Sembra un Modello di Calvin Klein

1.4K 12 3
                                    

<<Un assemblea il primo giorno di scuola?>> chiedo mentre prego che una delle vecchissime sedie della scuola non mi faccia fare una figuraccia cedendo di fronte a tutti.
<<Aurora, sei tu la rappresentante di classe.>> mi ricorda Francesca.
<<Sì, giusto.>> sorrido e scuoto la testa nel momento in cui Andrea mi indica il tavolo con il resto dei rappresentati.
<<Che mi sono persa?>> Anastasia si siede a terra e si poggia di schiena alle mie gambe mentre si sistema gli occhiali da vista sul naso.
<<Nulla.>> Gallo inizia a battere le mani e richiama l'attenzione di tutti <<Certo che potrebbero organizzarla un'assemblea quando noi non facciamo pratica eh.>> borbotto mentre tolgo il capello da chef e mi rifaccio lo chignon.
<<Breve e coinciso, dobbiamo eleggere il rappresentate di istituto, quindi, come sempre vi facciamo passare carta e penna, scrivete il nome e poi andiamo per maggioranza.>> si gira verso di me e mi rivolge un occhiolino per invitarmi ad unirmi, ma come già fatto in precedenza, gli faccio segno di no, un gesto che lo fa smuovere verso di me <<Dai Aurora, non ti costa nulla.>>
<<Sì invece, movimento fisico. Io sono qui, mentre il tavolo è lì.>>
<<Ma sei anche una rappresentante, se non volevi queste responsabilità non ti eleggevi.>>
<<Touché.>> mi slaccio la parannanza e poggio il torcione sulla sedia insieme al cappello <<Me li guardi, per favore?>> Francesca che mi annuisce distratta.
<<A Nana.>> Gianluca, Gianluca, Gianluca: inguaribile bambino. Il mio preferito di tutta la scuola, un anno più grande di me e super gentile con chiunque, anche se non sembra a guardarlo da fuori.
<<Gianluchino.>> gli batto il pugno e dall'altra mano gli sfilo qualche foglio di carta. Forse è una sfortuna o forse è tutto il contrario, fatto sta che siamo la scuola più piccola di tutta la regione: cinque classi e super giù centocinquanta alunni. Le stesse facce, ogni giorno per nove interi mesi. Torno di soppiatto al mio posto sotto il caldo sole e mi soffermo su Perla che sembra esaminare qualcosa, o qualcuno.
<<Ma quello chi è?>> provo a seguire il suo sguardo ma non ci riesco.
<<Quello, chi?>>
<<Giacca nera, a terra di fianco a Lorenzo di quarto, con lo zaino sulle ginocchia.>> aguzzo la vista. Sì, sono miope e capocciona che non metto quasi mai gli occhiali.
<<Oltre a lui, chi sono loro?>> anche Anastasia deve aver visto qualcuno.
<<No, vi giuro, non ci vedo.>>
<<Numero uno, due, tre, quattro e cinque. Sono le Winx.>>
<<Le Winx sono sei.>> correggo Perla.
<<Come puoi non averli visti mentre passavi?>> alzo le spalle ad Anastasia.
<<Ma chi sono?>>
<<Nuovi arrivati.>> mi porto una mano al cuore e sprofondo sulla sedia quando Gallo mi appare davanti gli occhi <<Loro sono Francesco e Nicola, quello è Anibal e quello lì Edoardo,
credo, e l'altro invece, Alessandro.>>
<<Quando sono entrati?>> domanda Francesca.
<<Oggi, e da quel che ho sentito entrano in terzo, quindi o stanno nella vostra classe o in quella di sala.>> giro lo sguardo verso le mie amiche confusa più di prima <<Vabbè, biglietti per favore.>> ci porge un capello e poi sparisce.
<<Beh, non c'è male comunque.>> commenta Anastasia.
<<Sei fidanzata.>> diciamo all'unisono io e Francesca.
<<Vabbè ho fatto un complimento, non ho mica detto che adesso gli salto addosso.>>
<<Fighi son fighi.>> ammetto.
<<Di chi ti sei innamorata?>> do un pizzicotto a Franesca sotto il braccio.
<<Del biondo.>> e insieme sbottiamo a ridere.

Che a dirla tutta, l'assemblea è passata anche in fretta, e alla fine Gallo si è rivendicato il suo buon posto da rappresentante.
<<Per un voto, un voto e sarebbe stato Gianluca.>> sbuffo io mentre allaccio il capello e torno in postazione davanti ai fornelli.
<<La vita alle volte è ingiusta.>> Francesca e le perle di saggezza.
<<Hai detto bene, alle volte.>> entrambe ci giriamo vero Anastasia, non guarda noi, bensì l'anfiteatro. Adesso ho capito perché in sala si agitavano tanto.
<<È il tuo biondo quello, Aurora?>> se la ride.
<<È lui.>> sussurro mentre il nuovo ragazzo parla con gli altri ragazzi della classe <<Mio Dio, sembra un modello.>> di Calvin Klein: biondo, alto, braccia grandi <<È bellissimo.>>
<<Allora potrai aiutarlo a recuperare visto il non nascosto interesse per il nuovo arrivato.>> non mi ero neanche accorta dello chef alle mie spalle. Il biondo si gira e mi sorride e mi rendo conto di aver appena fatto una grande figura di merda <<Giusto Aurora?>>
<<Giusto Chef.>>
<<Ci siamo tutti? Se manca qualcuno lo mandiamo subito dalla preside.>> non presto molta attenzione alla sua voce, riesco solo a farmi fuggire qualche occhiata al lato verso quell'angelo sceso in terra.
<<Almeno adesso sa come ti chiami.>> fulmino Francesca con lo sguardo, poi lo chef ricomincia a parlare.
<<Prima di cominciare, puoi presentarti, ma fai in fretta non mi pagano abbastanza.>> tutta l'attenzione della classe su un unico elemento.
<<Sono Alessandro, mi sono trasferito da un altro alberghiero.>>
<<E meno male.>> borbotto.
<<Coinciso, mi stai simpatico. Visto Aurora? Dovrai solo passargli qualche appunto e fargli vedere la scuola, e puoi da...>> si gira di spalle e guarda il grande orologio <<Ora.>> sussulto al suono della campanella e imploro Anastasia e Francesca con lo sguardo a rimanere con me, ma da grandi amiche scappano alle macchinette, lasciando me, bellimbusto e altri in cucina. Con un po' di coraggio mi ci avvicino.
<<Sono Aurora.>>
<<Sì, l'avevo capito.>> ride.
<<Ti faccio fare un giro, non c'è moltissimo da vedere.>>
<<Figo.>> alza le spalle e per un attimo mi spavento quando vedo la sua altezza rispetto alla mia. Usciamo dalla cucina e subito lo faccio salire al piano di sopra fino a davanti la nostra classe.
<<Quella porta in fondo al corridoio è l'aula di informatica e queste due porte dopo sono le classi dei primi.>> lo faccio girare di spalle <<Questa è la nostra classe, questa è del terzo sala, e queste due sono dei quarti.>> giriamo l'angolo a sinistra e lo giriamo ancora una volta a destra per ritrovarci nello stretto corridoio di legno <<La prima porta è la segreteria, questa è l'aula professori, la presidenza.>> lo sento ridere mentre scendiamo al piano di sotto.
<<Aurora, quante volte ti devo dire che non devi passare da questa parte?>> sempre la solita storia.
<<Ancora molte Tiziana, ancora non mi è entrato in testa.>> scesi di corsa le scale riprendo il rapido giro turistico <<Macchinette che funzionano raramente, lui è Michele.>> indico il ragazzo in tenuta da poliziotto che sta ben rilassato sulla sua poltrona.
<<Poverino, guarda chi ti è capitata.>>
<<Non fare il geloso, dai.>> lo stuzzico <<Questo è l'American Bar, questa è l'entrata della pasticceria, qui dietro ci sta uno stanzino che usano quelli di sala, entrata della cucina, questa è la sala di prima.>>
<<Si è ingrandita?>> mi chiede.
<<No, solo che prima era divisa con un muro.>>
<<Ah, ecco.>>
<<Ancora entrate per la cucina>> giriamo l'angolo <<Quest'incrocio è brutto ti avverto, non sai mai chi possa capitarti davanti.>> rigiriamo ancora a destra <<Quell'entrata->>
<<Fammi indovinare, cucina?>>
<<Già.>> sorrido <<E quelle due classi alla fine del corridoio sono dei secondi e nascosta lì dietro la sala multimediale. Da queste scale ritorni su e ti ritrovi la nostra classe davanti.>> prendo un momento di pausa <<Ti faccio finire con la cucina.>> gli apro la porta e lo faccio passare avanti notando le sue grandi spalle coperte dalla maglietta bianca <<Questa è la plonge, le celle frigorifere, questa è la seconda cucina, questa è quella principale, quello è l'anfiteatro, la pasticceria e qui in fondo ci sta il magazzino.>> Alessandro annuisce con sguardo confuso.
<<Dove sta la nostra classe?>>
<<Che cosa?>>
<<Sto scherzando! Ho capito tutto, giuro.>>
<<Ah, bene.>> torniamo verso l'anfiteatro <<Abbiamo pratica due volte alla settimana per sette ore, non scordarti la divisa o ti rimandano a casa e qui è difficile beccare gli autobus di prima mattina.>>
<<Ho la macchina.>>
<<Buono a sapersi.>>
<<I professori, insomma, come sono?>>
<<Dipende quale professore. Studia e non ti dovrai preoccupare di nulla.>>
<<Tu studi?>>
<<No, infatti io mi preoccupo.>> scoppia a ridere e chissà se una risata si può definire attraente.
<<Grazie per la visita.>>
<<Quando vuoi.>> alzo le spalle.
<<Senti.>> si passa una mano tra i capelli biondi, quasi bianchi <<Oltre ad avere quel non so che, sei anche l'unica che conosco: ti dispiace se mi aggrego a te per un po'?>>
<<Affatto.>>
<<Grande.>> ride e scuote la testa<<Hai Instagram, vero?>> mi porge il suo cellulare e per un attimo divento eloquente.
<<Vero.>> mi avvicino al bancone e cerco il mio profilo, ma mi vengono dubbi quando sorride <<Ma tu ridi sempre?>>
<<Da che pulpito.>> gli ripongo il cellulare.
<<Mi hai mai vista ridere?>>
<<Prima, in sala.>>
<<Mi stavi guardando?>>
<<Potrei non farlo?>> trovo un modo per ribattere ma finisco a sorridere come un'idiota <<Appunto.>> e poi quando la cucina ricomincia a rianimarsi io torno al mio posto davanti ai fornelli, senza
però smettere di scambiarmi qualche occhiata con lo strano biondo seduto.

Il Mio Cuore Chiede Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora