Hai Un Sogno Nel Cassetto?

169 3 0
                                    

È quasi mezzanotte, e i bambini si sono tutti dileguati. Io ed Edoardo ci siamo spiaggiati su una panchina dentro il parco della città <<Quindi se qualcuno ti chiedesse quali sono le tue doti risponderesti "rubare caramelle ai bambini ad Halloween"?>> trattengo a stento una risata.
<<E se qualcuno lo chiedesse a te diresti "lamentarti tutto il tempo"?>>
<<Capiscimi angioletto, è la prima volta che qualcuno mi obbliga a fare queste cose da bambini.>>
<<Non ti ha obbligato nessuno, potevi benissimo andare via.>>
<<E perdermi questa tua rivelazione? Giammai.>>
<<È stata davvero una bella serata.>> le mie caramelle <<Ma non vuol dire che abbia cambiato idea su di te.>>
<<E che idea hai su di me? Oltre all'immaginarmi nudo.>> spalanco gli occhi e in fretta giro lo sguardo.
<<È una grande cazzata.>>
<<Ma i sogni son desideri.>> il suo abbassamento di voce mi fa arrotolare lo stomaco.
<<Tu sei malato.>> schiarisco ogni parola allontanandomi il più possibile.
<<Tempo al tempo angioletto e finirai con l'innamorarti di me. >> scuoto la testa <<Comunque per tua informazione, ti ho visto quando hai rubato le caramelle in negozio.>>  ciò a cui si sta riferendo il ragazzo davanti a me è quando in un negozio di abbigliamento la proprietaria era occupata con un cliente e alla fine del bancone c'erano le caramelle in un piatto, mi ero avvicinata e avevo posizionato la zucca di plastica in modo che non si vedesse, così piano piano ho iniziato a prendere le caramelle per poi accettare con piacere quelle che la signora mi aveva dopo offerto.
<<Non le ho rubate, le ho prese in prestito.>> sorrido.
<<Certo, almeno dammene una.>> si sporge in avanti verso il sacchetto. Nel momento in cui alza la testa i nostri visi sono divisi da qualche centimetro.
<<Non toccare le mie caramelle.>> con il buio del parco c'è solo un lampione che illumina tutto quanto.
<<Sennò che fai?>> un botto che proviene dalla piazza mi fa saltare in aria e senza rendermene conto casco dalla panchina. Guardo Edoardo che sembra sconvolto e in un attimo scoppiamo a ridere, non c'è imbarazzo, anzi. Mi alzo in piedi e mi tolgo i sassolini e la sabbia di dosso, ma sono costretta a reggermi al muretto per un capogiro.
<<Oh, stai bene?>> Edoardo si alza di scatto.
<<Sono le lenti, mi sto confondendo.>> scuoto la testa <<Vado a toglierle.>> mi avvicino alla fontanella e dopo qualche tentativo riesco a levarle per poi buttarle nel cestino, mi sciacquo ma sono sicura di essere rossa in viso per il semplice fatto che il sangue finto macchia. Quando Edoardo mi guarda fa finta di spaventarsi e io non faccio finta di tirargli un calcio. Visto che non c'è modo di sedermi sulla panchina salgo sul trenino che le sta davanti, mi arrampico e mi sdraio in alto sul tetto. L'unica cosa udibile sono alcune macchine che passano per la piazza <<Sei vivo?>>
<<Sì.>> mi affaccio e lo trovo completato sdraiato con un braccio che gli compre il viso.
<<Ok.>>
<<So che muori dalla voglia di chiedermelo.>> arriccio il naso e trattengo una risata.
<<Come mai hai cambiato scuola?>>
<<Perché nell'altra mi bullizzavano.>> mi affaccio e lo guardo stupita.
<<Davvero?>>
<<No.>> ride e gli tiro un bastoncino che lo compisce dritto sul mento.
<<Perché tra tutti nella scuola devi bullizzare me?>>
<<Non era così che nascono le grandi storie d'amore?>> scuoto la testa e rido di gusto.
<<Edoardo Palmieri tu hai dei seri problemi.>> dopo un momento di silenzio riscoppio a ridere <<Ho fatto anche rima.>>
<<Raccontami un po' di te, avanti angioletto.>>
<<No.>>
<<Perché no?>>
<<Ma perché mi fai tutte queste domande ogni volta?>>
<<Perché tu eviti i discorsi? Hai paura che la gente ti scopra per chi sei realmente?>>
<<Non sai niente di me.>>
<<So più cose di te io che tu stessa.>>
<<Certo.>> mi concentro sulla luna.
<<A che pensi?>>
<<A nulla.>>
<<Sei fastidiosa quando fai così.>>
<<Non sto facendo nulla.>> Edoardo lancia un urlo di frustrazione e io sorrido <<Hai un sogno nel cassetto?>>
<<Adesso mi parli?>> mi affaccio a guardarlo in cagnesco <<Non ne ho uno.>>
<<Ma dai, qualcosa dovrai pur sognarla.>>
<<Ho detto di no.>> fa un sospiro rumoroso <<E il tuo?>>
<<Andare sulla luna.>>
<<Non sei troppo grande per queste cose?>>
<<Forse.>>
<<E parlando di cose fattibili?>>
<<Andare sulla luna.>>
<<Ti renderebbe felice?>>
<<Mi renderebbe la ragazza più felice di questa terra.>>
<<Perché?>>
<<Il sole guarda quello che combino, ma la luna conosce tutti i miei segreti.>> sospiro e tocco il ciondolo a forma di mezza luna che non tolgo mai.
<<Eppure non colmerebbe il vuoto che hai dentro al cuore.>> alla sua affermazione mi irrigidisco <<Cos'è che ti ha fatto smettere di credere all'amore?>> mi incanto a guardare il nulla e sento un brutto nodo in gola.
<<Perché pensi queste cose?>>
<<Perché ti conosco. Sfogati Aurora, fallo per bene.>>
<<La morte.>> sospiro <<Mio nonno.>> mi schiarisco la voce e provo a riprendere il normale respiro <<È morto quasi due anni fa, era all'ospedale e stava male, poi si era ripreso e all'improvviso lo abbiamo dovuto far ricoverare. Ero andata a trovarlo, era iniziata la scuola da qualche mese e non parlava, dormiva sempre perché l'ossigeno un po' lo rimbambiva e così ero uscita dalla stanza dandogli un bacio sulla fronte. Poi un giorno ero al campo da calcio con il professore di ginnastica e i miei amici, mi stavo divertendo così tanto, vedo arrivare una macchina e vedo scendere mia cugina. Pensavo fosse venuta a salutare i professori visto che faceva la mia stessa scuola, mi disse di chiamargli il professore e di mettermi le scarpe, perché quando ero al campo correvo sempre scalza. Prendo lo zaino, firmo e salgo in macchina solo dopo un po' riconobbi la strada dell'ospedale, ma io ancora non l'avevo capito. Scendo dalla macchina, prendo lo zaino ma mia cugina me lo toglie dalle mani e lo prende, mi blocca per le spalle e tappandomi la bocca mi dice che nonno non ce l'aveva fatta, che si era sentito male la mattina.>> giro il viso dall'altra parte per fare il meno rumore possibile nell'espirare cercando di trattenermi le lacrime <<Io non sono mai stata buona con lui, alle volte maledico quel giorno, se avessi saputo che sarebbe stata l'ultima volta probabilmente non me ne sarei mai andata. Era così buono mio nonno, ci amava tanto e alla stessa maniera, e io sono stata un egoista, mi continuo a ripetere che ero troppo piccola per capire la vera importanza ma non so se è vero.>> mi giro di lato e cerco di calmare il respiro <<M-mi dispiace, no-non so cosa mi sia preso, mi dispiace.>>
<<Aurora.>> la voce di Edoardo mi arriva vicina e calma <<Vieni.>>
<<Mi dispiace.>> dico rendendomi conto della situazione <<È veramente imbarazzante.>> sorrido e mi metto a sedere con le gambe a penzoloni <<Te ne sarei grata se non te ne uscissi con nessuno.>>
<<Avanti, vieni.>> mi porge la mano.
<<Io->>
<<Aurora, ti prego.>> lo guardo negli occhi e sembra che stia soffrendo quanto me. Mi mordo il labbro, prendo un respiro profondo e lascio che i nostri palmi si incontrino, ma in un attimo una luce bianca mi avvolge e io precipito.

Mi alzo in piedi e mi guardo intorno, è casa mia. È casa mia prima che le pareti vengano dipinte e tutto cambiato. Mi alzo dalla sedia della cucina e giro per le stanze, non c'è nessuno. Cerco il cellulare in tasca ma un rumore proveniente dal balcone del salone mi fa distrarre. È un cigolio fastidioso. Mi faccio strada fino ad arrivare alla tenda chiara e la apro.
<<Nonno.>> boccheggio, non riesco a fermare le lacrime.
<<Le hai prese le carte?>>
<<Le- le carte?>> mi guardo in mano e trovo un mazzo di carte da scopa.
<<Siediti dai.>> mi indica lo sgabello davanti al tavolino e piano piano mi ci avvicino.
<<È un sogno?>> sto tremando così tanto che non riesco a mischiare le carte.
<<Ti sembra un sogno?>>
<<Vuol dire che tu sei qui?>> non riesco a smettere di far uscire le lacrime.
<<Sei proprio cresciuta!>> sorride.
<<Nonno...>> mi alzo e scoppio in singhiozzi quando le mie braccia si allacciano al suo collo.
<<Che ti succede?>> mi inizia a riempire la fronte di baci e i suoi baffi mi fanno il solletico come sempre.
<<Mi manchi così tanto.>>
<<Mi mancate tanto anche voi.>>
<<Mi dispiace così tanto di essermi comportata male con te, ti giuro che non volevo, non l'ho mai fatto apposta, ero troppo piccola per capire la tua importanza. Perdonami, ti prego.>>
<<Ma non c'è nulla di cui farsi perdonare, lo so benissimo come ti senti, io ti guardo sempre, quando la notte ti fai comandare da quegli attacchi di panico e non smetti di piangere. Ma non devi fare così, devi essere forte, perché tu sei una donnina ormai.>>
<<Ti prego nonno, torna da me.>>
<<Aurora, voglio che tu sappia che io sarò sempre al tuo fianco, che ti proteggo sempre.>>
<<Ci manchi così tanto.>>
<<Finché mi ricorderete non andrò da nessuna parte.>>
<<Non ti scorderò mai nonno, mai.>>
<<E neanche io scorderò mai le partite di scopa che ci siamo fatti insieme, o i pranzi sul tavolo fuori al balcone, te li ricordi?>>
<<Sì.>> annuisco mentre sono ancora tra le braccia del mio nonno.
<<Aurora, gioia mia, voglio vederti sorridere, va bene?>> annuisco mentre tengo strette le mani di nonno Vincenzo <<Mi mancate tanto, vi voglio bene ricordalo, ricorda che siete la mia famiglia.>> pian piano il bianco inizia a svanire.
<<Nonno ti prego, resta con me! Non te ne andare, ti prego!>>
<<Guarda le stelle, io sono lì, in una di quelle e ti aiuterò sempre.>> mi schiocca un bacio sulla fonte e i suoi baffi di nuovo fanno il solletico.
<<Nonno!>> ma non mi sente più.

Il Mio Cuore Chiede Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora