<<Non so più che cosa inventarmi, non reagisce più a niente.>> sento la voce di mia madre come un eco in lontananza. Qualche passo e la porta della mia camera si apre rivelando mia zia Anna. Si siede accanto a me ed inizia a sistemarmi i capelli. I capelli che non smettono più di crescere.
<<Hai mangiato?>> con l'altra mano sposta la montagna di piatti freddi sul comodino e io scuoto la testa <<Devi mangiare qualcosa.>>
<<Non mi va.>> mi incanto a guardare il vuoto della stanza immerso nel buio e la gola mi brucia.
<<Che ti sta succedendo Aurora?>>
<<Io non lo so.>>
<<Tiziano non vorrebbe vederti così.>> mi corpo il viso con il piumone e non riesco a bloccare le lacrime che mi mandano a fuoco gli occhi <<Ti leverebbe le coperte da dosso.>> vengo completamente svestita rimanendo chiusa in me stessa <<E ti abbraccerebbe dicendoti che piangere fa bene.>> mi alza a sedere e io ricado tra le sue braccia in singhiozzi.
<<Non ce la faccio.>>
<<Con nonno ce l'hai fatta, ce la farai anche stavolta.>>
<<È come...>> cerco di riprendere fiato e per un momento la vista mi si appanna <<È come se fosse colpa mia.>>
<<No Aurora, non ci pensare neanche.>> mi prende per le spalle e mi guarda negli occhi <<Io so che è difficile, che hai perso il tuo migliore amico e che adesso ti senti più persa che mai, ma conosc->> si interrompe <<Conoscevo Tiziano, gli volevamo bene tutti e lo abbiamo sempre trattato come un figlio e un fratello, e non vorrebbe vederti così, lo sai meglio di me. Adesso ti vai a fare un doccia e mangi qualcosa e domani torni a scuola, come ci eravamo promesse, va bene? Lo fai per me?>> annuisco <<Ci sono le tue amiche qui fuori.>> mi avverte.
<<Non riesco a smettere.>> sussurro mentre guardo i fazzoletti e poi i miei capelli <<Non so come fermarli.>>
<<Magari dovresti farglielo vedere.>> mi guarda <<Le faccio entrare?>> annuisco. Esce fuori e la sento parlare <<Aurora non sta bene, non spaventatevi.>> nel momento in cui entrano sia Alessia, che Anastasia che Francesca si portano una mano alla bocca e rimangono bloccate sulla porta.
<<Aurora...>> la prima si avvicina pian piano <<Ma che...>> anche le altre la raggiungono <<Che cosa...>> si inginocchia <<I tuoi capelli.>>
<<Non lo controllo.>> scuoto la testa <<Non so cosa sia.>>
<<I tuoi capelli stanno brillando.>> sussurra Anastasia <<Brillano come la luna.>>
<<E le tue lacrime...>> inizia Francesca <<Sono nere.>> chiudo gli occhi e mi ricopro con il piumone.
<<Mi succede da quando ero piccola.>> spiego con la voce che mi rimane <<Ogni volta che piango i miei capelli brillano e si allungano, e le mie lacrime sono nere come il petrolio.>>
<<È per questo che non hai mai pianto davanti a me?>> mi chiede Alessia.
<<Davanti a noi?>>
<<Davanti a nessuno.>> le correggo. Restano in silenzio per un po' <<Succede con le vere lacrime.>>
<<Oddio, ho un'amica maga.>> commenta Anastasia e per un momento il labbro mi si curva.
<<Andiamo su.>> Alessia mi afferra la mano e insieme alle altre due mi porta al bagno <<Le forbici?>> le indico un cassetto e subito dopo inizia a tagliare, fino ad arrivare appena sopra i reni <<Adesso ti vai a fare una bella doccia?>>
<<Non li ho mai portati così lunghi.>> dico incantandomi a guardarli.
<<C'è tempo per fare pazzie con i tuoi capelli tanto.>> escono dal bagno e mi lasciano sola, e con le poche forze che mi restano mi preparo ad andare sotto la doccia ma quando mi guardo allo specchio spoglia di tutto non vedo altro che un mucchio di ossa e la causa di molti problemi.Finisco di messaggiare con Alessia nell'istante in cui la macchina di mia madre si ferma davanti al cancello di scuola. Anche lei è messa come me, ma al contrario è tornata a scuola tre giorni dopo l'incidente visto l'impegno che le chiede ma questo non vuol dire che stia bene, non sta bene affatto. L'ho sentito, mentre mi tagliava i capelli.
<<Mi hai sentito?>> mamma richiama la mia attenzione appoggiandomi una mano sulla gamba.
<<Cosa?>>
<<Dopo ti accompagna Edoardo a casa?>>
<<Penso di sì.>>
<<Mi raccomando eh.>> mi accarezza la guancia e la saluto mentre torna a casa. Attraverso il cancello di ferro e come se li avessi chiamati Nicola, Anibal e Francesco si girano verso di me, ognuno nella stessa posizione, mentre reggono lo zaino da una bretella.
<<Bionda.>> Nicola lo lascia cadere a terra e mi avvolge tra le braccia e io faccio di tutto per ricacciare le lacrime dentro. Anche Anibal e Francesco si aggiungono all'abbraccio.
<<Oh che carini.>> la voce di Delilah mi provoca istintivamente un fastidio alla bocca dello stomaco.
<<No es el momento.>> Anibal si piazza davanti a me e con una mano le afferra il braccio portandola indietro ma la biondina lo strattona.
<<Che schiocchino, volevo solo fare le mie condoglianze ad Aurora.>> si avvicina spaventosamente alla mia faccia e mi guarda negli occhi <<Certo che devi aver proprio fatto un patto con il Diavolo per scappare così frequentemente alla morte.>>
<<Delilah.>> Francesco la richiama.
<<Insomma, certo poverino quel Giordano->>
<<Tiziano.>>
<<Si quel che è... però ciò che dico io è che tutto accade per una ragione no?>>
<<Che cosa?>>
<<Sì, cioè insomma, quel che è fatto è fatto.>> si arrotola una ciocca di capelli tinta rosa intorno al dito e io chiudo i pugni.
<<Non lo conoscevi neanche.>>
<<Ma conosco te, e prima o poi tutti quelli che ti stanno accanto finiranno col fare una brutta fine.>>
<<Tu non sai niente, non sai niente.>>
<<So che al posto del tuo amichetto doveva capitare a te.>> e d'un tratto rimango senza parole, e dal nulla dentro me sento crescere una rabbia mai provata finora <<No guarda, non iniziare a piangere o pensano che ti stia bullizzando.>> mi da due colpetti sul viso ridendo per poi girarsi, ma prima che possa allontanarsi faccio ruotare i capelli ossigenati che ha attaccati alla testa intorno alla mia mano strattonandoli all'indietro e facendola cadere a terra.
<<Hai fatto un grande errore.>> sputo così tanto veleno per poi restituirle i due colpetti sul viso e andare verso il primo bagno, e rendermi conto solo ora che a guardarci c'erano anche Edoardo e Alessandro. Mi appoggio di corsa al lavandino e mi sciacquo la faccia con l'acqua fredda prendendo respiri profondi. Lancio lo zaino addosso al muro e urlo. D'un tratto la porta con violenza si apre rivelando Edoardo.
<<Ma che cazzo è successo?!>> urla. Annaspo in cerca d'aria. Un'attacco di panico. Mi colgono improvvisamente tremolii per tutto il corpo e sono obbligata a tapparmi le orecchie e a sedermi a terra.
<<Aspetta.>> e ci provo a non piangere, ci provo davvero ma non posso trattenere le lacrime. Stringo a forza i denti e mi racchiudo in me stessa <<Ti prego.>>
<<Che succede?>> spasmi su spasmi che non riesco a controllare <<Perché stai piangendo? Hai freddo?>> e alle spalle di Edoardo comprare Alessandro, e dietro di lui Francesco.
<<Ha un attacco di panico.>>
<<Non ti avvicinare.>> non sento il cuore, non sento nulla.
<<Si sta sentendo male, ha bisogno di aiuto.>>
<<Preferisco che si senta male che sia tu ad aiutarla.>> e nonostante ormai gli spasmi mi controllano il corpo, riesco a sentire il cuore spezzarmisi con quella frase.
<<Vai via.>> gli sussurro e subito mi guarda <<Devi- devi andare via.>> Francesco lo raggiunge e quando prova a mettergli una mano sulla spalla, Edoardo lo spintona ed esce dalla porta <<Vai- vai con lui.>>
<<Spruzzo di luna.>> annuisco senza riuscirmi a fermare <<Intanto togliamo questo.>> mi afferra lo zaino e lo lascia scivolare qualche metro più in là.
<<No- non mi sento bene.>>
<<Certo che no, non capisco davvero come fai a stare con questa maglietta.>> con un dito mi afferra il colletto e subito dopo lo rilascia <<Quanti gradi ci saranno qui dentro? Settecento? Vai in cucina e ci avviciniamo ai duemilacinquecento su per giù, e te seriamente indossi una maglia con il collo alto? Cioè se portassi del gelato qui dentro probabilmente si scioglierebbe non appena varco la porta.>> e quella tanto articolata spiegazione di Alessandro nella quale mi ero persa, mi ha così distratta dalla realtà che l'aria mi è ricominciata a passare nei polmoni e il mio corpo non risente di nulla <<Ti senti meglio?>>
<<Grazie.>>
<<Prego.>> sprofonda accanto a me e mi mette sotto al naso una lingua di leone.
<<Mi dispiace, per tua sorella.>>
<<Non è vero.>> sorride.
<<No, però non ero lucida e la rabbia ha preso il controllo della situazione.>>
<<Prima o poi qualcuno l'avrebbe fatto, l'ho sempre avvertita.>> sospiro <<Non penso tu sia in condizioni per fare sei ore di lezione oggi.>>
<<Ormai sono entrata, se esco mi vedranno.>>
<<Ho mai parlato di uscire?>> si domanda più a se stesso che a me e questo mi strappa un sorriso, uno vero però, uno vero dopo otto giorni di pianti. Uno che avrebbe dovuto strapparmi Edoardo.
<<Ci nascondiamo in uno sgabuzzino fino al suono della campanella?>>
<<Già.>> mi afferra la mano e mi fa alzare di scatto da terra.
<<Ma sei matto?>>
<<Sennò sai che noia?>> prima di uscire dal bagno Alessandro si guarda intorno <<Adesso dovrai essere più silenziosa di una sirena.>>
<<Ma le sirene non sono silenziose.>>
<<Appunto.>> saliamo fino al secondo piano e poi fino al terzo. Quando entra dentro una stanza cade come un sacco di patate e io scoppio a ridere <<Non ti trovo divertente.>> dice poi spostando la scopa sul quale è inciampato, nel momento in cui accende la luce quel che credevo uno stanzino in realtà è un vero e proprio spogliatoio con panchine, armadietti e due cattedre <<Benvenuta nel mio bunker segreto.>>
<<Davvero? Lo spogliatoio maschile?>>
<<Non essere troppo entusiasta.>>
<<Quindi, cosa fai quando salti sei ore di lezione qui dentro?>> chiedo mentre mi siedo su una delle due cattedre.
<<Dormo.>>
<<Dormi?>>
<<Tu non lo faresti?>>
<<Ma dove scusa?>> mi indica con la testa sotto di me.
<<E come ti sei guadagnato la fiducia di Michele?>>
<<So essere molto... persuasivo.>>
<<Poverino.>> si siede sulla cattedra di fronte alla mia.
<<Mi dispiace, per il tuo amico.>> annuisco e mi mordo le labbra <<Sai che se vuoi parlarne puoi.>>
<<È solo... che mi manca.>> una lacrima arriva dritta sulla manica della felpa grigia <<Era il mio migliore amico e adesso mi sento persa.>>
<<Vi conoscevate da molto?>>
<<Dalla quarta elementare. Era appena arrivato e io ero andata da lui a presentarmi, per un periodo non l'ho sopportato.>> sorridi <<Però poi è cambiato tutto, pensavo che finite le elementari non lo avrei più rivisto e poi me lo ero ritrovato alle medie e da lì non ci eravamo più staccati. Non so come fare, ti giuro, ogni volta che mi giro lui è lì, sento ancora la sua risata e la sua voce. Camera mia è piena di nostre foto, di peluche, di regali e le felpe che gli ho sempre rubato. Era la mia roccia e adesso non so come fare.>> lascio cadere i capelli avanti per coprire il viso pieno di lacrime.
<<Aurora... le tue->>
<<Sì, lo so. Te ne sarei grada se non lo dicessi a nessuno.>>
<<Mi dispiace.>>
<<Tua sorella ha ragione, dovevo esserci io al suo posto, non avrei mai dovuto proporre di andare al cinema quella sera e adesso guardami.>> scuoto la testa <<Tra sette giorni divento maggiorenne senza il mio migliore amico.>>
<<Mia sorella è solo una deficiente che non sa tenere a freno la lingua.>> sospira <<Tra sette giorni ti sentirai meglio.>>
<<Come puoi dirlo?>>
<<Un presentimento.>> si alza in piedi e siede accanto a me <<Ma tutto deve iniziare da te, tu sai cosa ti fa stare meglio.>> mi da una spallata <<O chi.>> alza gli occhi al cielo e capisco a chi si riferisce.
<<Sei gentile con me.>> i suoi occhi si intristiscono.
<<È il minimo che posso fare.>>
<<Perché lo fai?>>
<<Perché ho una brutta coscienza che mi ricorda che in fondo in fondo ho fatto tante cavolate a persone che non se lo meritavano.>>
<<Parli... di Edoardo?>>
<<Anche.>> annuisco <<Su, non hai troppo tempo da perdere.>>
<<Vero.>>