Dici Sempre La Stessa Cosa

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Mi sveglio pian piano udendo il lontananza un chiasso quasi piacevole. Cazzo, mi sono addormentata. Apro gli occhi di colpo e mi metto a sedere per poi riconoscere la mia classe e una tovaglia che mi copre. Non mi sono addormentata qui... Nel momento in cui scendo dai banchi il mio corpo chiede venia ma in un attimo mi ristabilisco e inizio a scendere le scale fino a trovare studenti in ogni parte della scuola <<Aurora!>> Gallo mi sventola la mano e mi ci avvicino cercando di sembrare il più sveglia possibile.
<<Scusami, non mi sono resa conto di essermi addormentata.>>
<<Scherzi? Sei restata in piedi tutta la notte senza lamentarti, e poi Edoardo ti ha sostituita.>> mi ero addormentata sopra di lui questa notte.
<<Alla fine sono arrivati tutti.>>
<<Sì, e neanche immagini cosa è successo.>> ride.
<<Oddio, in che senso?>> mi afferra il polso e mi porta in sala, dove in un angolo ci sono secchioni e secchioni di vernice bianca, una valanga di pennelli e stucco.
<<Molti ragazzi hanno i padri che sono imbianchini e ci hanno portato tutto questo con qualche furgone.>>
<<Non ci posso credere>> sorrido euforica <<Questo è perfetto!>>
<<Lo so, è una cosa strabiliante.>> guardo l'ora al polso e nel momento in cui alzo lo sguardo verso la fine della sala noto la lavagna sulla quale ho disegnato <<Non hanno voluto cancellarlo.>> sorrido orgogliosa e mi alzo in piedi per poi ascoltare il rumore della mia pancia che chiede cibo.
<<Se hai bisogno di me, urla.>> esco dalla sala ed arrivo alle macchinette, dove prendo una barretta di cioccolato. Mi infilo in cucina e cerco di fare un attimo mente locale. Stasera dovrei passare a casa per racimolare un po' di cose utili, sperando di evitare mia madre <<Sei un maniaco.>> cantileno, ed infatti, da dietro una porta compare Edoardo a braccia incrociate che mi viene incontro <<Mi hai portata te in classe, vero?>>
<<Vederti dormire abbracciata a me era veramente un sogno ma non penso volessi farti vedere da qualcuno.>>
<<Non ero abbracciata a te.>>
<<Non ne sarei così sicura.>>
<<Fatto sta che ti devo restituire la felpa.>>
<<Ti ho già detto che non ne ho bisogno.>>
<<Fa freddo Edoardo Palmieri, non puoi restare a maniche corte tutto il tempo, ti ammalerai.>>
<<Non mi serve.>>
<<Ma ci sono undici gradi!>>
<<Va bene.>> mi afferra la mano e se la infila sotto la maglietta nera facendomi abbassare istintivamente lo sguardo. Sento lo stomaco fare faville quando la sua pelle entra in contatto con la mia e i suoi pettorali si trovano attaccati al mio palmo <<Vedi?>>
<<Che sei un maniaco?>> aderisco ancor di più la mano <<Che sei bollente.>> blocco il contatto e si rimette apposto la stoffa <<Quindi hai tipo sempre caldo?>> schiarisco la voce e addento la merendina.
<<Sì, qualcosa del genere.>>
<<Preferito di Dio.>>
<<Qualcosa del genere.>> lo guardo un po' perplessa e rido.
<<Stasera mi accompagni a casa.>>
<<E me lo dici così? Io non ero pronto, cioè->> per quanto sono debole al momento rido anche più del dovuto.
<<Dovrò restare qui dentro ancora per un po', quindi o faccio riserva o niente.>>
<<O stai cercando le peggio scuse solo perché non vedi l'ora di riabbracciarti a me.>>
<<Per quanto tu sia comodo da usare come cuscino e davvero odio doverti spezzare il cuore ogni volta.>> mi ci avvicino pian piano <<Non provo nulla per te, Edoardo Palmieri.>> si morde le labbra e sbianco quando mi prende il viso tra le mani.
<<Non tentarmi.>>
<<Altrimenti?>> passa la lingua sui denti e ride.
<<Sei la mia più grande tortura Aurora.>>
<<Lo so.>> gli afferro il viso a sua volta e gli lascio un bacio sul naso <<Sei condannato con me.>>
<<Credimi, lo so bene.>> scendo dall'anfiteatro e sussulto <<Che hai fatto?>>
<<Hai visto Anastasia e Francesca?>>
<<Sì, dovrebbero essere nella mia classe.>>
<<Non morire in mia assenza.>>
<<Sopravvivresti senza me?>>
<<Sì, come ogni giorno.>> gli sorrido e mi dileguo cercando di dare un'occhiata a tutti mentre salgo le scale di legno, quando passo davanti la porta della preside mi blocco all'improvviso vedendo alcuni di secondo che stanno beati seduti al tavolo <<Qualcuno vi ha detto che si può entrare qui dentro? No, smammate.>> a testa bassa e in silenzio escono ridacchiando e ottengo una vittoria interna quando sbattendo la porta si spaventano <<Idioti.>> appena entro in classe trovo le mie due amiche e uniche persone che mi sopportano, oltre ad Alessia e Tiziano, che giocano a carte.
<<Ma allora sei viva.>> abbraccio entrambe e mi metto seduta.
<<State zitte, ho dormito pochissimo e malissimo.>>
<<Ma sei stata tutta la notte da sola mentre tutti gli altri dormivano?>>
<<Sì, per un bel po' ho davvero avuto paura, poi mi sono messa a disegnare.>>
<<Immagino te che strisci per le scale la mattina per poi metterti a dormire sui banchi.>>
<<Beh, ecco, in realtà non sono venuta io qui sopra.>>
<<Ovvero?>> chiede Anastasia.
<<È che ad un certo punto erano tipo le cinque e mi appare Edoardo Palmieri alle spalle, e il tempo che vado al bagno e scendo lo trovo a dormire sulla poltrona di Michele.>>
<<E che c'entra?>>
<<Eh, mi ha fatto mettere sopra di lui e mi sono tipo addormentata. Mi ha portato lui qui poi.>> si guardano con gli occhi spalancati per poi rigirarsi verso di me.
<<CHE COSA?>>
<<Vabbè ma io che ne so rega, cioè ma stavo crollando.>>
<<Ma Edoardo quello che sembra sul punto di mandare a fuoco ogni persona gli si avvicini?>>
<<Sì, è inquietante non lo pensate anche voi?>>
<<Ma neanche lo conosci!>>
<<Beh sì, non del tutto, nel senso quella stupida di Alessia lo invitò ad Halloween, poi il giorno dopo non so come si presentò a casa mia e tipo lo conosce anche la mia famiglia, non che significhi qualcosa. Poi quando voi avevate bucato e mi avevate lasciata sola a scuola per tornare a casa mi ha accompagnata lui e mi aveva portata al MC a mangiare.>>
<<E tu non ci hai detto nulla!?>>
<<Ma io mi scordo le cose, cioè non è importante.>>
<<E Alessandro?>>
<<Il lunedì dopo la festa ci siamo chiariti e da parte di tutte e due c'è solo amicizia.>>
<<No basta, ho bisogno di acqua e zucchero.>> Anastasia si accascia alla sedia.
<<Ma perché non ci hai detto nulla subito?>> Francesca mischia nervosamente le carte.
<<Perché non era importante e me lo ero scordato.>>
<<Dici sempre la stessa cosa.>>
<<È la memoria a breve termine.>>
<<No, è perché tu non parli mai con nessuno, neanche con Alessia, ascolti e dai consigli ma non lo fai fare agli altri per te.>>
<<Voi state fuori, sapete tutto di me, e adesso andrò a controllare gli altri, e scendete in sala.>> indietreggio verso la porta.
<<Facciamo una partita e arriviamo.>> mando un bacio e scendo le scale principali, giro a sinistra e controllo le due stanze lontane da tutto e tutti, una classe e la sala multimediale. Nella classe ci sono solo gruppetti che giocano e chiacchierano con i giochi da tavolo, gli sorrido e apro la porta accanto <<Oh mio Dio.>> ci saranno non so quanti ragazzi seduti letteralmente ovunque che giocano con la play collegata alla lavagna multimediale <<Non ci posso credere.>> accendo la luce e iniziano a lamentarsi scherzando.
<<Dai Aurora, facci finire!>> in un angolo ci sono Anibal, Francesco e Nicola che mi salutano.
<<Ma voi siete seri? Vi siete portati davvero la play per giocare e state chiusi qui dentro tipo bunker?>>
<<Siamo ragazzi, è d'obbligo durante un'occupazione.>>
<<Siete animali.>> li guardo tutti e mentre ci sono quelli dei quarti e terzi che sono un po' sparsi a terra e sulle sedie blu, i secondi e i primi sono messi più in disparte.
<<Che racconti? Dura la vita da capitano?>> chiede Nicola.
<<Sono un po' in coma ma va bene così, tanto questa notte è il turno di Gallo a restare sveglio.>>
<<Ay mi sol, y che mangiamo oggi?>> lo spagnolo con tutta la facilità del mondo si richiude in una crocchia bassa tutti quei capelli ricci e lunghi che ha.
<<Io oggi sono in ferie, vado solo di porta in porta per tenere sotto controllo la situazione.>>
<<E la situazione è?>> sto per rispondergli quando la porta si apre di botto, rivelando l'ultima persona con la quale sarei mai voluta stare nella stessa stanza.
<<Abbiamo trovato il rum!>> Raffaele. Si sbraccia convinto davanti ai suoi amici che scuotono la testa guardandomi.
<<Adesso puoi andarlo a riposare.>> sbotto senza credere a me stessa. Il moro di gira di botto colto di sorpresa <<Dammi quella bottiglia.>>
<<Aurora->>
<<Dammi.>> sta per farlo quando una risata sommessa si libera nel silenzio più totale, e lì il suo ego smisurato prende il sopravvento.
<<Torna in cucina.>> tutti i presenti iniziano ad alzare un coretto da imbecilli e l'odioso davanti a me stappa la bottiglia e ci si attacca. Sulla porta compare Gallo che gli si avvicina.
<<Dai Raffaele, non puoi toccare cose che non ti riguardano, lascia la bottiglia.>>
<<Avanti Gallo, se non ci divertiamo questi giorni sarà tempo perso.>>
<<Lascia quella cazzo di bottiglia.>> ringhio.
<<Io direi di giocarcela, chi vince si tiene la bottiglia... ed Aurora!>>
<<Scusami?>> mi giro verso uno degli amici di Raffaele che mi fa l'occhiolino. Gli altri imbecilli intorno iniziano ad incoraggiarli e mi va letteralmente il sangue al cervello. Il mio vuoto al cuore però viene riempito subito dalla porta che viene aperta e sbatte al muro rivelando Edoardo. Mi sposto quando Francesco mi supera e gli va accanto sussurrandogli qualcosa all'orecchio, a quel punto il ragazzo si focalizza su Raffaele. Il moro gli mette una mano sulla spalla facendolo indietreggiare ma Edoardo si scansa ed entra venendomi accanto.
<<Che succede?>> non solo sono in una stanza con soli ragazzi che stanno letteralmente scommettendo su di me, in più sono la più bassa di tutti.
<<Nulla.>> sussurro.
<<Ce la giochiamo, chi vince si tiene la bottiglia e Aurora.>>
<<Che cazzo hai detto?>>
<<La realtà è che quest'idiota sta facendo una polemica per una stronzata, non sa a chi altri rompere il cazzo.>>
<<È un'occupazione, non una festa.>>
<<Infatti non c'è musica.>> mannaggia. Edoardo gli si avvicina e gli poggia una mano sulla spalla.
<<Posa la bottiglia, chiedi scusa ad Aurora per quello che hai detto e fatto e torna a casa. Non provare a tornare fino a quando questa situazione sarà finita.>> per la stanza sprofonda il silenzio più totale. Raffaele si stacca dallo sguardo di Edoardo e lascia la bottiglia nelle mani di Gallo, mi si avvicina.
<<Mi dispiace per ciò che ho detto, volevo solo apparire grande davanti agli altri nascondendo il fatto che io ti ama ancora e che sia una persona di merda.>> spalanco gli occhi e neanche il tempo di fare altro che prende la giacca ed esce fuori dal retro.
Lascio i ragazzi nella sala andando un momento sulle scale, dove Edoardo non tarda ad arrivare.
<<Stai bene?>> è ancora più alto.
<<Sì.>>
<<A che pensi?>>
<<A ciò che ha detto Raffaele, non è da lui.>>
<<Lo ami ancora?>> sorrido.
<<No.>> come si può amare senza mai essere stati amati? Alza la mano e mi accarezza la guancia, si siede accanto a me e restiamo un po' a guardarci.
<<Aurora.>> che fosse l'unica persona su questa terra a cui lascerei pronunciare il mio nome all'infinito. Gli scivolo ancora più accanto e dopo avergli afferrato la mano, mi ci avvolgo le spalle, per poi poggiare la testa sul suo petto. Edoardo Palmieri, che fine mi farai fare.

Il Mio Cuore Chiede Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora