e mi allontano ancor di più.
<<E dovrei crederti?>>
<<Perché allora stai credendo che la palla sia sgonfia?>>
<<Sì, certo.>> si ferma guardandomi negli occhi e all'improvviso la palla si sgonfia di botto <<Ma che..>> alzo lo sguardo verso Edoardo e dopo averlo spostato di nuovo sulla palla è tornata come prima <<Come hai fatto?>>
<<Guarda che hai fatto tutto te.>>
<<Tu riesci a parlarmi nella mente?>>
<<Sì, ci riesco.>>
<<Vuol dire che mi entri in testa?>>
<<Sì.>>
<<Puoi farlo con tutti?>>
<<Con chi si fida di me.>>
<<Cosa ti dice che io mi fidi di te?>>
<<Il fatto che ti stia facendo credere di aver ancora la palla in mano quando in realtà ce l'ho io.>> lancia la palla in aria riprendendola al volo e solo ora mi accorgo che sotto il braccio non avevo nulla. In realtà non so se dovrei essere spaventata o meno <<Hai paura di me adesso?>>
<<No.>>
<<E perché stai indietreggiando?>> c'è più malizia nella sua voce che non so.
<<Perché sto pensando ad un modo per scappare via da te.>>
<<Se così fosse riuscirei a prevedere ogni tua mossa non credi?>>
<<Questo vuol dire che secondo te mi prenderesti in ogni caso?>>
<<Sì.>>
<<Anche con le mani legate?>> dico indicandogliele con la testa. Quando abbassa lo sguardo trova le mani legate tra loro con una corda.
<<E questo?>> dice passandosi la lingua sui denti.
<<Telepatia?>> azzardo.
<<Slegami.>>
<<Le mani o i piedi?>> quando abbassa di nuovo la testa cade a terra con mani e piedi legati.
<<Stai entrando in una zona che non ti appartiene.>> si mette seduto e continua a guardarmi.
<<Cosa c'è la telepatia è cosa per pochi?>>
<<L'Inganno è cosa per pochi.>> alla sua affermazione perdo la concentrazione e la vista mi si appanna diventando nera e quando sto per cadere di peso a terra delle immagini sfocate mi appaiono davanti gli occhi.

"Insegnami."
"L'inganno è cosa per pochi."
"E questo che vuol dire?"
"Che non siamo tutti uguali."
"Questo già lo so." lasciai che le mie dita facessero da pettine per i suoi capelli.
"Dovresti andare." disse guardandomi negli occhi.
"So anche questo." mi afferrò il viso tra le mani e mi accarezzò le guance rosee. Il suo tocco era l'unico tra tanti.
"Domani, al calar del sole ci rincontreremo una volta ancora o il mio cuor non reggerà nell'averti così distante." si levò in aria con quell'immensità che avevo visto solo in lui e dopo aver fatto capofitto tra le fiamme non lo vidi più.

<<Aurora, Aurora!>> sbatto gli occhi più volte e trovo Anibal intento a schiaffeggiami leggermente la faccia.
<<Gesù, mi hai fatto passare le pene dell'inferno.>> si siede accanto a me e quando alzo la testa mi rendo conto di essere ancora in palestra, ma stavolta con Nicola e il resto del gruppo.
<<Che è successo?>> chiedo mettendomi a sedere.
<<Sei svenuta, ci ha chiamato Edoardo, è andato a prendere del ghiaccio.>> e proprio in quel momento la porta si apre di colpo rivelando Edoardo con tre pacchi di ghiaccio in mano.
<<Come stai?>>
<<Ho fame.>> e tutti ridono.
<<Nicola, accompagnala in cucina per favore.>> dice Anibal. Il moro si avvicina e aiuta ad alzarmi andando pian piano verso l'uscita della palestra. Quando stiamo per uscire mi rigiro verso Edoardo ed Anibal: quest'ultimo gli da uno spintone dal nulla, io mi fermo e cerco di capire cosa stia succedendo ma vista la distanza non sento nulla e tantomeno riesco a leggere il labiale, ma non ci vuole un genio per capire che stanno litigando. Edoardo annuisce e l'unica cosa che riesco a capire è il suo "lo so, lo so" che esce con rabbia dalle sue labbra. Anibal gli punta un dito contro ed Edoardo stringe la mano lungo il corpo, dopodiché afferra Anibal per il colletto e solleva il braccio intento a colpirlo.
<<No!>> urlo andando avanti involontariamente ma nessuno dei due mi guarda, Nicola mi prende per le spalle e mi obbliga ad uscire dalla palestra lasciandomi intravedere come ultima cosa Edoardo che si accascia a terra <<Perché?! Che stanno facendo?>>
<<Discutono, non farci troppo caso.>>
<<Ma perché?>> Nicola mi guarda e alza le spalle <<Fottuti ragazzi.>>

Il Mio Cuore Chiede Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora