Non È Possibile

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E poi è un problema quando quel presentimento non ti guida più.
Mi guardo intorno e non vedo nulla se non palazzi e persone che ridono, parlano e corrono chissà dove. Paesi, paesi, paesi e nessun salice, nessun problema.
È tardi e non si vede nulla se non le luci dei lampioni che illuminano le stradine. Panico, mi sta divorando da dentro e io lo lascio fare perché ormai, non c'è più nulla da fare. Non trovo nessuno, non so dove cercare. Mi sono persa. Stringo i capelli tra le dita e mi rassegno. Non ce la faccio più. Sarò arrivata al Nord Italia e neanche so come, sarò arrivata... mi guardo intorno e come un déjà-vu riconosco  una piccola Chiesa color paglia <<Io sono già stata qua...>> giro lo sguardo e di nuovo una pizzeria mi fa sentire come se conoscessi le persone che la guidano, e poi lo vedo. Lontano come non mai ma lo vedo. Il fiume d'ombra. Io so dove sono. Seguo lo scorrere dell'acqua e dopo minuti interminabili finalmente arrivo al varco del paese. Un'immensa distesa di verde e ricordi che al momento mi risultano sgranati, ma che ci sono. Ritiro le ali e corro, corro e corro, so perfettamente dove andare e come muovermi, lungo il ponte, giro a sinistra e giù per la discesa. Mi guardano tutti, come se fossi pazza, forse lo sono. Supero il campo da calcio e giro a destra, e corro, continuo a correre evitando le peggio buche, l'erba alta e il canto dei grilli, la terra è fangosa, a tratti secca con crepe lunghe almeno trenta centimetri. Una strada che mi porta a bloccarmi quando davanti a me si estende il fiume burrascoso che prosegue la sua corsa scontrandosi con i massi che fuoriescono dall'acqua profonda. Solo il rumore dell'acqua che si insinua nelle mie orecchie e che allo stesso tempo mi fa impazzire. Inizio a guardarmi intorno e appena a venti metri da dove mi trovo si presenta una collina di massi bianchi. La raggiungo a grandi passi e inizio a scalarla cercando appoggio in sassi più grandi di me che traballano e quando arrivo in cima, quando arrivo d'altra parte del muro il mio cuore si ferma. La cima del mio salice. Immenso, così grande che copre quel poco di luna che illuminava il terreno. E resterei a guardarlo per ore, giorni e anni se non fosse che delle urla mi riportano alla realtà. Le urla di Edoardo. E correrei verso di lui ma il fiume ci divide. Mi avvicino quel che posso al margine ma mi ritraggo quando della terra cede da sotto i miei piedi <<No.>> Alessandro e Francesco si stanno scontrando con Edoardo mentre Anibal e Nicola sono fermi davanti l'albero. Aguzzo lo sguardo e vedo che tra le mani di Anibal c'è una luce, così luminosa che la luna sembra buia <<Un punto luce.>> sussurro convinta <<Vuole prenderlo per uccidersi.>> faccio qualche passo indietro e fletto le ginocchia per poi aprire le ali, ma le ali non si aprono <<Ma cosa...>> mi guardo le spalle e continuano a non uscire, per quanto mi stia sforzando le mie ali non si aprono. Guardo il fiume che scorre con aggressività <<No, no, no, no, no.>> non succede nulla, niente di niente <<Cazzo!>> mi guardo intorno e penso ad una soluzione, ma una soluzione qui non c'è. Trovo una parte scoscesa e quando provo a scenderla il tallone mi scivola e cado di peso rotolandomi su sassi appuntiti che mi aprono la pelle da farmi uscire le lacrime, fino a quando con un botto secco sprofondo in acqua. Inizio a scalciare per tornare in superficie ma il ginocchio mi sbatte contro qualcosa di duro e per il dolore finisco con il bere l'acqua che mi affoga. Riemergo riprendendo fiato e tossendo, sbatto gli occhi e non appena vedo la riva nuoto contro corrente, con più forza di quella che possiedo. Afferro l'erba e isso il mio corpo per poi alzarmi, ma quando i miei occhi incrociano la scena che ho davanti un urlo mi scappa dalla bocca <<No!>> mi esce così forte che casco a terra in ginocchio per riprendere fiato, zuppa e sull'orlo dello sfinimento <<No.>> in qualche modo Anibal è a terra come tutti gli altri ed Edoardo ha nelle mani il punto luce che si sta pian piano avvicinando al petto. Mi guardano tutti con gli occhi spalancanti.
<<Aurora?>> Francesco si alza e inizia a venirmi incontro aiutandomi ad alzarmi <<Non è possibile.>> sembra abbia paura di me, o di farmi male per il modo in cui mi tiene <<Non è possibile.>>
<<Ripetete tutti la stessa cosa.>> lo scanso e mi giro verso Edoardo che è come paralizzato, fino a quando si gira verso gli altri ed inizia ad urlare.
<<Basta! Basta! Uscite dalla mia testa!>> il cuore mi si ferma <<Uscite dalla mia testa!>> si strattona i capelli e inizia a piangere.
<<Lei è qui, è reale.>> Alessandro fa un passo verso di lui.
<<No!>> si porta il punto luce alla gola come un coltello e io mi blocco sul posto <<È morta.>>
<<Fermati, ti scongiuro.>> mi muovo di un passo.
<<Non sei reale.>> le sue lacrime gli lasciamo scie sul viso che subito vengono colmate da altre.
<<Sì, invece.>> la voce mi trema mentre pian piano mi avvicino <<Sono qui, in carne ed ossa, sono qui.>> nel frattempo Nicola si sta avvicinando pian piano da dietro.
<<Sei morta, io ti tenevo tra le braccia e non respiravi, il cuore non ti batteva.>>
<<Ma io sono qui.>>
<<Sei un'illusione.>>
<<Sono qui.>> Nicola afferra il braccio di Edoardo e gli stringe la mano fino a quando il punto luce non cade a terra e lo calcia il più lontano possibile. Il tempo che il demone si abbatte a terra faccio in tempo a fiondarmi tra le sue braccia <<Sono qui, sono qui, sono qui, sono qui.>> affondo le mani nei suoi capelli neri e lui lascia che il suo viso si intersechi perfettamente nel mio collo.
<<Ti avevo vista morire.>>
<<Shhh.>> sento le mani di Edoardo aderire perfettamente alla mia vita <<E poi, guarda che combini se non ci sono io.>> alle mie spalle tutti un sospiro di sollievo.
<<Adesso possiamo tornare a casa? Non volevo vedere questo posto prima di quattordici giorni, e poi devi raccontarci un po' di cose.>> Francesco richiama la nostra attenzione.
<<Andiamo.>> Edoardo mi afferra la mano e insieme spalancano tutti le ali. Tutti tranne me.
<<Non posso.>> dico con un filo di voce.
<<Che vuol dire non puoi?>> mi chiede Nicola.
<<Io non ho più le ali.>> tutti i ragazzi spalancano gli occhi. Il demone accanto a me lascia la mia mano e mi sposta i capelli zuppi dalla schiena abbassandomi la maglia.
<<Le cicatrici... non ci sono più.>>
<<Come sei arrivata qui?>> Francesco abbassa le sue.
<<Volando, ma una volta ritratte, loro, non c'erano più.>>
<<D'accordo, vieni.>> Edoardo spalanca le braccia e io lo guardo confusa <<In braccio, vieni.>> aggrappo le mie braccia al suo collo e incrocio i piedi dietro la sua schiena.
<<È troppo lontano, ti stancherai.>>
<<Sono il più veloce.>>
<<Ma non il più intelligente.>> dice Francesco con un colpo di tosse per camuffare la frase e io sorrido.
<<Cosa hai detto scusa? Con quel labbro rotto non sento bene.>> lo sfotte <<Adesso tieniti.>> mi stringo ancor di più e in un attimo il demone spicca il volo. Attraversa le nuvole con tanta facilità e inizia a volare a pancia in su avvolgendomi con le sue braccia <<Mi dispiace.>> ammette <<Nessun angelo o demone sopravvive ai punti luce, e tu non respiravi più. Ti avevo persa. Sono restato accanto a te per ore ma diventavi sempre più bianca e fredda. Non aveva più senso per me continuare a vivere se tu non eri al mio fianco. Non avrei mai immaginato che ti saresti risvegliata.>>
<<Adesso sono qui, e voglio tornare a casa.>> lascia scontrare le sue labbra con la mia fronte e poi butta la testa all'indietro per vedere dove sta andando.

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