Iris dragées

124 14 0
                                        

«Tutto bene signore?» Domandò Mark con aria preoccupata, vedendo il fotografo uscire dalla sua stanza con aria seria e tutto imbacuccato.
«Shhh zitto asino, non vedi che sono in incognito?» Rispose lui a voce bassissima e teso come una corda di violino, lo prese per un braccio e lo trascinò dietro una colonna addossata alla parete.
L'aspetto di Taehyung era tutto fuorché mimetico: indossava un cappello a tesa beige fin quasi sopra gli occhi, i capelli scuri mossi gli coprivano completamente la restate parte della fronte nonché una buona porzione della sua visuale, addosso portava un cappotto color cammello con bottoni dorati che gli arrivava sotto il ginocchio, mentre i suoi mocassini bordeaux di cuoio risuonavano in tutto il corridoio dell'hotel.
«Sto andando in farmacia a cercare qualche pomata per la fronte. Se qualcuno ti chiede dove sono, tu non sai nulla.» Gli disse stringendogli il braccio.
«Anzi... no tu vieni con me se non hai da far altro.»
«Io veramente-»
«Shhh li senti questi passi? Nessuno mi deve vedere, vieni qui.» E così dicendo tirò Mark a sé  schiacciandosi contro il muro, per celare entrambi dietro quella grande colonna.
Udirono i passi farsi sempre più vicini e due voci che dialogavano tra loro.
Una era bassa e graffiante, suonava matura, mentre l'altra era pulita, giovane, ma il tono era stizzito.
«Ti rendi conto che non puoi fare così con i tuoi superiori novellino?»
«Ma signore io non volevo, mi ha tocc-»
«Non interessa a nessuno: voleva offrirti un lavoro irrinunciabile. Sai quanto tempo ho speso a delineare i termini del contratto? E tu mandi in fumo io mio... il nostro impegno così, con uno schiaffo.» L'uomo non stava urlando, ma la rabbia traspariva chiaramente dal suo tono autoritario.
A Taehyung tremarono per un attimo i polsi.
«Io non voglio fare queste cos-»
Venne interrotto di nuovo dalla prepotenza dell'interlocutore.
«Se vuoi questo mestiere, devi essere disposto a fare tutto. I tuoi gusti e la tua volontà non sono rilevanti e quando hai finito, stai zitto e vai a fare quello che invece ti piace. Hai capito?» Stavolta alzò la voce.
Taehyung non vedeva nulla, ma giurò di aver udito un piccolo singhiozzo.
«Sai quanto tempo hai perso per non aver colto questa occasione? Almeno tre anni di fama che non recupererai mai più. Ricordati che questa industria vuole solo carne giovane e quando avrai trent'anni non basterà questo bel visino se la tua data di nascita non piacerà ai clienti.»
Taehyung udì un piccolo rantolo, poi un altro singhiozzo, stavolta più forte.
«M-mi lasci per favore.» La sua voce prima limpida suonava strozzata e sporcata dal pianto. Il cuore di Taehyung iniziò a pulsare più velocemente: oramai erano arrivati a pochi metri da loro e la situazione sembrava tutt'altro fuorché distesa. Eppure quella voce... «Non è possibile.» Si disse.
«Vai in camera tua e restaci fino a stasera e vedi di non piangere troppo, se no ti si gonfiano gli occhi e nessuno vuol vedere un modello che ha palesemente pianto.»
Seguirono dei passi che si allontanavano e il rumore della porta che si chiudeva.
I due origliatori infiltrati tirarono un sospiro di sollievo.
«Andiamo via di qui.» Disse a con tono basso Taehyung preso dalla foga.
«Signore siamo praticamente davanti la sua stanza, credo abbiamo il diritto di sostare nel corridoio e finire il nostro discorso.»
«Shhh ma che urli, decelebrato?»
«Ma sto parlando con tono perfettamente normale signore, non so cosa sia questa sua ossessione per l'anonimato quest'oggi.»
«Mark ma perché parli come un libro stampato?»
«È la tensione signore, sono a disagio... andiamo in farmacia.» E così dicendo, si avviò per il corridoio, seguito a ruota da un Taehyung che tirava fuori persino i suoi occhiali da sole.
Senza che nessuno dei due se ne accorgesse, intanto la porta della camera del ragazzo ignoto era stata leggermente aperta dall'interno, abbastanza da permettergli di sbirciare fuori e accertarsi che l'uomo con cui poco prima aveva discusso se ne fosse andato, ma tutto quello che vide fu un tizio mingherlino passarvi davanti, seguito da un altro. «Ancora Taehyung? Nel mio stesso hotel?»

*   *   *

«Quindi entro stasera questa non mi farà nulla?»
Domandò Taehyung alla farmacista con una cremina in mano.
«Nulla di visibile signore, deve aspettare almeno una settimana per dei risultati che possa vedere: è una bella botta.»
«Già. E per questo gonfiore sotto agli occhi non ha niente da darmi?» Chiese speranzoso.
«Ho delle creme per contorno occhi alla caffeina, ma sono per alleviare borse e occhiaie, non sono abbastanza efficaci per drenare quel deposito di liquidi. E la avviso che peggiorerà man mano che il livido scende.»
«Lei mi dà solo brutte notizie però.» La prese bonariamente in giro e lei gli sorrise.
«Mi dispiace, ma è la verità. Però guardi il lato positivo: può sempre coprire il colore violaceo con il trucco. Non farà miracoli, ma almeno non deve girare coperto come un agente del KGB in piena guerra fredda.» Gli sorrise e a lui scappò una risatina genuina.

«Quindi si truccherà signore?» Domandò Mark, una volta usciti dalla farmacia.
«Certo che sì, stasera mi infilo nella sala trucco e mi faccio dare una bella mano di stucco.»
Mark non capì se stesse scherzando o meno, ma rise di gusto.

ChicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora