Leather Oud

123 11 0
                                    

«Mi scusi se glielo dico, ma lei non sa mentire molto bene Taehyung.» Parlò con aria seria Jungkook, mentre sorseggiava il suo succo di lamponi.
«Non sono un bravo mentitore, no.» Gli rispose tranquillo Taehyung, totalmente immerso in quell'incontro che alla fine era riuscito a strappargli.
Dopo la riunione infatti avevano tutti avuto un pomeriggio libero dal lavoro e il fotografo ne aveva approfittato per portare il modello nel suo bar preferito del quartiere.
«Ma a cosa ti riferisci Jungkook?» Gli domandò poi con un terribile sospetto che gli era sovvenuto nel frattempo.
«Mi riferisco a quando ha detto alla cameriera che questo tavolo andava benissimo-» Disse, mentre ridacchiava nel vederlo fare le smorfie più improbabili per cercare di vedere qualcosa oltre alla luce accecante del sole che batteva diretta proprio sulla sua postazione.
«-e al suo collega molesto di oggi.» Concluse di nuovo serio.
Taehyung bevve un sorso del suo tè freddo, poi sospirò sapendo già che negare sarebbe stato inutile.
«Sono l'ultimo arrivato. Preferirebbero mandare via me che mi lamento piuttosto che un dipendente con un decennio di servizio alle spalle.» Gli rivelò rassegnato e amareggiato.
A quel punto teneva lo sguardo talmente basso che nemmeno il sole lo infastidiva più.
«E il molestatore lo sa per certo, oppure le lascia credere che sia così?» Chiese Jungkook tagliente.
Il fotografo restò positivamente sorpreso da tutta quella sfacciataggine improvvisa e lo guardò in modo affettuoso, o perlomeno ci provò dato che non vedeva un accidente con quella luce diretta negli occhi.
«Perché continui a darmi del lei se ti ho chiesto di non farlo?» Domandò Taehyung bonariamente, con tutta l'intenzione di cambiare discorso.
«Scusi, scusa: l'abitudine.» Gli rispose Jungkook infastidito dal non riuscire a compiere un'azione tanto semplice come il dare del tu a qualcuno.
Il fotografo ridacchiò, soddisfatto dall'averlo un po' messo a disagio ricambiandolo con la sua stessa moneta.

«Pensi che sarò adatto al tipo di progetto che avete ideato tu e la signorina Park?»
Jungkook si teneva quella domanda dentro da tutto il pomeriggio e si tormentava nel pensare di deludere le aspettative che il fotografo aveva riposto in lui.
D'altronde si trattava di un'idea tanto semplice, quanto ambiziosa: una guerra di Troia rivisitata con i modelli che avrebbero interpretato achei e troiani in una battaglia fittizia dove i colpi mortali erano rappresentati da colori in polvere e la cui fine era stabilita dall'omicidio- sucidio di Elena e Paride.
I due protagonisti morali sarebbero stati interpretati dai due modelli meno conosciuti che l'agenzia aveva loro presentato, cioè Jeon Jungkook e Shin RyuJin.
Ci sarebbero ovviamente stati un Achille e un Patroclo, interpretati dai famosissimi Park Chanyeol e Byun Baekhyun e un Ulisse il cui ruolo era stato affidato all'ancora più noto Choi Seunghyun.

«Mi fai l'una domanda difficile Jungkook. Non so nemmeno io se sono adatto.» Gli sorrise. «Presumo che lo scopriremo la prossima settimana... nel frattempo, se vuoi, p-posso chiedere al reparto costumi di prestarmi qualcosa e facciamo un po' di pratica nel mio studio.»
Non sapeva nemmeno lui da dove gli fosse uscita quella richiesta così ardita per i suoi standard, tuttavia, vuoi per il buonissimo tè che l'aveva incoraggiato, o per il sole che gli stava friggendo le meningi, l'aveva posta e adesso si malediceva per essere stato così diretto.
Jungkook esitò un momento a quelle parole, lo stomaco gli si strinse e il cuore gli perse un battito a pensare a loro due soli in una stanza e a Taehyung, così sensuale mentre scruta ogni centimetro del suo corpo con la sua lente affilata e il suo sguardo incantato, come già aveva fatto la volta precedente.
Le pupille gli si dilatarono in modo impercettibile su quegli occhi tanto neri e un tenuo rossore si propagò sulle sue gote calde. Nel frattempo fissava Taehyung e notava la compattezza della sua carnagione ambrata e liscia, la bocca piena a forma di cuore, gli eleganti piccoli nei sparsi sul suo volto regolare, le iridi castane che lo guardavano a loro volta, riflettendo la sua immagine.
Perse un altro battito, poi ruppe il breve silenzio.
«Va bene, ci sto.» Buttò fuori la frase velocemente, come volesse recuperare il tempo speso a riflettere. «Tanto mi hanno lasciato libero dalle sfilate fino alla prossima settimana.» Gli sorrise sinceramente felice tanto che i suoi occhioni diventarono due mezzelune.
«Buon per te ragazzo.» Disse il fotografo sollevato da quel responso e dalla serenità con il quale era stato dato. «Allora ti andrebbe bene diciamo... uhm... domani pomeriggio intorno a quest'ora?» Chiese.
«Benissimo sign... Taehyung. Allora domani pomeriggio alle 17.» Lo ripeté più a se stesso come promemoria che per una vera e propria conferma.
«Però nel mio studio, ecco tieni-» Gli passò un bigliettino da visita colorato. «Qui c'è l'indirizzo, ma tanto non è molto lontano da qua.»
«Signore io non so come ringraziarla per questa opportunità.» Si alzò in piedi e gli si inchinò davanti, facendolo un po' arrossire.
«Non importa Jungkook, il mio ripago sarà un lavoro fatto bene.» Gli sorrise per la prima volta davvero a 32 denti, mostrando quella che sua madre chiamava "risata quadrata", mentre Jungkook non poté fare altro che ammirarlo in silenzio.

«E smetti di darmi del lei.»

ChicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora