Jasmins Marzipane

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Si presentarono alla sfilata quando una buona metà degli ospiti era già passata dal red carpet, Mark reggeva con l'esile corporatura poco meno dell'equivalente del suo peso in attrezzatura, mentre Taehyung si teneva sul viso un pacchetto di ghiaccio usa e getta involto in un foglio di carta assorbente e così conciato ci vedeva un terzo della metà di quello che avrebbe visto un corsaro con la benda sull'occhio.
Passarono defilati in mezzo alla folla, riuscendo ad accaparrarsi il loro posticino tra gli altri fotografi e arrivando in contemporanea con l'apparizione degli ospiti importanti della serata.
Attori e cantanti nazionali e alcuni internazionali sfilarono di fronte a loro per circa un'oretta, vestiti con alcuni dei pezzi delle nuove collezioni che sarebbero state presentate da lì a breve, indossati dai modelli e dalle modelle. Gli stilisti e le stiliste sfilarono parimenti alla fine del Red carpet con appresso i loro mariti e mogli, un po' spaesati un po' intontite da tutte quelle persone e luci intorno.
«Finalmente si comincia.» Pensò Taehyung, stanco di quell'inutile calca rumorosa e di stare fuori al freddo e per giunta in piedi.
Entrarono tutti in una fila poco ordinata e di fronte a loro si parò lo spettacolo che era quel teatro: il rosso dei tendaggi e l'oro delle rifiniture erano i due colori che maggiormente spiccavano tra gli altri. Gli spalti erano in legno intagliato laccato d'oro e in basso riproducevano forme di varie piante.
Il palco di legno era stato convertito ad area di proiezione video e la lunga passerella era stata sistemata in mezzo alle poltrone rosse della platea.
«Stile barocco.» Farfugliò Mark nella confusione. «L'ho imparato oggi alla visita guidata.»
Taehyung gli sorrise sinceramente per la prima volta da quella mattina e a Mark parve di sentirsi leggero come una piuma dopo quella dichiarazione di tregua.
Girarono in platea fino a trovare i posti a loro assegnati.
«Non si vede granché da qua signore.»
«Hanno inventato gli zoom apposta infatti.» Rispose il fotografo serio, segno che stava concentrandosi a pieno nel suo compito senza badare ad altre distrazioni. Considerava le foto improvvisate un gran bel banco di prova per le sue capacità: era fin troppo facile catturare belle immagini con un modello a disposizione a cui poter dare indicazioni, più complicato invece era riuscire a fare belle foto a un soggetto in movimento che non può eseguire nessun ordine.
Queste sfide professionali lo intrigavano enormemente e allo stesso tempo lo incuriosivano, perché non poteva mai sapere cosa sarebbe venuto fuori in post produzione.
Il sipario si alzò e lì cominciarono ore di magia.
Non era molto pratico dei criteri con cui veniva scelto l'ordine di presentazione delle collezioni, ma aveva notato che in genere ogni stilista partiva dai pezzi più sobri per poi raggiungere l'apice con capi più stravaganti e elaborati. Quest'anno nelle collezioni primaverili erano il celeste, il verde e l'oro a farla da padroni sia negli abiti che per gli accessori.
E quindi centinaia di capi color prato gli passarono davanti agli occhi e nel frattempo notava che lo stile aderente dell'anno precendente aveva lasciato il posto a tessuti e forme che risultavano più morbidi sui loro corpi scheletrici: le gambe delle modelle erano infatti semi-scoperte da quello svolazzare di tulle e viscosa e Taehyung ebbe pena per loro, sentendo freddo solamente a guardarle da lontano.
Passarono ore di musica e discorsi degli stilisti sui concetti che avevano ispirato le loro collezioni e le solite altre affermazioni che facevano sempre e che Taehyung era ben stufo di udire ogni volta.
Vide sfilare Yiren, Lalisa, Alexa e alcune altre ragazze con le quali aveva lavorato e che aveva reso note al grande pubblico.
«Ci vediamo domani con le collezioni maschili, buona serata a tutti.» Concluse il presentatore.

Stanchi e infreddoliti, intorno a mezzanotte e mezza i due ragazzi riportarono gli strumenti al magazzino, dopodiché si incamminarono velocemente in direzione dell'albergo, uscendo insieme alla calca di spettatori e lo staff dell'evento.
«Ma stanno tutti nel nostro albergo?» Osservò Mark, vedendo che la folla si dirigeva tutta verso il medesimo punto.
«Può essere, credo che sia il più vicino e il più bello della zona.» Gli rispose il fotografo. Tra quelle teste di fronte a loro, giurò di averne vista una conosciuta che si infilava nell'hotel.
«Non può essere, sarà la stanchezza.» Pensò mentre entrava anche lui,  poi riprese a parlare con Mark.
«Sarà il sonno.»

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