<<Puoi sederti.>> dice mentre lancia le chiavi della moto sul tavolo.
<<Posso sedermi? Ma che cazzo ti viene in mente, eh? Oltre alla figura di merda che mi hai fatto fare davanti a tutti i miei amici pensi di poter anche iniziare una rissa!?>>
<<Cosa dovrei dirti?>> si stende sul divano che da le spalle ma io resto a braccia incrociate accanto alla porta.
<<Qualsiasi cosa che ti passa per la testa magari!>>
<<Nulla quindi.>>
<<Dove sei stato? Tutte queste settimane dove eri finito?>>
<<Qui.>>
<<Ok.>> abbasso la maniglia della porta di casa e metto un piede fuori.
<<No! Va bene, basta che vieni qua e ti risponderò.>> non mi guarda quando lo dice, continua a guardare la tv spenta. Chiudo la porta e lo raggiungo sul divano mettendomi distante il più possibile ed incrociando le braccia, lo faccio sempre quando non sono a mio agio.
<<Dove sei stato?>>
<<Qui, te lo giuro.>>
<<E ti sei rifatto vivo proprio oggi?>>
<<Avevo una brutta sensazione.>>
<<Non è una spiegazione.>>
<<Ma è un fatto, o sbaglio?>> ripenso a Raffaele.
<<Perché hai menato Raffaele?>>
<<Ma se è caduto per terra!>>
<<Prima, volevi menarlo, perché?>>
<<Perché ti ha baciata.>> non so perché ma sento un vuoto allo stomaco quando questa frase e la sua voce si fondono.
<<Ma questo non ti da il permesso di saltargli addosso.>> cerco di fargli capire.
<<Lo so.>> butto fuori l'aria pesantemente e mi avvicino di qualche millimetro.
<<Perché ti arrabbi se sto con Alessandro?>>
<<Perché pensi che sia una brava persona.>>
<<È mio amico.>> Edoardo ride e scuote la testa.
<<Tu non lo conosci.>>
<<È possibile che secondo te non sono a conoscenza di niente? Santo Dio, per te ogni cosa è come se fossi una stupida idiota.>>
<<Non lo conosci e basta!>> si alza di scatto e inizia a vagare per il salone toccando tutto quello che trova.
<<Se tu mi urli un'altra volta contro esco da quella porta e non mi vedrai mai più.>> gli punto un dito contro.
<<Scusami.>>
<<È successo qualcosa tra voi due?>> Edoardo mi guarda pensando se rispondermi o meno <<Questa è la tua ultima possibilità per darmi delle serie risposte.>>
<<Eravamo amici.>>
<<Scontata come cosa.>> si incanta a guardare la libreria a muro.
<<Non ci preoccupavamo di nulla e di nessuno, eravamo fratelli.>> stringe i pugni e continua <<Per poter vivere però servono delle regole, che bene o male rispettavamo. Un giorno però una di queste regole venne infranta.>>
<<Da Alessandro?>> scuote la testa.
<<Fui io ad infrangerla. Non lo ammisi subito, feci passare un po' di tempo e alla fine presi il coraggio di confidarglielo, era mio amico e mi fidavo di lui. Ma mi sbagliai, Alessandro andò fuori di testa, iniziò ad urlarmi contro e a creare un muro tra noi due, lo disse a tutti quelli che conoscevamo, a quelli che ci proteggevano ma non poteva immaginare che così facendo avrebbe rovinato la vita a me, a lui e a tantissime altre persone. Per questo ti dico che non lo consoci, può sembrarti anche un cucciolo di Labrador ma nell'animo rimarrà sempre un'infame.>> rimango in silenzio a pensare <<Andiamo Aurora, fammi la domanda che tanto hai paura di farmi.>>
<<Cosa avevi fatto?>> sussurro la domanda come se il tono di voce essendo più basso possa non ferirlo.
<<Mi ero innamorato.>> riesce a procurarmi più dolore questa frase che qualsiasi altra cosa.
<<E cosa c'entra la regola?>>
<<Era questa la regola, non potevamo farlo, non potevamo stare insieme.>>
<<Perché no?>>
<<Perché lei era troppo buona per fidarsi ciecamente di un mostro come me.>> lo fisso di sbieco.
<<Sai che tutta questa storia sembra inventata, vero?>>
<<Già...>> lo dice come per accontentarmi.
<<Se fosse vero... forse Alessandro in parte l'ha fatto per proteggerti?>> azzardo sperando che Edoardo non inizi ad urlare.
<<No, l'ha fatto per proteggersi.>> si siede sul divano e continua a guardarmi negli occhi <<Se la tua migliore amica ti dicesse che vorrebbe tanto andarsi a fare un tatuaggio ma sai che i suoi genitori darebbero di matto, faresti la spia o le consiglieresti di farlo in un luogo nascosto?>> senza attendere risposta annuisce sapendo già cosa stavo per dire <<Ci nascondevamo anche noi, avevamo il nostro luogo segreto. Eppure Alessandro ha dovuto rovinare tutto. È per questo che perdo il controllo quando vedo che vuole fare l'amico con te.>> quindi Edoardo Palmieri non è altro che un ragazzo dal cuore rotto.
<<Quando prima stavi litigando con Raffaele.>> mi bagno le labbra e prendo il coraggio <<I tuoi occhi erano diventati rossi. Un rosso fuoco.>>
<<Ti sbagli.>>
<<Io so quello che ho visto.>>
<<E cosa hai visto esattamente?>>
<<Tu, urlavi contro Raffaele e d'un tratto i tuoi occhi->>
<<I miei occhi si sono scontrati con la luce del sole.>>
<<Ma degli occhi neri come i tuoi non possono riflettere quel rosso.>>
<<Ma l'hanno fatto.>> si guarda le mani <<So di averti fatto spaventare quella volta in moto. Ti ho detto le cose come stanno, ti posso riaccompagnare a casa.>>
<<Mi hai detto tutta la verità?>>
<<Sì.>>
<<Edoardo->>
<<Io ti ho detto tutta la verità, tutta quanta.>> la sua voce rotta mi fra stringere il cuore e sono sicura di aver davanti il vero Edoardo, quello che non tutti conoscono. Non so mai cosa dire quando sono in certe situazioni, mi avvicino alle gambe di Edoardo e ci poggio la testa sdraiandomi iniziando a lasciargli carezze sopra, è l'unico modo che ho per stargli vicino <<Era bella? La ragazza?>> vorrei saperne di più, però vorrei non ferirlo.
<<Era la più bella che avessi mai visto, gentile e sorrideva sempre, si lasciava imbrogliare facilmente e non riusciva mai ad arrabbiarsi.>>
<<Che fine ha fatto?>>
<<Non lo so, sono passati anni ormai.>>
<<E non l'hai più cercata?>>
<<No.>>
<<Come si chiamava?>>
<<Neoma.>> per un momento mi irrigidisco.
<<È la ragazza...>>
<<Già.>> mi alzo di scatto e guardo Edoardo.
<<Mi dispiace tanto, non pensavo->>
<<Non fa nulla, ormai è una storia vecchia.>>
<<Avevo capito che l'avevi rincontrata.>>
<<È quello che pensa Delilah.>>
<<La biondina.>> lo correggo.
<<Sì, lei.>> si blocca per un attimo <<Ma Neoma si ricorderebbe di me.>>
<<Pensi che ti abbia dimenticato?>>
<<Sì.>>
<<Secondo me è difficile dimenticarti per quanto sei un rompicazzi.>> e alla mia affermazione gli scappa una risata <<È un nome strano Neoma.>>
<<Significa luna piena.>>
<<Ti manca?>> in realtà ho paura della sua risposta.
<<No.>> arriccio il naso e annuisco leggermente
<<Non voglio che tu faccia la mia stessa fine, mi dispiace se mi arrabbio così tanto e divento così tanto cattivo.>>
<<Non fa niente.>> alzo le spalle.
<<Perdoni troppo facilmente.>> sorride.
<<Se me l'avessi detto prima forse neanche succedevano questi battibecchi.>>
<<Forse sì.>> sorrido e scuoto la testa <<Adesso ti va di fare le crêpes?>> annuisco e mi alzo dal divano, ma prima di andare in cucina lascia intrecciare la sua mano alla mia. Entriamo, e dopo aver acceso la luce noto una portafinestra che da su un bellissimo giardino non troppo grande. Non l'avevo mai notata. Mi siedo su uno dei sgabelli e guardo il frigo davanti a me.
<<Mi hai fatto stare male.>> ammetto senza guardarlo negli occhi. Lo sento bloccarsi da qualsiasi cosa stesse facendo e riesco a percepire il suo sguardo su di me <<Neanche immagini quanto. I giorni passavano e tu non c'eri. Io sì, ero lì ma non con la testa. Ero costantemente a pensare dove fossi finito, se anche tu mi pensavi. Mi domandavo come potessi essere così pazzo e irritante e scorbutico e anche maniaco psicopatico. E mi domandavo perché mi ci sprecassi tanto. Non lo so ancora, quando sarà te lo farò sapere.>> stringo le labbra mentre disegno cerchi invisibili sul tavolo. E questa è stata la prima volta in assoluto in cui ho affrontato un discorso del genere con un ragazzo.
<<Non sai quanto mi dispiace Aurora, ne sono mortificato, ti giuro.>> annuisco anche se un po' incerta.
<<L'albero di Natale?>> tagliamo il discorso.
<<Non lo faccio.>> nel frattempo prende dalla credenza farina, uova e latte.
<<Mai?>>
<<No, mai.>> rompe tre uova e le inizia a sbatterle.
<<Ma come, e i tuoi genitori?>>
<<Io vivo da solo.>> merda, grande Aurora oggi le stai prendendo tutte.
<<Mi dispiace, sono una frana.>> sorride e nel frattempo aggiunge il latte a filo.
<<Non so chi siano i miei genitori, ho sempre vissuto con i miei nonni e ai miei diciotto anni hanno deciso di darmi questa casa perché a loro non serviva.>> lo dice come se fosse poco importante <<Non essere dispiaciuta, aiutami a fare queste crêpes.>> inizio a mettere pian piano la farina.
<<Quindi, cioè, stai sempre solo?>>
<<Sì, il cane ancora non ce l'ho.>> trattengo una risata.
<<Comunque un bassotto sarebbe perfetto qui dentro.>>
<<Intendi i würstel che camminano?>>
<<Sei crudele.>>
<<Dammi qua.>> mi prende la ciotola e con un mestolo inizia a scaldare il tutto. Osservo bene o male ogni sua piccola mossa e noto solo ora che le sue mani tremano come piume.
<<Hai freddo?>> si gira a guardarmi e le stringe.
<<No, succede da quando sono piccolo.>>
<<Carino.>> sorrido pensando ad un mini Edoardo.
Dopo cinque tentativi di crêpes rotte decido di prendere il controllo io <<Sei una botte d'ansia, vatti a sedere.>> lo scanso dai fornelli e pian piano, mestolo dopo mestolo finisco l'impasto della pastella. Metto tutto nel lavandino e porto le crêpes pronte sul tavolo. Edoardo apre uno scaffale in alto per prendere la nutella e nel frattempo la maglietta gli si alza.
<<Così mi sciupi.>> che figura di merda.
<<In realtà stavo guardando le calamite.>> invento con calma sul momento guardando il frigo dietro lui.
<<Questa non l'avevo mai sentita.>> ride di gusto.
Spalmo la nutella sulle crêpes e iniziamo a mangiarle <<Sono o non sono bravissimo?>> chiede con la bocca piena.
<<Ma se le ho fatte io.>>
<<Io ho fatto l'impasto.>>
<<Sì, ma io le ho cotte senza prima buttarne cinque.>>
<<Erano solo una prova.>>
<<Ma sta zitto e mangia.>> gli tiro un calcio sotto al tavolo e rido.
Dopo aver messo tutto in ordine mentre torniamo in salone mi avvicino alle scale.
<<Posso?>> chiedo guardando il piano di sopra. Sono entrata e uscita da questa casa più volte però non l'ho mai vista del tutto. Edoardo alza le spalle e nel frattempo accende la tv. Mentre salgo, le scale cigolano e quando arrivo in cima decido di esplorare ciò che qui non ho mai avuto la possibilità di vedere. La prima è una camera piena di scatoloni che affaccia su un'enorme terrazza, per poi far spazio al bagno e alla fine la camera di Edoardo. Entro e mi guardo intorno. Appena sulla sinistra c'è una scrivania bianca con una libreria bassa visto il tetto che scende, poi attaccato alla parete un letto matrimoniale bianco e davanti, sulla parete destra, una cassettiera nera. Sotto la finestra che si trova dritta alla porta c'è una panca e accanto un mobile con sopra una tv. Mi sdraio sul letto e riesco a sentire l'odore di Edoardo invadermi il corpo, quando alzo la testa noto sulla cassettiera alcune foto. Mi avvicino e le prendo in mano <<Oh, wow.>> sono tutti paesaggi diversi.
<<Sei morta?>> la voce di Edoardo mi arriva dritta alle orecchie e quasi do una capocciata al tetto basso. Con calma rimetto le foto al loro posto e mi avvio per scendere le scale, ma quando metto il piede sul secondo gradino faccio un ruzzolone per quelli che restano <<Oddio.>> nonostante mi venga incontro velocemente, non appena mi guarda scoppia a ridere sonoramente.
<<Mi sono fatta malissimo, queste scale sono così ripide!>>
<<Vieni.>> mi porge la mano e mi accompagna sul divano aperto. Si mette seduto e continua a guardarmi mentre mi massaggio il gomito. Sbuffa un po' e poi mi attira a sé afferrandomi dalla vita <<Non è che ti addormenti, vero?>> e come faccio ad addormentarmi con il cuore che mi martella nel petto.
<<Forse.>> metto un braccio intorno alla sua vita e la mia gamba in mezzo alle sue, come se sapessi perfettamente come muovermi, come se con lui fossi a mio agio.
<<Aurora.>> sussurra.
<<Ti prego, non chiederti se mi piacciono i salici.>> lo sento ridere e senza accorgermene anche a me scappa un sorriso.
<<Non di chiederò se ti piacciono i salici.>>
<<Menomale.>> borbotto.
<<Però tu non te ne andare.>>
<<Mhmh.>> dopodiché buio.