Jungkook arrivò in agenzia quella mattina con tutta l'intenzione di parlare a quattr'occhi con il signor Yang.Si sentiva nervoso e stanco di dover ripetere ancora e ancora quanto le pratiche che gli erano state imposte gli facessero rivoltare lo stomaco. Come suo solito avrebbe improvvisato e non si era nemmeno ripetuto in mente qualche frase pronta ad effetto, come a volte faceva quando sapeva che stava per litigare con qualcuno.
A passi svelti salì i gradini che lo separavano dall'ufficio dell'uomo e vi si trovò davanti in un batter d'occhio.
Quella porta di legno chiaro a finestrelle opache gli metteva più agitazione di qualsiasi sfilata di Dior, così prese un profondo sospiro prima di bussare.
Quando si avvicinò all'entrata, tuttavia, sentì che qualcuno era già dentro a parlare con il signor Yang.
La sua voce gli suonava familiare, ma non riuscì ad associarla a nessuno, finché non allungò abbastanza un orecchio da poter ad origliare alcuni sprazzi di conversazione:
«...m-mi dispiace signore, devo aver commesso io stesso una leggerezza. Sa: è molto giovane e-»
La voce tremula del signor Yang fu interrotta da un'altra che suonava tutt'altro che contenta.
«Se non sai tenere a bada i tuoi assistiti Yang, faresti bene a cambiare mestiere.»
«S-signore non volevo dire questo, sto dicendo che il ragazzo è diventato rapidamente famoso e ha più visibilità, anche che si comporta in modo n-normale.»
«Non è un comportamento normale quello che mi hanno riferito e non aiuta per nulla la sua fama.» Commentò l'altro inviperito.
Jungkook sbiancò: stavano forse parlando di lui? Poteva essere che Yang avesse altri modelli ai quali faceva da manager?
«Ma signore, lo sa come è la gente: direbbe di tutto per avere anche solo un attimo i riflettori puntati addosso.»
«Se ciò che mi hanno riferito è giusto, le persone che vanno spargendo queste notizie non hanno nessun bisogno della luce riflessa altrui Yang.»Si dissero qualcos'altro a voce più bassa, tanto che Jungkook non riuscì a captare alcuna frase di senso compiuto.
Con il cuore che gli batteva a mille, decise che aveva sentito abbastanza. Si scostò dalla porta e si accomodò su una panca nel corridoio poco distante: avrebbe aspettato che quell'uomo uscisse per controllare se aveva capito bene chi fosse.
Una delle poche persone alle quali il signor Yang si rivolgeva con quel rispetto era il signor Kim Seokjin: il proprietario dell'agenzia.
Seppur molto giovane rispetto agli standard, il signor Kim era riuscito nell'impresa di fondare quell'attività, partendo lui stesso dalla carriera di modello.
Jungkook lo aveva conosciuto solamente durante il colloquio di selezione, ma lo stimava comunque molto per il suo percorso professionale e per essersi saputo reinventare, quando la carriera di modello lo aveva abbandonato alla soglia dei 30 anni.«Non ho intenzione di essere scambiato per un pappone Yang! I miei modelli non sono prostitute, mettitelo bene in testa!» Urlò l'uomo improvvisamente, facendo trasalire Jungkook che nel frattempo si era perso nei suoi pensieri.
«Ecco lo sapevo: parla di me.» Si disse il ragazzo mentre le sue gote cominciavano ad assumere un blando color fragola.
«Chissà che cosa gli avranno raccontato...»
Si mise le mani nei capelli e appoggiò i gomiti sulle cosce, inarcando la schiena.
«Spero non mi licenzi per questo.» Pensò terrorizzato.
Se tutti i suoi sforzi fossero andati in fumo solamente per la prepotenza del signor Yang nei suoi confronti, sarebbe andato a casa sua e gli avrebbe tagliato le gomme dell'auto: perdere il suo lavoro dopo aver ingoiato tanti rospi, gli sembrava insieme il danno e la beffa.Entrambi nella stanza abbassarono i toni e Jungkook non riuscì ad origliare più nulla di interessante, se non qualche sprazzo di discorso qua e là che risultava tuttavia troppo lacunoso per poterlo inserire all'interno di qualsiasi contesto.
Attese lì davanti una mezz'ora buona e dedusse di essere arrivato poco dopo l'uomo che adesso stava nell'ufficio del suo manager.
Se solo si fosse presentato in anticipo anche di cinque minuti, probabilmente avrebbe ricevuto una ramanzina grande quanto un palazzo e un secco rifiuto come al solito. Ma con il signor Kim Seokjin dalla sua parte, sicuramente Yang si sarebbe rivelato più malleabile alle sue richieste.«Chissà chi gli ha rivelato certe voci.» Sì interrogò Jungook, intimorito dalla possibilità che le persone alle quali aveva concesso dei favori andassero in giro a raccontare tutto. Non si aspettava il silenzio tombale, certo, ma almeno l'accortezza di non rivelare il suo nome.
«Ma cosa devo aspettarmi da quella gente?» Si disse infine.
Proprio mentre si poneva queste questioni, la serratura della porta di Yang scattò.
Jungook alzò la testa incuriosito e si trovò di fronte proprio il bellissimo volto di Kim Seokjin.
Rimase un secondo meravigliato, prima di scattare in piedi e rivolgergli un profondo inchino.«Buongiorno Signor Kim, mi scusi: non avevo idea che fosse lei dentro.»
Si rialzò e di fronte a sé c'era ancora quel viso celestiale, stavolta però gli sorrideva placido.
«Buongiorno Jeon. Scusami tu, se ti ho fatto attendere fuori.» Si inchinò a sua volta e gli rivolse un saluto prima di andarsene con passo leggero, lasciando dietro di sé una profumata scia di fiori di ciliegio.
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Chic
Roman pour Adolescents⚠️ Avviso per correttezza⚠️ questa storia non ha una conclusione e non la avrà. Se vorrete iniziarla ugualmente, vi ringrazio e mi scuso. Taehyung è un fotografo esordiente introverso e perfezionista. Incontrerà il modello Jungkook con il quale ins...