E Infatti Non Ci Tengo

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<<Almeno fai finta che la battuta sia stata divertente.>> mi giro verso Michele che mi guarda con un sopracciglio alzato.
<<Cosa?>>
<<Un televisore e una formica, le antenne, hanno in comune le antenne.>> piego leggermente la testa.
<<Ma tu hai amici oltre a me?>> sorrido alla sua espressione che è un misto tra il ferito e lo shoccato.
<<Aurora, avanti!>> lo chef richiama la mia attenzione.
<<Ma non potrei restare qui tutta buona buona in disparte senza disturbare nessuno?>>
<<In cucina, subito.>> infilo i capelli sfuggiti al mio controllo sotto il capello nero e anche se con zero voglia di vivere torno in cucina <<Pasta, besciamella e tartufo.>> mi punta un dito contro.
<<Solo per noi?>>
<<E i ragazzi di sala anche.>> oddio no. Oddio no. Annuisco e pian piano raggiungo Anastasia e Francesca che parlano tra loro mentre preparano qualcosa con le verdure.
<<Ciao.>> sto per afferrare il sedano quando quest'ultima mi schiaffeggia la mano.
<<Serve.>>
<<Anche a me.>> inizio a sgranocchiarlo finendo con l'incantarmi fuori le finestre <<Che brutta giornata.>>
<<Solo oggi?>> mi chiede Anastasia.
<<In effetti piove da un po'.>>
<<Non intendevo quello.>> le guardo e loro guardano me <<Non ci hai ancora parlato?>>
<<No.>>
<<Ma tu vuoi parlarci?>>
<<Non lo so.>> alzo le spalle e prendo un altro pezzettino di sedano.
<<D'accordo.>> Anastasia poggia il coltello sul tagliere e si drizza <<Non lo sai che per te è indifferente, del tipo si mi piaceva ma non ci tengo e posso fare a meno dello starci insieme, o non lo sai del tipo che ci stai davvero male ma non sai se lui tiene a te quanto tu a lui.>>
<<In pratica se Edoardo Palmieri ne vale la pena?>> mi guardano entrambe come ad aspettarsi una risposta sincera <<È che mentirei se dicessi che non ci penso, insomma io mi ci trovavo bene, benissimo anzi, e sì, ci sto male che adesso a malapena ci guardiamo in faccia, solo che se ancora non è tornato vuol dire che non ci tiene come ci tengo io. E non ci dovrei neanche tenere così tanto visto che parliamo di uno che è entrato da poco e che conosco sì e no al quaranta per cento.>>
<<Ma Aurora bella mia, se ci tieni che aspetti oh? Vai a dirglielo.>>
<<Certo->>
<<Aurora! Muoviti!>>
<<Fanculo... ci vediamo dopo.>> mi annuiscono mandando un bacio e io corro nella seconda cucina, una volta ancora da sola insieme ai miei pensieri. E mentre inizio ad organizzare tutto lo stretto indispensabile non smetto mai un solo secondo di torturarmi i neuroni. Perché dovrei starci così male? Per uno come Edoardo poi, tutto questo pensare sarebbe dovuto valere per Alessandro che magari rispetto a lui era anche più gentile e premuroso, mentre 'sto pazzo si agita per una felpa. E stupida io che mi ci spreco. Se non ci tiene lui perché devo sempre essere io quella che ci rimane male, perché per una volta non posso far rimanere male..? Perché sono un' idiota ecco perché, so già che se tornerà mi basterà una parola messa bene e sprofonderò come faccio sempre. No, basta, basta con questo lato debole, facciamo comandare la vera Aurora.
<<Aurora!>> mi giro di scatto e smetto di girare la besciamella ormai rappresa quando una voce mi richiama. È Davide.
<<Oh, salve prof, che dice?>> si avvicina pian piano e mi osserva dall'alto.
<<Dove hai la testa?>>
<<In un brutto girone.>>
<<Non sei l'unica oggi, fammi assaggiare.>> gli passo al volo un cucchiaio e lo guardo curiosa.
<<Ovvero?>>
<<Aggiungi ancora un po' di tartufo.>> faccio come consigliato e lo guardo ancora una volta.
<<Che vuol dire che non sono l'unica?>>
<<I ragazzi di sala, uno sta combinando un macello.>> e d'istinto il mio cuore perde tre battiti.
<<Chi?>>
<<Un ragazzo che è entrato a settembre, mi sa che gli hai fatto da guida.>>
<<Più specifico?>>
<<Francesco.>> ricomincio un attimo a respirare.
<<Sì, è un po' un macello quel ragazzo.>> sorrido.
<<Quindi ci hai fatto amicizia?>>
<<Qualcosa del genere.>>
<<E che ne pensi? Anche con gli altri parli o solo con lui?>>
<<Anche gli altri: Nicola e Anibal. Sono tutti molto simpatici in realtà, un po' strani, ma simpatici.>>
<<Ed Edoardo Palmieri? Con lui non parli?>> alla pronuncia di quel nome un vuoto mi afferra lo sterno.
<<Chi? L'altro nuovo?>>
<<Sì, l'altro nuovo.>> scuoto la testa e assaggio anche io questo paradiso in pentola.
<<No, non lo conosco.>>
<<E perché no?>>
<<Lo sa, io vado a sensazione con le persone.>>
<<Vuoi dire che pensi non ti possa stare simpatica come persona?>>
<<Vuol dire che penso sia un'idiota, pallone gonfiato, maniaco e pazzo psicopatico che crede che il mondo giri solo intorno a lui quando qualcuno dovrebbe prenderlo a pizze a due a due fino a quando non diventeranno dispari.>> quando alzo lo sguardo appena sopra Davide il cuore mi si blocca. Porca puttana. I suoi occhi neri mi perforano anche l'anima mentre tra le mani tiene almeno quattro tovaglie. Che figura del cazzo. Mi squadra senza emozione in viso e sparisce poco dopo dietro il muro accanto.
<<Dovresti andarti a scusare.>> consiglia Davide.
<<Per aver detto la verità?>>
<<Per averlo offeso.>>
<<Io l'ho descritto per quello che realmente è.>>
<<Aurora.>> mi richiama <<Non lasciare che vinca l'orgoglio in questa storia.>>
<<Non c'è nessuna storia.>>
<<Se non andrai a chiedergli scusa vuol dire che non tieni a quella relazione.>> mi giro a guardarlo.
<<E infatti non ci tengo.>> scuote la testa scocciato.
<<D'accordo, poi quando farai uscire la vera Aurora fammelo sapere.>>
<<È questa la vera Aurora.>>
<<Non dirmi cazzate.>> gira i tacchi e quando anche lui va via mi asciugo in fretta una lacrima. Nell'incandescenza più totale sbatto il pugno sul piano da lavoro lanciando un urlo soffocato.
<<Qui è pronto?>> Carmine compare alle mie spalle con casse di pasta tra le braccia.
<<Sissignore.>> inizia a calarla all'interno e assaggia il condimento <<Buono?>> domando.
<<Dubiti di te stessa?>>
<<Giammai, senti ma di secondo che avete preparato?>>
<<Ero in pasticceria.>> infila una mano sotto la giacca e ne estrae due paste piene di crema.
<<Ti amo.>> le mangio in fretta e senza lasciare tracce.
<<Ti aiuto a portare la pentola in sala?>>
<<Perché in sala?>>
<<Mangiamo lì.>>
<<No!>> si gira a guardarmi <<No, nel senso, nooo era una cifra che non ci mangiavamo.>>
<<Se lo dici tu.>> sorride e poco dopo torna dalla cucina con un carrello <<Dai.>> carica la pentola e resta a guardarmi.
<<Cosa?>>
<<Ti muovi?>>
<<Giusto.>> annuisco convinta e mi faccio coraggio quando inizio ad avviarmi verso la sala. Già in lontananza vedo Anibal, Nicola e Francesco che parlano vivaci al tavolo. Lascio la pentola accanto al tavolo e li raggiungo spogliandomi di cappello e lasciando ricadere i capelli.
<<Niña!>> Anibal me li scompiglia per poi lasciarmi un bacio sulla guancia.
<<Ma posso dire che siete dei fighi?>> con queste giacche e cravatte vestiti di tutto punto sembrano pronti a sposarsi.
<<Vero? Mi sento molto elegante.>>
<<Ma tu che stai combinando?>> domando a Francesco.
<<Ma nulla! Ho sbagliato a fare qualcosina.>>
<<Immagino... non andate a servire?>>
<<Già lo stanno facendo.>> mi giro verso il tavolo di prima e il mio petto sprofonda nel male <<Me lo andate a prendere voi?>> li scongiuro.
<<Lo porta lui qui.>> e che cazzo.
<<Comunque ho fatto tutto io e se provate a dire che il tartufo fa schifo vi strangolo fino a farvi uscire gli occhi dalle orbite.>> lo dico tutto in un fiato prima che Edoardo ci raggiunga con i piatti pieni. Abbasso lo sguardo in fretta e maledico questo assurdo silenzio bastardo.
<<Non mi piace.>> alzo lo sguardo su Nicola sbalordita.
<<Sei uno stronzo.>>
<<Scusami.>> e proprio quando sto per rispondergli, proprio quando Edoardo sta per passare il piatto davanti ai miei occhi, lo riesce a far intruppare al bicchiere d'acqua di Francesco che mi arriva dritto per dritto. Mi alzo di scatto e la sala sfronda nel silenzio. Neanche lo voglio guardare. Sbatto il torcione sulla sedia e mi avvio verso il bagno seguita dagli sguardi di tutti. In lontananza sento il professore di sala che lo strilla senza contegno. Ma adesso che faccio? In pieno inverno dove vado ad asciugarmi? Termosifone, nel bagno delle ragazze. Salgo al piano di sopra correndo per poi accostare la porta.
<<Quanto ti odio.>> mi tolgo la parannanza e mi piego leggermente per farmi arrivare il termosifone allo stomaco. Riesco a bloccare la porta in tempo con la mano quando sta per aprirsi <<Occupato.>> borbotto. Come se mai l'avessi detto, come se mai gli avessi chiesto di seguirmi, entra e chiude la porta a chiave <<Vattene.>> mi alzo in piedi e riapro la porta ma la blocca in tempo <<Vattene.>> provo a spintonarlo ma non si muove di una virgola.
<<Mi dispiace.>> riesce in tempo a bloccarmi per le braccia ma continuo a rifiutarmi di guardarlo negli occhi <<Aurora, ti prego.>>
<<Non mi interessa Edoardo, te ne devi andare.>>
<<Non l'ho fatto apposta.>>
<<E a me continua a non interessarmi.>> lascia la presa su di me e subito dopo mi poggia una mano sullo stomaco.
<<Giusto, perché io sono l'idiota, pazzo, maniaco, psicopatico.>> la toglie e afferra la stoffa che avevo poggiato sul termosifone <<Forse qualcuno dovrebbe davvero farmi capire qualcosa picchiandomi.>> me lo lascia tra le mani <<Forse hai ragione.>> mi sorpassa in tutta la sua altezza ed esce dal bagno sbattendo la porta. Faccio in tempo a chiuderla ancora che scoppio a piangere in pochi secondi. E giuro di odiarlo, lo odio davvero. Ma perché non posso averlo. Perché non posso.

Il Mio Cuore Chiede Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora