Bleu lazuli

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La mattina successiva tutto aveva un sapore diverso per Taehyung.
Si erano salutati con la promessa di rivedersi al più presto, ma già qualche minuto dopo nessuno dei due sapeva più reggere la distanza.
Era come una frenesia implacabile che li spingeva a volersi sempre di più ed era come se il tempo passato assieme non fosse mai abbastanza. Avrebbero volentieri aggiunto ore ai giorni e giorni alle settimane solo per poter stare insieme ancora.
Adesso che il problema dei messaggi era superato, si scrivevano spesso per sapere dove erano e cosa stavano facendo e per questo Taehyung aveva sviluppato un rapporto quasi morboso con il suo cellulare: lo controllava ogni minuto e aggiornava e aggiornava la pagina Instagram di Jungkook per vedere se aveva aggiunto qualche nuovo contenuto. Similmente a quanto accade per i giocatori d'azzardo, ogni volta che scopriva una foto appena caricata, il suo cervello riceveva un rinforzo positivo che lo spingeva a restare ancora lì incollato.

«Tutto bene Kim?» La voce del caporedattore lo sorprese alla sua destra, mentre camminava per entrare in ufficio.
Si girò disorientato, trovandosi di fronte un Namjoon sorridente.
«Bu-buongiorno signore, mi scusi non l'avevo vista...
sì sì va alla grande, perché?»
«Nulla, solo che sono un paio di giorni che stai attaccato a quell'arnese e inizi ad assomigliare a Minnie.» Ridacchiò, poi domandò: «Aspetti una mail importante?»
«Più o meno... ehm... c'è un mio cliente che deve farmi sapere alcune cose.»
«Spero che te le faccia sapere prima che tu ti frigga gli occhi davanti al telefono.» Gli sorrise ancora ed entrò nel suo ufficio.
«Sono un cretino, di questo passo mi farò scoprire.» Si rimproverò, mentre entrava nel suo.
Appoggiò la cartella sulla scrivania e si bloccò con lo sguardo oltre la finestra.
Non ricordava a che cosa avrebbe dovuto lavorare quella mattina e invero non gli importava: dovunque si girasse vedeva l'assenza di Jungkook e non riusciva a pensare ad altro.
«Neanche fosse andato in guerra.» Si disse, ma nonostante razionalmente sapesse quali fossero le sue priorità, lo stesso non riusciva a liberarsi della pesantezza che lo attanagliava.
Accese il PC e provò a concentrarsi sul lavoro.
«Coraggio Taehyung, la tua carriera non si sveglierà mai una mattina dicendoti che non ti ama più.»

Passarono le ore con relativa tranquillità, non fosse per il fatto che al fotografo sembrava trascorsa un'eternità da quando aveva mandato quel messaggio la mattina e al quale Jungkook non aveva ancora risposto.
Era quasi l'ora di pranzo e Taehyung, logorato dall'attesa, aveva già iniziato a farsi film tragici sul motivo per cui ancora non era stato considerato.
«Lo sapevo che ero pesante: me lo diceva sempre mia madre quando avevo 11 anni di non stressare le persone... magari è ancora a dormire o starà lavorando poveretto... chissà con chi è e se avesse trovato qualcuno di più interessante di me?»
Un flusso di coscienza continuo fatto delle sue insicurezze e della paura di affezionarsi lo attanagliava.
«Basta! Vado a pranzo.»
Chiuse tutto e uscì dalla stanza, trovandosi davanti il caporedattore Kim e Jackson Wang.
«Salve.» Sorrise. Il signor Wang aveva un completo più eccentrico ogni volta che lo vedeva. Quest'oggi aveva optato per giacca e pantaloni in pelle rossa con una camicia hawaiana azzurra e oro. Nulla a che vedere con lo stile sobrio di Namjoon che gli stava accanto.
«Taehyung ciao!» Disse scostandosi dal caporedattore e continuò: «Oggi pranzi con noi?»
Come poteva essere ogni giorno così frizzante era un mistero per tutti e in molti avevano dichiarato che avrebbero desiderato assumere le sue stesse sostanze.
Appena diede la propria risposta affermativa, dietro di loro sbucò Mark che si unì più che volentieri.

«Allora Kim, vuoi dirci che cosa bolle in pentola?»
Taehyung sussultò a quella richiesta di Namjoon e si voltò con un'espressione a metà tra il terrorizzato e il confuso e il vassoio che aveva in mano traballò.
«In che senso?» Chiese incerto.
Il caporedattore camminò verso di lui, che si trovava di fronte al menù del giorno, e gli sorrise.
«Questo.» Gli rispose indicando il foglietto e sogghignando.
Quando furono serviti, finalmente Taehyung poté concentrarsi su altro e si rilassò un poco.

Il telefono non vibrò per tutto il pomeriggio.

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