Dicembre, il mese della magia, della fine e dell'inizio. Il mese che dovrebbe essere passato nel più felice dei modi senza doversi far scoppiare il cervello pensando all'unica che persona che non vi calcola minimamente. I giorni che sono passati sono stati i più lenti della mia vita, mi svegliavo, andavo a scuola e di Edoardo neanche l'ombra, ho passato così tanto tempo con Nicola e Anibal che sembriamo conoscerci da una vita. E adesso sono sopra questa stupida scala mentre striscio impolverandomi per prendere l'albero di Natale sopra il palchettone in legno che costruì mio padre prima di andarsene anni fa <<Se sto coso cede io muoio.>> urlo a mia madre che è sotto di me e mi segue per l'ingresso.
<<Quel coso è l'unica cosa buona che abbia fatto tuo padre.>> e alla battuta di mia madre mi scappa una risata. Sto per dirle di aver trovato la ghirlanda quando bussano alla porta.
<<Vado io.>>
<<Beh a me sarebbe risultato un po' difficile.>> alzo la testa ma la sbatto al soffitto cascando poi con la faccia in avanti e con le tegole che rimbalzano <<Se ne esco non rientro più.>> sussurro. Inizio ad afferrare la scatola con gli addobbi e l'avvicino al buco per uscire, con un po' più di forza spingo l'albero.
<<Non stai toccando i tubi dell'acqua vero?>> mi urla mamma da sotto con la sua solita ansia. Alzo la testa e vedo che in realtà li sto toccando.
<<No, tranquilla!>> mi guardo intorno e controllo di aver preso tutto <<Ok, adesso ti passo le cose, va bene?>> le urlo. Metto le gambe a penzoloni di fuori e cerco l'appoggio della scala, inizio a tirarmi le scatole e alla fine con un po' di difficoltà riusciamo a portarle a terra <<Chi era prima?>>
<<Nessuno, non c'era nessuno.>> alza le spalle per poi andare in cucina. Accendo la play e apro Spotify per poi far partire la mia lunga playlist.
<<E adesso, che inizi la magia del Natale.>> inizio ad aprire tutte le scatole e finalmente do il via agli addobbi.
Dopo cinque ore sono distesa a terra stremata <<La magia del Natale fa schifo.>>
<<Ma guarda te che bello!>> si gasa nonna appoggiandosi al tavolo.
<<Certo l'ho fatto io!>>
<<Brava a nonna, bravissima.>>
<<Grazie, grazie.>> mi rialzo ma quando vedo l'enorme macello che ho combinato mi sdraio un'altra volta.
<<Senti ma..>> chiude la porta e si avvicina a me sedendosi sul divano <<Che fine ha fatto quel ragazzetto che era venuto a casa quella volta?>>
<<Ma che ne so nonni'.>>
<<Sì che lo sai, dai dimmelo.>>
<<Ma perché?>>
<<Perché si vede che c'è qualcosa tra di voi.>>
<<Sì nonna, un muro. Non c'è niente credimi.>>
<<Avete litigato? È per questo che questi giorni sei sempre arrabbiata?>>
<<No nonna, davvero è solo un compagno di scuola.>>
<<Allora smettila di guardarlo così.>>
<<Così come?>>
<<Come se dipendessi dalle sue labbra.>> e stiamo a due.
<<Nonna! Basta, smettila. Guarda che non è un santo.>>
<<Perché tu sì? Ma fammi il favore e riportalo a casa.>>
<<No, basta, finisce qua questa storia.>>
<<Quindi era iniziata?>>
<<No, è stato tutto uno sbaglio.>> nonna mi guarda con una faccia come a dire "certo Aurora, basta che ne sia convinta tu". Scuote la testa ed esce dalla stanza, e una volta rimasta sola mi alzo da terra <<È stato uno sbaglio. Edoardo è uno sbaglio. Io ho sbagliato a fargli da guida. E ho sbagliato ad accettare quel passaggio. Basta, da oggi in poi ci sarà solo Aurora. Come la principessa Aurora.. che aveva il suo Filippo. No basta qui Edoardo è Malefica.>> sto per prendere gli scatoloni da terra quando la porta rimbalza e una statuetta di Natale cade dal mobile.
<<Che hai rotto!?>> urla mamma dalla cucina.
<<No! Non sono stata io!>>
<<Sei una maldestra!>>
<<Ma non sono stata io!>> piagnucolo. Domani sì che sarà una giornataccia.••••
<<Ci rivediamo qui dopo ricreazione.>> ci dice la professoressa di diritto. Oggi è lunedì, piove e fa freddo e ho dei brutti presentimenti. E no, non ho il ciclo. Francesca e Anastasia mi hanno abbandonato per la seconda volta e sono così un fascio di nervi che mi ci vorrebbero otto tisane. Scendo alle macchinette e mi metto in fila per prendere le schiacciatine <<Principe, sei da sola?>> Michele richiama la mia attenzione.
<<Sì calcola, mi hanno abbandonato tutti.>>
<<Non io.>>
<<Non te.>> al mio turno premo il numero A57 e dopo aver afferrato il mio pacchetto torno in classe con calma attraversando il corridoio. Sto per mettere il piede sulle scale quando la voce di Edoardo mi arriva alle orecchie piatta, decido quindi di nascondermi.
<<È lei?>> quando guardo il riflesso nella finestra vedo accanto a lui la biondina e non so perché il mio stomaco rimbomba di vuoto.
<<Non ne sono sicuro.>>
<<È lei, Edoardo?>>
<<Ti ho detto che non ne sono sicuro.>> da quel poco che ne so riconosco che sta per perdere la pazienza.
<<Certo che è lei, stai già dando in escandescenza, non sei bravo a nascondere il fatto che pendi dalle sue labbra.>> vedo la barbie che se ne sta per andare quando Edoardo la afferra per un polso, dovrei... fare qualcosa? E poi a chi si riferiva? Edoardo ha un'altra?
<<Mi muovo da solo.>>
<<Alessandro si è stancato, sai bene che non ci penserebbe due volte a dirle tutto, e sai che succederà.>> imita il rumore di uno scoppio <<Addio Neoma.>> il mio stomaco si attorciglia e mi tappo la bocca con una mano.
<<Se Alessandro proverà soltanto a metterle un solo dito, o se proverà a parlare un'altra sola volta l'ultima cosa che gli uscirà dalla bocca sarà il mio nome quando lo ucciderò io stesso.>>
<<Quanto ancora ti serve?>>
<<Il tempo che mi serve.>> ringhia a denti stretti, lascia la presa alla biondina e risale le scale seguito da lei. Urlo internamente e quando giro i tacchi lancio un vero urlo nel momento in cui mi trovo Alessandro davanti. Sgrana gli occhi e scoppia in una risata quando fa finta di stapparsi le orecchie.
<<Mi hai fatto perdere dieci anni di vita.>> dico portandomi una mano al cuore.
<<E tu l'udito, dove vai così di corsa?>>
<<In realtà in classe.>> gli mostro le schiacciatine ancora incartate.
<<E sei sola? Le tue amiche?>>
<<Una dorme e l'altra pure probabilmente.>> rido alzando le spalle.
<<Se vuoi puoi venire con me, mancano ancora quindici minuti al suono della fine ricreazione.>> per un attimo penso al fatto che Edoardo ha letteralmente detto che vuole ucciderlo.
<<Certo.>> alzo le spalle e nel frattempo apro il mio pacchetto.
<<Grande.>> si porta i capelli biondi indietro con la mano e iniziamo a camminare per il corridoio <<Ti dispiace se andiamo qui fuori due minuti per una sigaretta?>>
<<Tranquillo.>> in realtà sto morendo di freddo, ma preferisco l'ipotermia ad avere la sfortuna di incontrare Edoardo. Quando esce di fuori svolta l'angolo dove ci sono parecchi ragazzi e ragazze che fumano e saluta ognuno di loro <<Ma tu sei qui da quattro mesi neanche e già hai fatto amicizia?>>
<<Stupefacente non trovi?>>
<<Ma neanche io ci ho messo così poco tempo.>>
<<Che posso dirti raggio di luna, so farmi volere bene.>>
<<Certo.>> alza le spalle e mentre ride gli esce il fumo dalla bocca. Mi mancava parlare con Alessandro.
<<Tu fumi?>>
<<Non mi piace il sapore.>>
<<Allora hai provato.>>
<<Certo.>>
<<Quindi ti reputi una cattiva ragazza o una buona ragazza?>>
<<Nessuna delle due.>>
<<Io ho sempre pensato che tu sia una tosta.>>
<<Nah.>>
<<Adesso non venirmi a dire che qui dentro non hai nemici.>>
<<Nemici è un parolone, forse qualcuno con cui non vado d'accordo.>>
<<Qualcuno che vorresti ammazzare forse?>>
<<Beh, sì, forse sì.>>
<<E chi è che questa persona che ha tanto odio nei tuoi confronti?>>
<<Ma come, ne parlerà tutta la scuola.>>
<<Di cosa?>>
<<Di me e la biondina.>> Alessandro ride leggermente e tossisce.
<<Non sarà quella che->>
<<È andata a letto con Raffaele? Sì, lei.>>
<<E ancora non le sei saltata addosso?>>
<<C'è ancora del tempo.>>
<<Oh no piccola, il tempo passa e non te ne accorgi.>>
<<Sarà.>> gli guardo il collo scoperto e il dorso della mano quando porta la sigaretta alla bocca <<Perché io non ho notato quei tattoo?>> sulla mano ha un peperoncino rosso mentre sul collo un fiore nero.
<<Ti piacciono?>> e io annuisco <<Tu ne hai?>>
<<Uno, sí.>> alzo la maglietta per mostrargli il mio tatuaggio sulle costole e sono sicura di aver la pelle d'oca.
<<Cos'è?>>
<<Ma perché me lo chiedono tutti...>> mi lamento <<Il sistema solare.>>
<<Bellissimo, ti ha fatto male?>>
<<In realtà no.>>
<<Veramente bello.>> per un attimo mi soffermo a pensare ad Edoardo e a quel che ho capito la sua ragazza <<A che pensi?>> mi chiede il biondo.
<<Sinceramente che sto morendo di freddo dato che ho lasciato il piumino sopra.>>
<<Tieni.>> si toglie la felpa grigia e insieme ad essa si alza la maglietta, e sono costretta a guardare altrove nel momento in cui il suo addome si scopre.
<<Ma non hai freddo?>> chiedo mentre afferro la felpa.
<<Ma ti pare, dai rientra pure, io resto ancora un po'.>> dice nel mentre in cui io indosso l'indumento <<Quella felpa sta meglio a te che a me, sai?>>
<<Grazie.>> rido <<Beh, dopo scuola ti riporto la felpa.>>
<<Puoi portarmela tranquillamente domani.>>
<<Va bene.>> mi allontano e mi rigiro per salutarlo con la mano e in compenso ottengo un sorriso dolce. Non è così cattivo, insomma sembra un cucciolo di Labrador e poi la sua felpa ha un buon profumo.
Rientro dentro scuola e inizio a salire di corsa le scale quando qualcuno mi prende per il braccio e mi blocca in una classe <<Ma che cazzo fai?>> gli urlo con il cuore in gola.
<<Dove eri?>>
<<Levati.>> cerco di superarlo ma mi afferra per la felpa. Edoardo Palmieri io ti odio.
<<Eri con lui? Eri con Alessandro?>>
<<Ma che sei matto cazzo? Mi lasci andare?>>
<<Ti ho detto che non devi stare con lui!>>
<<Ma che io ti vengo a dire se devi stare con la biondina o meno?! Fatti una vita, cazzo.>>
<<Aurora ma perché devi essere così testarda?!>>
<<Lasciami andare!>> gli urlo.
<<Aurora...>> cerca di prendermi il viso ma lo spintono.
<<No! Ma ti rendi conto di quello che stai facendo vero? Ma la tua ragazza sa quanto sei psicopatico!?>> mi tappo la bocca quando collego il cervello alla bocca.
<<La mia ragazza?>>
<<Scusa.>>
<<Io non ho nessuna ragazza.>>
<<Ma vi ho sentiti Edoardo, Nicole.. Naeomi..>>
<<Neoma.>> gli esce come un sussurro <<Sai... chi è?>>
<<No, ma deve avere gli occhi foderati di prosciutto se c'entra con te.>> esco e filo in classe cinque minuti prima che possa suonare la campanella, sfrutto l'occasione di chiedere a mia madre se può venirmi a prendere all'uscita ma visualizza e non risponde, grazie.
Le tre ore di agonia finalmente giungono al termine e dopo aver firmato esco dall'edificio per andare in fermata. Mentre infilo le cuffie mi guardo intorno e vedo una macchina familiare che inizia a suonare.
<<Piccole'!>> non ci credo. Scendo dal muretto e dall'altra parte dello spiazzale vedo Edoardo che mi stava tenendo d'occhio, poggia il casco sulla moto e io inizio a correre verso la macchina.
<<Aurora, aspetta!>> sta per afferrarmi la felpa quando riesco ad aprire lo sportello della macchina e a chiudermi dentro.
<<Ciao!>> ed ecco Federico, un ragazzo che vive nel mio stesso palazzo. Siamo amici da una vita.
<<È un tuo amico?>> dice indicando Edoardo fuori il finestrino.
<<Non ho amici, ho famiglie, lui non ne fa parte.>> mette in moto e guardo Edoardo nello specchietto diventare sempre più piccolo <<Chi ti ha mandato?>> chiedo.
<<Mamma, allora? Chi era quello?>>
<<Un grande problema.>>
<<Dobbiamo menare qualcuno?>>
<<Se vuoi.>> alzo le spalle e scoppiamo a ridere.
<<È il ragazzo tuo?>>
<<Cosa? No.>>
<<Facciamo finta che ti credo.>>
<<Facciamo finta che non l'hai mai visto.>> scuote la testa e da ancora più gas.
<<Devi farti rispettare dai ragazzi, specialmente da quelli della tua età che sono i più stupidi.>>
<<Lo so, tranquillo.>>
<<Bene.>> quando parcheggiamo sotto casa ed entriamo nel portone ci salutiamo davanti l'ascensore <<E mi raccomando.>>
<<Lo so, le persone non cambiano.>> la stessa frase motivazionale da anni ormai <<Si mostrano per quello che realmente sono.>>