Ti Piacciono I Salici?

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<<Ci vediamo domattina sul retro.>> saluto dalla finestra tutte le persone che stanno tornando a casa e mi mordo le labbra pensierosa mente guardo quelli rimasti nella sala. Arriviamo fortunatamente a trenta persone pare. Do un occhiata al bosco fuori e da una parte mi inquieta già il buio che si sta facendo strada tra gli alberi. Abbiamo barricato tutto quanto, ci sono pile di banchi davanti tutte le porte e ogni via d'entrata, ormai abbiamo occupato. Ho già preso tre caffè controvoglia per fare il turno di notte e la testa mi sta scoppiando senza fermarsi di pensare. Sospiro e mi avvio verso la sala dove i ragazzi stanno chiudendo il muro di plastica e mettendo in ordine i tavoli. Mi avvicino a Gallo e gli metto una mano sulla spalla <<Che vento tira da queste parti?>>
<<Calmo, ci stiamo organizzando per bene.>>
<<E da mangiare?>>
<<Ordiniamo qualcosa?>> lo guardo con un'espressione da "ma davvero?".
<<Abbiamo due cucine a disposizione.>>
<<Ma ci servono le chiavi.>>
<<Io so dove tengono il mazzo secondario.>>
<<Cioè si fidano così tanto di te?>> alzo le spalle e sorrido <<Non lo so, aspetta.>> batte due volte la mano sul tavolo <<Due spaghetti vanno bene?>> chiede a tutti. Annuiscono e sono convinta che nessuno avesse pensato alla cucina <<Vuoi una mano?>>
<<Per adesso faccio da sola.>>
<<Qualsiasi cosa urla.>> mi stringe il braccio e gli sorrido. Il freddo di novembre si fa davvero sentire qui sopra, ed infatti nel momento in cui entro in cucina accendo tutti i fornelli. Arrivo fin davanti lo sgabuzzino e inizio a contare sette piastrelle da terra, fino a quando l'ottava con un pugno esce fuori da un lato e rivela le chiavi.
<<Bingo.>> le afferro e apro la porta bianca davanti a me, prendo un carrello e ci metto sopra quattro pacchi di spaghetti, tutta la conserva che possa servirmi e qualche po' di cipolla. Esco dal magazzino e lo richiudo per poi rimettere le chiavi a posto. Mentre spingo il carrello con il ventre mi lego i capelli in una crocchia fatta totalmente a caso. Apro l'armadio di metallo e afferro un coltello, poi vado nella plonge e prendo un tagliere. Nel momento in cui torno in cucina sussulto quando trovo Edoardo che esamina le cipolle <<Mi hai fatto prendere un colpo.>> poggio tutto su un piano e mi avvicino al carrello.
<<Perché sei sola?>>
<<Mi piace lavorare da sola.>>
<<Vuoi che me ne vada?>>
<<Me lo stai chiedendo davvero?>> alzo un sopracciglio.
<<Tanto non mi sarebbe interessata la tua risposta.>>
<<Basta che non tocchi nulla.>> sto per prendere le cipolle quando mi blocca il polso con la mano.
<<Che hai?>> sento un vuoto nello stomaco così brutto che nel momento in cui i suoi occhi neri catturano i miei mi si forma un nodo in gola.
<<Nulla.>> mi esce più come un sussurro e mi affretto a schiarire la voce.
<<Aurora, che hai?>>
<<Sono solo agitata.>> scuoto la testa e mi libero dalla sua presa <<Penso sia normale essere agitati quando si sta nel bel mezzo di un bosco di sera con il freddo.>> sbotto.
<<Odi il caffè e quanti nei hai presi?>>
<<Tre!>> gli urlo ed Edoardo ride <<Sai di essere la persona più insopportabile di questa scuola? Cioè davvero io non ti capisco sei fastidioso e->> lancio un urlo di frustrazione.
<<Però ti piaccio.>> lo guardo in cagnesco.
<<Puoi andare in sala per favore?>> inizio a tritare la terza cipolla e il sangue continua a salirmi al cervello quando non mi risponde. Sto per girarmi quando sento qualcosa poggiarsi sulla mia schiena, una felpa nera.
<<Va meglio?>> quando mi giro lo trovo a maniche corte e le braccia scolpite mi obbligano a guardare altrove.
<<Non hai freddo?>>
<<Credimi, neanche un po'.>>
<<Grazie.>> si mette seduto sul carrello e scivola pian piano dall'altra parte di fronte a me <<Sei strano.>>
<<Perché lo pensi?>> calo il sale che basta nel bollitore e inizio ad aprire i pacchi di pasta.
<<Boh, lo penso e basta.>> giro il sugo e dopo averlo assaggiato lo spengo.
<<Ti piaccio per questo, no?>>
<<Ancora con questa storia?>>
<<Dai angioletto ammettilo e mettiamo una croce sopra.>>
<<Ma non mi piaci!>>
<<Stai mentendo sapendo di mentire.>>
<<Tu hai dei seri problemi Edoardo Palmieri.>>
<<Posso farti una domanda?>> ruoto gli occhi al cielo e inizio a scolare la pasta.
<<Vai.>>
<<Perché mi dissi di non dirlo a nessuno di cosa successe la notte di halloween?>> mi passa un mestolo e inizio ad amalgamare il tutto. Scuoto la testa.
<<Non lo so.>>
<<Lo hai mai detto a qualcuno? Ciò che hai detto a me?>> mi faccio scivolare il carrello accanto e con un po' di forza carico la grande pentola su esso, arrivo in plonge e raccolgo un po' di piatti.
<<Ma perché me lo stai chiedendo?>>
<<Perché sono sicuro che tu non sia mai andata nel particolare come quella sera con nessuno.>>
<<Pensa un po' quello che ti pare.>> Edoardo mi apre la porta della sala. Quando entriamo sorrido nel vedere tutti i tavoli messi da un lato e le tovaglie che formano un grande quadrato a terra dove tutti sono seduti e parlano.
<<Non abbiamo coperte, ma di queste ce ne sono in abbondanza.>> Gallo afferra il carrello dall'altra parte.
<<Se vi mettete un fila iniziamo a mangiare.>> dico a tutti, e così fanno, si mettono in ordine ridendo e scherzando e per un attimo tutta l'ansia che avevo addosso sembra dissolversi. Come un grande party. Riempio i piatti di tutti senza lasciarne uno vuoto e mi si riempie il cuore quando alcuni fanno il bis <<Se lo vedessero i professori non ci crederebbero.>> dico a Gallo.
<<Ci hanno sempre sottovalutati prendendoci di mira, non cambieranno mai idea.>>
<<Non ha importanza, vi conosco per quello che siete non per come apparite.>> mi sorride e prima di andare a fare qualche chiacchiera in giro mi scompiglia i capelli, e il suo posto viene occupato da Anibal, Nicola e Francesco.
<<Raggio di luna, complimenti per la pasta.>> dice il rosso. Gli faccio un inchino.
<<Sei stata coraggiosa a rimanere qui, pensavo davvero che la notte la passassi a casa.>> Francesco addenta un boccone dopo l'altro.
<<E lasciarvi far scoppiare la struttura? No, grazie.>> rido per poi guardare tutti che parlano in cerchio <<Pensate che resteranno svegli tutta la notte?>>
<<No, no esta noche, sono tutti stanchi.>>
<<Voi siete proprio sicuri di non volere andare a casa?>>
<<E lasciarti far scoppiare la struttura da sola? No grazie.>> mi scimmiotta Francesco e insieme scoppiamo a ridere.
Anibal aveva ragione, quasi tutti si sono addormentati a terra coprendosi con le tovaglie. Qualcuno è ancora sveglio mentre smanetta con il cellulare e io li guardo un po' tutti.
<<Sicura che non vuoi compagnia?>> borbotta Francesco mentre sta per addormentarsi.
<<Tranquillo.>>
<<Buonanotte bionda.>> gli scompiglio i capelli e mi avvio verso l'uscita della sala ma mi soffermo quando vedo Edoardo seduto a terra con le braccia incrociate e ormai addormentato. Afferro una tovaglia piegata e mi ci avvicino pian piano per poi coprirlo come meglio posso.
<<Tu sei proprio strano Edoardo Palmieri.>> sussurro mentre guardo la sua pelle che viene illuminata dal chiaro di luna. Sembra quasi che brilli <<Mi piaci per questo.>> sorrido e scuoto la testa, esco dalla sala e mi metto seduta alla postazione di Michele usufruendo della sua poltrona comoda. Accendo il monitor delle videocamere e un po' mi inquieto ma mi faccio coraggio. Guardo la luna che brilla in tutta quell'oscurità e stringo tra le mani il ciondolo che ho al collo <<Con la luna vedi sempre dove vai.>> sono sempre queste le parole che mi ripeto <<Questa nottata non passerà mai.>> giro lo sguardo verso la sala e anche l'ultimo cellulare che prima era acceso adesso non c'è più. Controllo l'ora e le due e ventisei si prendono gioco di me <<Ma come gli passa il tempo a Michele quando sta qui?>> guardo la lavagna che si trova appena davanti il bancone dove sono io, mi alzo e afferro il pennarello nero <<Però cosa disegno? Qualcosa che mi richieda ore...>> cerco sul cellulare il volto di qualcuno e inizio questa causa persa.
Con il sonno che mi urla alle orecchie e gli occhi che mi si intrecciano da soli finalmente alle cinque e cinque di mattina ho finito il disegno. Che ho completamente cambiato nel bel mezzo del lavoro.
<<Ehi.>> soffoco un urlo guardandomi di scatto quando la voce bassa e appena sveglia di Edoardo mi arriva sussurrante alle orecchie <<Scusa, non volevo spaventarti.>> ispiro e poso il pennarello alla base della lavagna bianca.
<<Che ci fai in piedi? Sono le cinque.>> alza le spalle e si sfasa i capelli mossi. Si vede che sta morendo di sonno <<Vai a dormire.>>
<<Non voglio lasciarti da sola.>> sorrido e scuoto la testa, faccio il giro del bancone e mi rimetto seduta <<Sei stanca?>>
<<Poco, ormai c'è la luce.>> guardo il cielo fuori che pian piano si sta schiarendo.
<<Che hai fatto tutto questo tempo?>>
<<Ho guardato il cielo, ogni tanto le videocamere, e ho disegnato un po'.>> si sporge verso la lavagna e mi confondo quando il suo viso si pietrifica <<Che c'è?>>
<<È...>> si schiarisce la voce <<Molto bello, non sapevo sapessi disegnare.>>
<<Grazie.>> incrocio le gambe e inizio a muoverne una avanti e indietro <<Puoi rimanere un attimo qui? Devo andare al bagno.>> annuisce e io mi alzo per iniziare a salire le scale <<Non fare macello.>> sorride e io cerco di fare il meno rumore possibile mentre salgo le scale di legno. Per la paura che mi fa questo corridoio in pochi minuti torno al piano di sotto e tappo la bocca trattenendo una risata quando trovo Edoardo addormentato sulla sedia. Mi ci avvicino in silenzio e butto un occhio sulle telecamere e vedendo tutto tranquillo decido di mettermi seduta sotto la finestra, ma il mio polso viene bloccato dal ragazzo qua che pensavo addormentato <<Che vuoi?>>
<<Resta qui.>>
<<Mi vado a mettere seduta.>> scuote la testa con tutti gli occhi chiusi e mi afferra per la vita mettendomi seduta su di lui <<No, no, no, hai capito male.>>
<<Sta zitta.>> abbassa lo schienale e mi fa sdraiare sul petto come se nulla fosse e sento una strana sensazione nello stomaco quando il suo profumo mi avvolge completamente. Per la seconda volta.
<<Sei caldissimo.>> sussurro.
<<Tu sembri morta.>> gli pizzico il fianco e lo sento ridere <<Aurora.>>
<<Mh?>>
<<Ti piacciono i salici?>>
<<Mi chiedi se mi piacciono i salici?>> sorrido.
<<Credo di sì.>>
<<Che dovrei risponderti? Sì? Che ne so.>> sospiro <<Sei proprio strano.>> mi lascia un bacio sui capelli e il mio cuore si ferma.
<<Ti piaccio per questo.>> mi mordo il labbro e sorrido. Se mi piacciono i salici... io boh.

Il Mio Cuore Chiede Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora