Sakura

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Entrò dietro un separé con tutti quei vestiti in mano, come fosse un ladruncolo che aveva rubato della frutta al mercato. Lì appoggiò su uno sgabello e li osservò uno ad uno cercando di capire qualcosa di come fossero fatti con quella poca luce che veniva dalle finestrelle oscurate.
Erano una manciata di capi alla fine: una semplice tunica in cotone, un gilet nero, un paio di pantaloni in pelle non attillati, una camicia bianca  a righe verticali azzurre, un mantello rosso e poi un completo total White e un altro Total black.
Decise di andare sul sicuro e di indossare immediatamente il completo bianco.
Appena si mise la giacca, si rese conto che aveva dei deliziosi inserti metallici e perlescenti all'altezza della clavicola destra, li accarezzò estasiato e uscì allo scoperto, mostrandosi a Taehyung.
Il fotografo lo osservò attentamente, avvicinandosi a lui nel frattempo. Appena gli fu di fronte deglutì, mentre in silenzio passava le dita su quei dettagli argentati della giacca.
«Sei perfetto così.» Disse con tono incerto, poi si voltò e gli fece cenno di seguirlo al centro della stanza, dove si trovava l'enorme telo nero srotolato sul pavimento.
«Vestito così direi che è meglio uno sfondo chiaro.» Disse tra sé e sé, mentre armeggiava alle levette di quel marchingegno e spostava un rotolo candido di fronte a quello scuro, per poi aprirlo e tirarlo fino a terra.

Questa volta non ci furono campanelli né allarmi a interrompere l'intenso lavoro di Taehyung.
L'occhio della sua macchina sfiorava in modo quasi voyeuristico il corpo e gli abiti morbidi di Jungkook, che si girava di lato, poi si piegava, poi si stendeva su una poltroncina nera lì di fianco con aria assorta.
La stanza si scaldava con gli odori dei loro vestiti stropicciati e dopo quasi un'ora di scatti, ancora nessuno dei due si sentiva sazio né stanco.
Così il modello corse a cambiarsi e continuarono ancora e ancora a intrecciare e strecciare i fili dorati della loro arte in un prezioso arazzo sempre più bello e mai uguale a se stesso.
Nessuno dei due sapeva quanto tempo fosse passato da quando avevano iniziato, ma lo stesso nessuno dei due aveva intenzione di smettere: entrambi si erano persi nel silenzio delle parole e nel rumore meccanico del tasto per scattare, nei loro sguardi complici e nel godimento che traevano dall'esercitare le rispettive passioni.

«Taehyung abbiamo finito gli abiti.» Disse Jungkook andando a provare l'ennesimo outfit.
«Già giusto.» Gli rispose pensieroso, mentre un'idea gli balenò in testa.
«Veramente me ne sono stati dati un altro paio, è solo che...» Esitò il fotografo.
Jungkook lo guardò con espressione interrogativa che lo costrinse a continuare.
«È un kimono decorato con fiori di ciliegio.» Confessò abbassando lo sguardo, mentre le sue gote prendevano la tonalità proprio del fiore di ciliegio.
Jungkook rimase silenzioso per un lungo istante a riflettere: non aveva la minima intenzione di interrompere adesso lo shooting.
«Ma sì dai, è una proposta stupida scusa.» Disse Taehyung vedendolo serio. «Va bene dai abbiamo finito, possiam-»
«No, lo voglio fare.»
«Come scusa? Davvero?»
«Sì Taehyung, tanto siamo solo io e te.» Alzò le spalle e continuò. «Prima o poi capiterà di dover fare qualcosa di simile anche a lavoro, tanto vale che mi ci abitui subito approfittando del fatto che sono solo qui con te.» Gli sorrise genuinamente.
«V-va bene allora, vado a prendertelo.» Rispose il fotografo visibilmente interdetto, come se di fronte a lui si fosse manifestato un qualche tipo di evento soprannaturale.

«Se queste foto escono di qua, mi uccido e poi ti uccido Taehyung.»

«E io che pensavo di venderle al miglior offerente, vuol dire che se me le paga bene, con i soldi mi ci pago la scorta privata.»

«Non ti basterà a placare la mia ira di fantasma tradito. Dovrai ingaggiare come minimo anche un esorcista e un negromante.» Ridacchiò il modello.

«Troppo impegnativo, allora niente: mi toccherà ammirare le mie favolose opere in privato e lontano da occhi indiscreti.» Lo guardò sornione.

«Sarà meglio per lei signor Kim.» Rispose in tono canzonatorio.

«Che fai mi minacci ora?»

«Assolutamente no, non sono il tipo io.»

Si erano fatte le dieci di sera e i due davanti al negozio chiuso, in mezzo al marciapiede deserto non sapevano come salutarsi. Quel teatrino non era altro che un modo per prolungare di poco il loro tempo insieme e forse lo sapevano, forse no: ciò che contava era che nessuno dei due aveva intenzione di lasciare andare l'altro così facilmente.

«Sei un bravo fotografo Taehyung: ho imparato tante cose oggi.» Disse il modello, facendosi improvvisamente serio.

«Grazie Jungkook anche io ho imparato tante cose.» Si sorrisero affettuosamente.

«Perché non rifacciamo qualcosa del genere qualche volta? Io ehm... questo è il mio numero.» Jungkook passò un bigliettino al fotografo che lo accettò stupito.

«G-grazie, va benissimo, quando vuoi tu... c-ci insegniamo le nostre cose eh-eh.» Disse nervosamente. Aveva iniziato a sudacchiare per la tensione del momento e non si sentiva molto lucido di fronte al ragazzo.
Jungkook sorrise e parlò: «Ora devo davvero andare Taehyung, ci vediamo presto allora.» E con queste parole si avvicinò con le labbra alla gota di Taehyung e ci poggiò sopra un innocente bacetto, che però fece un effetto non molto innocente sul fotografo.

«A presto! T-ti scrivo Jungkook.» Lo salutò mentre lui si avviava di spalle lungo il marciapiede. Aveva il volto in fiamme e il cuore ancora di più e continuava a ripetersi in testa come un mantra: «Che cazzo fai Jungkook?»

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