<<Discorso! Discorso! Discorso!>> nel momento in cui Francesca inizia a sbattere la forchetta sul bicchiere la sala profonda nel silenzio. Mancano veramente pochi minuti alla mezzanotte, al quattordici marzo e ai miei diciotto anni e come promesso da Federico sono seduta al tavolo della saletta di Luigi mentre accanto a me ci sono tutte le persone fondamentali della mia vita, o almeno in parte <<Bene, allora.>> mi metto a gambe incrociate dopo aver tolto i tacchi e alzo il bicchiere con lo spumante in aria <<Finalmente tra pochissimi minuti diventerò maggiorenne!>> fingo un urlo e qualche risata si libera <<Avevo pensato molto al discorso da fare questa sera eppure adesso non ritrovo molto da dire perché me lo sono scordato. Ognuno di voi ha una parte fondamentale nella mia vita.Vorrei davvero ringraziarvi tutti per essermi stata accanto quando vicino non volevo nessuno, quando mi avete fatto ridere quando in realtà volevo solo piangere e quando mi avete accolta come se ci conoscessimo da una vita. Spero davvero che ciò che ho davanti agli occhi duri ancora un po'. In ogni caso lo direi lo stesso e lo farei sempre ma le cose accadono come nulla fosse e quindi voglio che vi ricordiate che vi voglio bene, quel bene che non si prova tra amici ma tra una famiglia.>> prendo un sospiro e alzo gli occhi al cielo <<Ti voglio bene.>> cerco in tutti i modi di non farmi uscire le lacrime quando penso a Tiziano che ora come ora potrebbe essere seduto al tavolo qui con noi <<E mi manchi tanto.>>
<<A Tiziano, e ad Aurora.>> Francesco alza il bicchiere in aria e tutti brindiamo scontrando i bicchieri e sentendo il suono dell'orologio che segna la mezzanotte <<Auguri!>> un coro di voci e qualche applauso si alza per la sala e io mi asciugo le lacrime ridendo. Guardo Alessia e noto che guarda un po' sopra le mie spalle, e proprio quando mi rigiro trovo Anibal con una ciotola di acqua in mano.
<<Giammai!>> scappo fuori dal locale e dopo aver svoltato l'angolo mi nascondo cercando di soffocare le risate.
<<My sol!>> mi ritraggo ancor di più quando d'un tratto, mi scontro contro qualcosa di morbido e sento solo una parola prima che tutto
diventi buio "Dormi."<<Perché sei qui?>> mi domandò mentre con una mano mi afferrò il braccio e con gli occhi si guardò intorno.
<<Sei bollente.>> le sue dita a contatto con la mia pelle erano più calde del solito e un aspro mi arrivò dritto in bocca.
<<Non saresti dovuta mai venire.>>
<<Non farlo, non cacciarmi di nuovo.>>
<<Abbiamo giurato fedeltà e tu mi stai tradendo.>> i suoi occhi neri riuscivano a penetrare i miei.
<<Ho giurato fedeltà alla persona per cui morirei.>>
<<Se ci scoprono rimpiangerai questa frase.>> mi portò sotto un ponte.
<<Sono qui, sono qui per te.>>
<<Lo so, ma non puoi infrangere la nostra promessa, non voglio perderti.>>
<<Non mi perderai mai.>> accarezzai il suo viso ma ritrassi la mano <<Non posso toccarti se dentro di te ribolle la rabbia, lascia che io ti baci. Ti prego.>> lasciò intrecciare le nostre mani e le sue labbra aderirono perfettamente alle mie.
<<Devi promettermi che non tornerai più qui. Se dovessero scoprirti io->>
<<Tu mi perdonerai in quel caso, e scapperai il più lontano possibile.>>
<<Non andrei in nessun altro posto senza te al mio fianco.>>
<<Lo so.>>
<<Ti riaccompagnerò alla porta e tornerai a casa per ritornare ad incontrarci sotto il salice piangente un'altra volta>> mi diede un bacio <<E un'altra ancora.>> ancora un altro."Svegliati" gli occhi mi si aprono di scatto e la mia pelle raggela senza saperne il motivo. Mi alzo da terra e quando mi guardo intorno vedo solo il blu della notte e un'infinità di piccoli luci in lontananza immerse in un silenzio tombale. Una figura minuta è seduta al margine del panorama con le gambe a penzoloni e i capelli mossi dal vento. Delilah. Si gira come se avesse sentito il suo nome uscire dalle mie labbra e mi sorride <<Auguri.>>
<<Dove siamo?>> intorno a me non vedo altro che due porte e nient'altro. Un tetto.
<<Su un tetto, non noti?>> apre il braccio indicando gli spruzzi di luce artificiale.
<<Dove siamo?>> ricordo solo ora tutti al ristorante <<Come mi hai portata qui? Mi hai drogata?>> la bionda ride e poi si alza in piedi.
<<Sai, tu mi causi davvero molti problemi.>> mi gira intorno e per la prima volta le scarpe da ginnastica rimpiazzano il fastidioso rumore dei tacchi a spillo.
<<Tu sei pazza.>>
<<Noi siamo, su uno dei palazzi più alti della città a centoventotto metri da terra.>> si avvicina a me e si siede a terra <<Siediti anche tu.>> imito il suo gesto <<Per colpa tua io non posso tornare a casa.>>
<<Per colpa mia?>>
<<Din din din din din! Aurora, mia cara e ingenua Aurora.>> mi riavvia i capelli dietro l'orecchio e in un attimo la sua mano arriva dritta alla mia guancia facendomi perdere l'equilibrio e rotolando a terra <<Tu non immagini neanche da quanto tempo io stia aspettando questo momento.>> mi porto una mano sulla guancia e mi rimetto dritta <<Sembrerebbe che fin quando tu resti viva le tue decisioni ricadranno sempre su di me, su Alessandro e non sai quante altre persone. È proprio per questo che ho scelto questo panorama!>> la sua voce acuta riesce a far tremare anche le mie ossa <<Certo, non immagini neanche la mia sorpresa quando Edoardo aveva dato la conferma che fossi tu, ma sei tu! Sei proprio tu! Lo capisco sai? Ti senti confusa al momento, disorientata, un attimo prima stavi festeggiando la tua maggiore età e poof, un attimo dopo sei qui, con me.>> inizia a saltellare e io mi incollo sempre più al tetto <<Quindi adesso ti sarei grata se non ti spaventassi.>> quando porta le mani dietro la schiena le riesce poi con una pistola e il fiato mi si blocca in gola <<Oh no no, io non farò nulla, voglio dire, non farò nulla se tu farai come dico io. Ci sono due colpi in quest'oggetto carino, ma sorpresa sorpresa! Te ne basta solo uno per fartelo passare dalla gola.>> si porta l'arma alla appena sotto il mento <<Alla tua testolina carina.>>
<<Ti prego Delilah, no, ti scongiuro.>> mi si avvicina di corsa e io tremo al suo contatto.
<<No, no, no stellina! Non piangere, è davvero più facile di quel che sembri, premi il grilletto e in un paio di giorni ti ritroveranno.>> mi afferra i capelli tra le dita e mi tira la testa indietro <<Senti, Aurora, non ho davvero tutta la nottata, davvero no, quindi o ti pianti questa cazzo di pallottola nella testa o lo farò io.>>
<<Ti prego...>> una delle due porte si apre di colpo.
<<Adesso basta Delilah.>> la voce di Alessandro mi arriva dritta alle orecchie.
<<Alessandro! Ti prego aiutami!>>
<<Basta? Basta? Se lei non si ammazza lo farò io.>> stringe i miei capelli intorno alla sua mano e si piazza dietro di me puntandomi la pistola al collo e un urlo mi esce dalla bocca.
<<Non era così che avevamo detto di farlo.>>
<<No, ma così chiuderemo questa storia una volta e per tutte.>> alle spalle di Alessandro appaiono Francesco, Nicola e Anibal.
<<Vi prego, vi prego aiutatemi.>>
<<Delilah, ahora basta, déjala ir!>>
<<Se lei non muore stanotte la storia non finirà!>>
<<Ma quale storia? Ti prego!>> la testa mi sta scoppiando e le lacrime non mi fanno vedere come vorrei.
<<Basta.>> la voce di Edoardo mi arriva dritta e piatta <<Lasciala.>> si avvicina lentamente.
<<Se fai un altro passo giuro che le faccio scoppiare il cervello.>>
<<Delilah, lasciala andare.>>
<<Porca puttana stai indietro!>> ricarica la pistola e fa partire un colpo ai piedi di Edoardo che si blocca di scatto <<L'ultimo è il tuo.>>
<<Aurora, guardami.>> il ragazzo richiama la mia attenzione <<Chiamami, chiamami con il mio nome.>> riesco a sentire perfettamente la sua voce tremare e questo mi confonde ancor di più.
<<Ma che cosa sta succedendo...>>
<<Ti prego Aurora.>> sta piangendo. Quando sto per aprire la bocca un altro sparo parte e gli occhi di Edoardo si spalancano completamente. La stretta sui miei capelli viene lasciata e io crollo a terra. Quando mi giro la prima cosa che vedo è Alessandro che tiene Delilah dalle spalle e le lacrime non smettono di uscirmi quando Edoardo mi avvolge tra le sue braccia <<Dimmi che stai bene.>> mi sussurra e mi tasta il corpo in cerca di un foro <<Portala via porca puttana!>> urla al biondo.
<<State facendo un grosso errore! Non funzionerà! Uccidila e torniamo a casa!>> Delilah urla e io tremo.
<<Funzionerà.>> urla Edoardo.
<<Morirà!>>
<<Ma che state dicendo...>> scuoto la testa e mi accascio a terra.
<<Andiamo.>> da dove erano tutti apparsi di nuovo spariscono. Tutti tranne Edoardo.
<<Mi dispiace tanto.>> mi leva i capelli dalla faccia e continua a ripeterlo.
<<Che sta succedendo?>>
<<Te lo spiegherò ma devi fidarti di me, ti prego Aurora devi fidarti di me ora, dimmi che ti fidi di me.>> allungo una mano sul suo viso e gli asciugo le lacrime che glielo bagnano.
<<Non ci riesco...>> dico tra un si ghiozzo e un'altro <<Non riesco a fidarmi di te.>>
<<Ti prego, non fare così.>>
<<Io non sto capendo più niente, voglio solo tornare dai miei amici, mi staranno cercando ovunque, voglio andare a casa.>>
<<E ci andrai, te lo prometto ma devi ricominciare a fidarti di me, ti prego Aurora.>> si passa una mano sul viso e mi tende la mano <<Vieni.>> mi fa alzare in piedi avvicinandosi al cornicione del tetto <<Guarda la luna, è piena, la vedi?>> mi asciugo le lacrime e annuisco <<Ricordi quando mi avevi detto che in qualche modo sentivi un legame con essa?>>
<<Sì, ma che c'entra...>> tiro su con il naso e mi asciugo gli occhi <<Edoardo ti prego, riportami a casa.>>
<<Ho bisogno che ti calmi.>> le lacrime si bloccano e con loro anche l'attacco d'ansia, mi avvolge tra le sue braccia ed è come se nulla tra noi fosse mai cambiato <<Devi fidarti di me.>> annuisco e ispiro il profumo dei suoi vestiti <<Chiamami, chiamami con il mio nome.>>mi prende il viso tra le mani e io non sento più forza nelle gambe.
<<Ma che cosa vuol dire?>>
<<Chiamami con il mio vero nome, Abigor.>>
<<Abigor?>> una scarica mi attraversa tutta la schiena e in tempo Edoardo mi riprende dal cascare a terra.
<<Così, brava.>>
<<Abigor...>> tutto intorno inizia pian piano a girare.
<<Ehi, ehi, ehi, ehi.>> inizia a schioccarmi le dita davanti gli occhi e pian piano mi rimetto in piedi <<Ti fidi di me?>> annuisco e mi appoggio al suo petto con le mani <<Ho bisogno che urli.>> mi sussurra tra i capelli.
<<Che urlo?>>
<<Ho bisogno che urli il mio nome.>> le mani che prima mi cingevano la vita adesso fanno forza sulle mie spalle buttandomi fuori dal tetto. Facendomi precipitare di sotto. E in un attimo mi passa tutto davanti gli occhi. La mia famiglia, i miei amici, i miei nemici, le risate e i pianti. Vedo il viso del ragazzo che amavo allontanarsi sempre di più e mentre mi focalizzo su quegli occhi neri una fitta mi arriva dritta nel corpo e urlo, urlo per davvero, urlo di dolore e di paura.
<<ABIGOR!>>