Pierre de lune

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“Ciao Tae, scusami se ti rispondo così tardi, ma oggi sono stato occupato tutto il giorno tra burocrazia e casting e non ho avuto nemmeno un attimo libero per stare al telefono. Non credevo ci sarebbe voluto così tanto onestamente e ora sono cotto. Tu come stai? Com'è andata oggi? Fai qualcosa stasera?”

Taehyung lesse quelle parole con la stessa religiosità con il quale un prete avrebbe letto un vangelo. Sentiva una certa tensione, finché non lesse l'ultima frase e crollò definitivamente. Iniziò a saltellare per casa esaltato, sentendosi l'anello di congiunzione tra una dodicenne e un minorato psichico.
Si ricompose e si affrettò a rispondere:

“Se ci vediamo per cena ti racconto tutto.”

Jungook non si fece attendere:

“Solo se andiamo a mangiare la pizza. Ti porto in un posto.”

“Andata. Alle 20 da me.”

Taehyung guardò l'orologio: erano le 18 e 40.
«Giusto il tempo di mettersi in tiro.» Pensò, per poi dirigersi verso il bagno per sistemarsi a dovere.

Driiiiiin driiiiiin driiiiiin

Taehyung sentì il suono del proprio cellulare provenire dal salotto e si precipitò a rispondere:era Jungkook.

«Pronto?»
«Tae ciao, sto arrivando. Senti mi manderesti la tua posizione? Perché non ho idea di dove abiti.»
«Come stai arrivando?» Guardò l'ora.
«Sì, sono quasi le otto.» Si sentiva dalla voce che stava sorridendo.
«Oh... sì certo. Te la mando, ma quando arrivi entra pure, perché ancora non sono pronto.» Gli comunicò con voce imbarazzata.
«Non so perché ma me lo aspettavo. Va bene non c'è problema: tra un paio di minuti sono lì, ok?»
«Va bene, grazie.»

Il fotografo corse di nuovo nel bagno per finire gli ultimi dettagli.
Aveva optato per un'acconciatura  che gli lasciasse la fronte di poco scoperta al centro, con la divisa al centro in modo che i capelli gli cadessero uguali da una parte e dall'altra.
Si era idratato bene il viso e sulle labbra aveva messo un velo di burrocacao per il freddo che gli dava un puntino di luce.
Aveva deciso di sfruttare i suoi buchi alle orecchie, mettendo gli orecchini di perle che erano i suoi preferiti, mentre per quanto riguarda il vestiario aveva scelto dei pantaloni in tessuto nero e una camicia bianca da far spuntare sotto ad un golfino azzurro di lana con le maniche lunghe.
Doveva ancora scegliere le scarpe e vestirsi, quando il suo campanello suonò.
Così in mutande com'era si sbrigò ad andare verso la porta per aprirla e quando si trovò di fronte un Jungkook con la giacca di pelle, credette di svenire per quanto era bello.
«Ciao Tae.» Gli sorrise e lui non capì più niente.
«C-ciao Guk.» Rispose imbambolato, ancora con la mano sul pomello della porta.
«Allora... mi fai entrare?» Gli disse un po' stranito dopo qualche secondo e Taehyung sembrò svegliarsi di colpo per tornare alla vita reale.
«S-si scusami io... ehm... vieni.»
Entrarono e il fotografo lo fece accomodare sul divano.
«Mi vesto e sono pronto.» Promise Taehyung, dirigendosi verso la camera da letto.
«Per me puoi venire anche così Tae.» Commentò Jungkook, facendolo visibilmente arrossire.
Al che il modello si alzò da divano con un sorriso irriverente e lo seguì dicendo a voce alta:
«Ah! Qui qualcuno è arrossito, lo vedo!»
Lo raggiunse alle spalle e lo prese in braccio, urlando:
«Lui è arrossito signore e signori! È proprio lui!»
Taehyung rideva come un bambino e tra un sussulto e l'altro provava ad articolare frasi come:
«Dai! I vicini ci sentono.» e «Siamo in ritardo.»
Ma non riusciva minimamente a contenere l'esuberanza di Jungkook che lo coinvolgeva.
Nonostante fosse mezzo nudo in braccio a lui, non c'era la minima malizia nei suoi gesti, solo la genuina voglia di risate.
Quando lo lasciò scendere, dopo tutte quelle piroette, Taehyung si sentiva un po' stordito e si appoggiò al muro ridendo.
Al che Jungkook gli si avvicinò di nuovo per sbaciucchiargli tutto quel visetto felice, abbracciandolo ancora un po'.

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