Qui va tutto una merda.
Una settimana che io ed Edoardo non ci parliamo minimamente, nella quale ogni giorno che passa lo ritrovo per il corridoio con il viso coperto di lividi e tagli. Ci guardiamo e camminiamo dritti, non sento neanche più la sua voce nella mia testa e dire che mi manca è riduttivo. Piango, ogni notte, mi sono ricominciati gli attacchi d'ansia e non riesco a fermarli. Anibal, Nicola e Francesco mi stanno sempre accanto, come se avessero paura che possa fare qualcosa. Lo stesso fa Alessia che gli lancia da giorni maledizioni su maledizioni, come se servissero. Adesso sono in cucina, nella plonge, mentre Nicola, il mio ormai inseparabile compagno di piatti, li rimette in ordine dal carrello all'armadio.
<<Guarda, dagli un nome.>> me lo mette sotto il naso e scorgo un graffio che somiglia ad una faccina.
<<Sandy.>>
<<Ma Sandy non è un nome da cane?>>
<<Non ho mai sentito nessun cane con quel nome.>>
<<Neanche io.>>
<<Non c'è, non è vero?>> so già che Nicola mi sta guardando con quello sguardo con cui si guardano i casi persi.
<<È assente.>> mi spiega e mi mordo la guancia interna.
<<Bene.>> gli restituisco il piatto.
<<Dovresti parlargli.>>
<<Non ho nulla da dirgli.>>
<<Potresti dirgli che ti manca, perché ti manca, vero?>> annuisco <<Vuoi che ti accompagni da lui dopo?>>
<<Anche se fosse non mi sembra che senta la mia mancanza.>>
<<L'apparenza inganna.>>
<<Secondo te dovrei andarci?>> mi giro verso Nicola che sembra davvero pensarci su.
<<Dipende.>>
<<Da cosa?>>
<<Per te ne vale veramente la pena?>>
<<Sì.>>
<<Allora andiamo.>> mi riavvia i capelli dietro l'orecchio e tiro un sospiro di sollievo quando lo chef ci chiama a firmare per uscire. Dopo una decina di minuti siamo nel vialetto di Edoardo e Nicola spegne la macchinetta <<Perché sei titubante?>> mi chiede.
<<Ho paura.>>
<<Di Edoardo?>>
<<Della verità.>>
<<Aurora.>> mi fa girare e me lo ritrovo a pochi centimetri dal viso <<Porta il tuo culo dentro quella casa, adesso!>> si allunga ad aprirmi la portiera e mi spinge fuori il veicolo.
<<Ti voglio bene.>>
<<Anche io bionda.>> mi manda un bacio e poi parte.
<<Tanto, in qualunque modo non puoi tornare indietro da sola.>> brontolo guardando il buio della sera e calcolando la distanza fino a casa mia. Citofono e senza risposta, mi apre il cancello. Quando chiudo il secondo cancelletto lo ritrovo sull'uscio di casa in pantaloncini e felpa.
<<Ciao.>>
<<Ciao.>> bravo Nicola, adesso che cazzo faccio. Edoardo si sposta e mi invita ad entrare, e così faccio restandoci poi a guardare in faccia stando zitti.
<<Sei venuta a piedi?>> chiede spezzando l'imbarazzo che c'è nell'aria.
<<Mi ha accompagnato Nicola.>>
<<Bene.>>
<<Sì.>> brava Aurora, tu si che sai affrontare una conversazione.
<<Quindi?>>
<<Io...>> mi torturo le mani in cerca di coraggio ma la voce continua ad incrinarsi ad ogni parola. Edoardo elimina quella distanza tra noi e mi abbraccia restando sempre in silenzio e un peso dentro al petto finalmente mi lascia respirare <<Mi manchi.>> sussurro con il nodo che ho in gola.
<<Ti va se ci sediamo?>> annuisco e camminando all'indietro Edoardo si siede sul divano con me ancora tra le braccia <<Pensavo di averti persa.>> mi sussurra tra i capelli e io scuoto la testa.
<<Che hai combinato?>> gli chiedo mentre gli passo una mano sulle cicatrici delle nocche.
<<Un po' di guai.>>
<<Che mi racconterai per metà.>>
<<No, stavolta no.>> mi prende per mano e mi porta in cucina <<Però prepariamo qualcosa intanto.>> mentre mi siedo su uno degli sgabelli Edoardo inizia a frugare in giro per la cucina <<Ho fatto a botte.>> inizia <<Con Alessandro, tre volte.>> e il mio stomaco si chiude <<Perché sbagliava a parlare, sul tuo conto.>>
<<Che centro io?>>
<<Gli piaci. E sa che sei il mio punto debole.>>
<<Piaccio ad Alessandro?>> sono il punto debole di Edoardo?
<<E ogni giorno da quando avevamo litigato si avvicinava sempre di più a te, e questo mi faceva... impazzire. Non per essere possessivi, ma perché era lui, e lo faceva apposta. Alessandro ti vuole Aurora.>> mi guarda negli occhi e subito dopo riabbassa lo sguardo.
<<Ma io voglio te, o a quest'ora non sarei qui.>> sospiro pesantemente <<Almeno dimmi che non è morto.>>
<<Non ancora.>> poggio la testa sul tavolo per poi tirarla subito su.
<<E la litigata con Anibal?>>
<<Lui aveva realmente sbagliato a parlare, disse una cosa sui miei nonni ma non lo fece apposta.>> ride.
<<Tutto qui? Cioè ti sei quasi ammazzato con Alessandro per me?>>
<<Mi ammazzerei con tutti per te, Aurora.>>
<<Ma non devi, è questo il punto.>>
<<Lo so.>> rido di sollievo, per così dire, e poggio la testa sul tavolo <<E ho rotto anche un vaso.>>
<<Vuol dire che lo andremo a ricomprare.>>
<<Mi dispiace tanto.>> ammette.
<<Mi hai fatto passare una settimana d'inferno.>>
<<Non esagerare.>> mi pizzica il fianco.
<<Sei l'unico con il quale ho tanta pazienza.>>
<<Per questo ti amo.>> sta per baciarmi quando lo blocco con la mano.
<<Sì, bravo, adesso dammi quei dolcetti al caramello che hai nel frigo.>>
<<Solo se resti con me stasera.>>
<<Non sei nella posizione di avanzare richieste.>>
<<Pensavo di sì...>> inizia a scorrere le dita su e giù per la parte interna della mia coscia. Lo stesso ritmo che mi fa andare in tilt il cervello.
<<Smettila.>>
<<Non lo pensi davvero.>>
<<Non- non sai quel che penso.>>
<<Stai pensando che tra poco crollerai.>>
<<Non succederà.>> inizia a salire sempre di più e il fiato mi si blocca in gola. Scendo in fretta fallo sgabello <<Non hai nessun potere su di me.>> afferro il rotolo di carta e glielo lancio addosso, corro verso il frigo, prendo i dolcetti e provo a correre verso il salone, ma Edoardo riesce in tempo ad afferrarmi per la vita e a caricarmi in spalla. Riesco ad infilarmi in bocca cinque dolcetti al caramello prima di essere scaraventata sul divano.
<<Sei un'ingorda.>> blocco in tempo il cuscino che mi ha lanciato.
<<Vestiti.>>
<<Ti stavo per dire il contrario.>> trattengo una risata e lo guardo.
<<Andiamo all'Ikea.>>
<<Preferisco di gran lunga la mia idea.>>
<<Muoviti!>>
Un'abbondantissima mezz'ora e finalmente il motore della moto si spegne nei sotterranei dell'edificio.
<<Prendi il carrello.>>
<<Un altro ordine e stanotte te ne penti.>> mi blocco dal camminare quando il suo sussurro arriva basso e piatto al mio orecchio <<Mi hai fatto arrivare qui per un vaso?>>
<<In realtà per queste.>> afferro una candela alla vaniglia e gliela metto sotto al naso.
<<Per una candela?>>
<<Per tante candele.>> inizio a caricarne almeno sette nel carrello.
<<Ma sei matta?>>
<<Sono in astinenza di candele.>> e poi di vasi e un po' di piante finte.
<<Mi stai ristrutturando casa?>>
<<Beh, devi ammettere che casa tua è un po' triste.>>
<<È semplice, non è triste.>>
<<È tristissima.>> e poi diretti alle casse e subito dopo un'altra volta a casa. Le buste le lasciamo appena davanti alla porta, più in là ci penseremo, per ora mi butto a capofitto sul divano ed Edoardo che si butta su di me. Vorrei spiegare la sensazione di quando mi riesco a perdere nei suoi occhi, ma non penso esistano parole per descriverlo <<Che c'è?>> i suoi capelli passano in modo così liscio tra le mie mani. Edoardo Palmieri mi completa.
<<Resta con me.>>
<<Io ci resto a vita con te.>>
<<Giuralo.>>
<<Lo giuro.>> e per un po' restiamo a guardarci in silenzio. Perché che lo spiego a fare che quando sono con Edoardo per me il mondo potrebbe anche scoppiare? Scoppierebbe e io lo continuerei a guardare senza accorgermi di nulla.