<<Due settimane, due sole settimane e non ho già più la mia stabilità mentale.>> povere le orecchie di Alessia e Tiziano che mi sopportano ogni santissimo giorno.
<<Ce l'hai mai avuta?>> le tiro una gomitata <<Ci vuoi far vedere quelli nuovi?>>
<<Hai ragione.>> prendo il cellulare e mostro ai miei due migliori amici le foto di Alessandro, Nicola, Anibal, Francesco ed Edoardo.
<<Oddio, ma uno più bello dell'altro.>> Alessia mi strappa letteralmente il cellulare dalle mani e inizia a scendere con tutti i post.
<<E come fai a conoscerli?>> mi chiede Tiziano.
<<Alessandro è in classe con me, insieme al resto gli ho fatto da guida.>>
<<Guarda te se questa è la volta buona.>> dicono all'unisono e si mettono a ridere.
<<Non siete affatto divertenti.>>
<<Ma noi lo diciamo per te.>>
<<Ma io sto tanto bene da sola, figuratevi, lo apprezzo, davvero.>>
<<E Raffaele?>> smetto di camminare senza accorgermene e la mia mente inizia a diventare sempre più una stanza con una bomba all'interno. Raffaele.
<<Raffaele...>> mi sistemo le bretelle dello zaino e incrocio le braccia ricominciando a muovermi.
<<Vuol dire che non l'hai visto?>> Tiziano conosce il mio silenzio <<Lo prendo come un no.>> rallento quando raggiungo l'incrocio che mi porterà a casa, e che mi dividerà dai miei due migliori amici <<Forse è meglio così.>>
<<È sicuramente meglio così.>> sorrido all'occhiolino di Alessia e li abbraccio entrambi.
<<Vi voglio bene!>>
<<Anche noi!>>
Infilo le chiavi nel portone e salgo fino al primo piano, apro la porta di casa e tolgo le scarpe <<Sono a casa!>> via, di corsa, rifugiati in camera tua. Un rifugio troppo esposto quando mia madre mi trova intenta a mettermi a letto.
<<Sto uscendo.>> accarezzo la gatta che dorme beata.
<<Va bene.>> mi giro di scatto quando sento la vibrazione del cellulare che riesce a smuovere anche il comodino.*Domani mattina ti va se ti passo a prendere?*
*Non ti dirò di no.*
*Sette e quaranta?*
*Ti invio la posizione.*
*❤️.*E mettiamoci a dormire va.
L'ultima sistemata davanti lo specchio è d'obbligo per me, anche se questo vuol dire rischiare di inciampare per la fretta sulle scale <<Ciao!>> saluto Alessandro <<Non mi uccidere.>> apro lo sportello e mi metto la cintura.
<<Per te.>> mi lascia cadere davanti gli occhi una bustina bianca, che quando apro lascia la visione ad un cornetto.
<<Ti adoro.>> ride e scuote la testa per poi mettere in moto. Dopo una quindicina di minuti arriviamo finalmente allo spiazzale di scuola <<Questa salita non è mai stata più breve.>> ammetto scendendo dalla macchinetta.
<<Allora prego.>>
<<Ma tu e gli altri come fate a conoscervi?>> alla mia domanda sbuffa.
<<Eravamo amici.>>
<<Eravate?>>
<<Sì, eravamo.>>
<<Mmm.>> sto per aprire di nuovo bocca quando dall'uscita del boschetto esce l'ultima persona che mai avrei voluto vedere. Mi giro in fretta e afferro le mani di Alessandro mettendole attorno alla vita <<Mi dispiace, non sono così molesta di solito.>> gli sussurro e istintivamente lancia lo sguardo oltre la mia testa trattenendo una risata.
<<Alto e capelli marroni che cammina come se avesse un bastone in->>
<<È proprio lui.>>
<<Gli hai rubato la merenda o è normale che ti guardi in quel modo?>>
<<Svenire sarebbe un opzione.>>
<<Non con me.>>di punto in bianco Alessandro afferra la mia mano e mi avvolge con un braccio, andando a testa alta verso l'entrata di scuola.
<<Auror->> stringo la presa quando la voce di Raffaele mi arriva dritta alle orecchie, ma mi rilasso quando entriamo in sala, nel silenzio più assoluto di scuola. Quando mi allontano da Alessandro lascio barcollare la testa da una parte all'altra.
<<Stai bene?>>
<<Certo che no.>>
<<Vuoi parlarne?>> ci sediamo entrambi su due sedie opposte.
<<Io ci credevo, all'amore intendo. Ero piccola e innamoratissima della vita, la stessa vita che ti fa trovare il tuo primo ragazzo a letto con la sua ex.>> sorrido alla sua smorfia di dolore.
<<Ci credevi vuol dire che adesso non più?>> alzo le spalle.
<<La sua ex in più è qui dentro.>> un'altra smorfia dolorante <<Me ne sono fatta una ragione, ormai.>>
<<Povera, piccola Aurora dal cuore rotto.>> mi sfotte per bene <<Ti prometto che il futuro ti riserva di meglio.>>
<<Se poi non sarà così dovrò venire a cercarti.>>
<<Allora spero che non sarà così.>> giro lo sguardo verso la porta a vetri imbarazzata, ma noto Edoardo imbambolato sull'uscio che stringe la bretella dello zaino.
<<Tutto bene?>> chiedo.
<<Se te ne andassi, sì.>> sbotta e sento Alessandro sospirare. Faccio due più due e ricordo che oggi abbiamo tutte e due pratica.
<<Oddio! Devo andarmi a cambiare!>> afferro lo zaino e corro fuori la sala, seguita dal biondo dritti entrambi al terzo piano <<Me ne ero completamente scordata!>>
<<Aurora la tragica dal cuore rotto.>> mostro un bel dito medio ad Alessandro mentre apro la porta del mio spogliatoio.
<<Da dove sei spuntata?>> la voce di Anastasia mi fa sobbalzare <<E perché sei rossa?>>
<<Alessandro.>> spalanco gli occhi quando Francesca mi imita nello stesso momento <<Non sei divertente!>>
<<La verità non sempre fa ridere.>> sfilo felpa e jeans per indossare la divisa. Nel momento in cui Anastasia sta per dire qualcosa lo chef bussa alla porta dicendoci di uscire. Scorgo in lontananza Alessandro per la prima volta in divisa e non posso fare a meno di sorridere.
<<Ti hanno sgridata?>> profuma di buono.
<<No, a te?>> scuote la testa ridendo. Quando arriviamo in cucina lo chef ci divide in gruppi e come al solito mi ficca da sola in pasticceria.
<<Aurora, fai te, qualsiasi cosa va bene.>> alzo i pollici e mi vado a godere la calma e il sole caldo che splende sui tavoli di marmo. Apro il ricettario: un bel ciambellone. Dopo aver preso occorrente e tutto torno dallo chef per farmi dare le chiavi del magazzino <<Gentilissimo.>> lancio un occhiata ad Alessandro che cerca di aprire un barattolo di pomodori, ma prima che possa beccarmi lo chef corro via al mio posto <<Buonasera.>> nessuno in particolare, mi piace dirlo e basta. Anche perché qui non c'è proprio nessuno. Inizio a preparare il carrello ma mi spavento quando la porta si chiude di botto <<Chi c'è?>> torno indietro di qualche passo e trovo Edoardo in piedi vestito di tutto punto. Wow, è proprio bello! Nel momento in cui incrocia il mio sguardo vedo le sue spalle irrigidirsi.
<<Dove posso trovare la cioccolata e le arance?>> indico con il dito due scomparti diversi e torno a prendere i miei ingredienti senza badare al ragazzo strano che sta tornando verso la porta <<Come si apre?>> alza un po' il tono della voce per farsi sentire.
<<Con la maniglia?>> guardo il suo viso serio e mi ci avvicino, ma fa tutto tranne che abbassarsi. Inspiro e mi giro pian piano <<Le chiavi?>>
<<Nella serratura.>> oh no.
<<Sei un deficiente.>> inizio a smuovere la porta ma è tutto inutile.
<<Cosa è successo?>>
<<È scattata la chiusura forzata.>>
<<Allora chiama qualcuno.>>
<<Siamo isolati, non c'è nessuno.>>
<<Al cellulare.>>
<<Io non ho il cellulare!>>
<<E io non ti sto urlando contro, ragazzina.>> giro i tacchi e torno al carrello iniziando a farmi spazio per sedere <<Quale persona non si porta un cellulare dietro sapendo di entrare in una trappola?>>
<<Tu hai un cellulare?>>
<<No, ma io non sapevo che sarebbe successo.>>
<<Alle volte credo che l'universo non mi voglia bene.>> tappo le orecchie e svuoto la mente chiudendo gli occhi e l'unico volto che riesco a farmi venire in mente l'ultima volta era concentrato ad aprire dei pelati. Alessandro, Alessandro, Alessandro. Mi poggio in fretta a terra cercando di non svenire e con mia grande fortuna neanche dopo qualche minuto la porta del magazzino viene aperta.
<<Aurora?>> mi alzo in piedi e mi porto il carrello dietro <<Mi hai chiamato?>> un secondo e da dietro uno scaffale esce Edoardo che mi guarda storto.
<<Qualcosa del genere.>>
<<Ma che stavi facendo?>> Alessandro si poggia ad uno dei tavoli e io intanto inizio a mettere le cose sul bancone.
<<Quello lì che ci ha chiuso dentro, è proprio stupido.>>
<<Beh, se si trattasse di te anche io cercherei qualsiasi scusa per restare chiuso in un magazzino.>> lo guardo con occhi spalancati.
<<Lo prenderò come un complimento.>> scuoto la testa <<Sei riuscito ad aprire i pomodori?>>
<<No.>>
<<Ma che dici?>> poso tutto <<Ti aiuto.>> mi avvicino all'apricastole e lo sollevo posizionando il barattolo sotto, dopodiché lo lascio cadere e inizio a girare la manovella, mi giro verso Anastasia che sta tagliando cipolla e sedano.
<<Aurora.>> Alessandro mi chiama <<È sprofondato.>> mi indica il coperchio che si è piegato in dentro. Afferro una paletta e nell intento di sollevarlo faccio schizzare tutto il pomodoro di fuori. Sussulto quando mi arriva in faccia e sul muro.
<<Mannaggia.>> inizio a ridere come una matta e quando mi giro verso il biondo la situazione peggiora.
<<Non sei simpatica.>> si toglie il sugo dagli occhi e mi guarda rosso.
<<Non ce la faccio.>> continuo a ridere mentre torniamo in pasticceria.
<<Ma puoi aprire un barattolo con una spatola?>>
<<È la fisica che non funziona.>> mi asciugo e gli lascio spazio.
<<No, tu sei maldestra.>> si toglie il cappello e dopo un po' si rialza.
<<Beh, io vedrei il lato positivo.>>
<<Ovvero?>>
<<Che adesso il sugo è aperto.>>
<<Quello che ne resta.>>
<<Pignolo.>>
<<Apprezzo comunque l'aiuto>> sorrido <<Ci vediamo dopo.>> mi stringe una guancia e come se ci conoscessimo da una vita mi sciocca un bacio.
<<Apprezza comunque l'aiuto.>>