Anche quell'anno l'inverno arrivò puntuale in città. L'aria divenne bluastra e un venticello gelido sferzava le strade ingrigite dallo smog. Gli alberi sui viali, nudi come bimbi appena nati, si stagliavano silenziosi in mezzo alla nebbia mattutina e regalavano una minuscola parvenza di naturalità all'ambiente urbano così spoglio e malsano.
Taehyung respirò a pieni polmoni quella umida aria pesante e si sforzò di guardare il cielo nel tragitto per andare a lavoro. Gli sembrava più basso e opprimente del solito, bianco com'era di nubi, pareva una cupola artificiale piazzata là sopra da qualcuno e in quel momento capì come doveva sentirsi una formica in una teca artificiale. Nemmeno i raggi del sole riuscivano a penetrare a sufficienza quel muro candido e l'unica luce a fargli strada era quella gialla dei lampioni.
Rabbrividì quando un soffio di vento gli si infilò sotto in cappotto grigio topo e pensò che forse era davvero giuro il momento di tirare fuori dall'armadio qualcosa di più pesante.
Dentro lo sua testa i pensieri erano soliti girovagare qua e là mentre camminava e quella mattina non furono da meno, ma come al solito si fermarono sempre e solo su di una unica persona: Jeon Jungkook.
Non lo aveva più rivisto e invero si era anche stufato della sua indole sfuggente, tanto che in quei mesi si era visto con altre persone perché "chiodo scaccia chiodo" gli avevano detto, ma non sembrava funzionare affatto. A dispetto dei bellissimi momenti passati con altri, la mente prima o dopo tornava sempre a lui e a quello che sarebbe potuto essere.
«Se mi avesse voluto davvero, mi avrebbe cercato. Non posso rincorrerlo per sempre.»
Si ripeteva ogni volta che si scopriva a pensarlo, ma la sua parte non razionale rifiutava totalmente quei concetti e puntualmente lo torturava facendogli ricordare dei momenti passati insieme senza che lui se ne rendesse conto. Ultimamente stava diventando più bravo a riconoscere in meno tempo il percorso di idee che lo conduceva a lui e per questo a volte riusciva a deviarlo verso altro, tuttavia nella maggior parte dei casi si trattava di un percorso mentale totalmente involontario e per questo gli era molto difficile stroncarlo sul nascere.
Si era convinto che gli servisse qualcosa per occupare la mente, in quanto era nei momenti di noia o di attesa che la sua immagine gli compariva in testa, esattamente come accadeva tutte le mattine mentre camminava diretto verso il suo ufficio e tutte le sere prima di addormentarsi.
Un nuovo hobby gli avrebbe sicuramente liberato la testa da qualsiasi altro pensiero, soprattutto se si trattava di un'attività a lui lontana nella quale doveva impegnarsi particolarmente. Se ad esempio avesse iniziato a prendere lezioni di pianoforte, molto probabilmente il tragitto mattutino fino al lavoro lo avrebbe impiegato per ripassare mentalmente gli accordi.
«Per prendere lezioni di pianoforte però dovrei avere un pianoforte, non potrei esercitarmi altrimenti.» Rifletté. Nel frattempo ai lati del suo cervello spuntavano come funghi idee di hobby, ma per alcuni servivano degli strumenti che non aveva, per altri troppo tempo.
Così quando arrivò davanti il palazzo del suo ufficio non aveva ancora cavato un ragno dal buco. Sospirò con lo sguardo in alto, poi entrò.Scorreva le sue foto già ultimate una per una, cercando a mente fresca delle storture qua e là che il giorno prima non era riuscito a notare.
Si creava questa strana dinamica in lui per cui, come una madre cieca ai difetti dei figli, entrava talmente tanto nel suo lavoro che tralasciava degli errori. Alla fine tutto gli appariva come perfetto e solo ad una seconda visione più riposata si rendeva conto di ciò che non andava.Il cellulare gli vibrò nella tasca e spezzò la sua concentrazione.
Lo prese e accese lo schermo: era un altro messaggio di Baekhyun.
Sospirò e appoggiò il parallelepipedo nero sulla scrivania.
Si sentivano da un paio di settimane e si erano anche visti in un café. Si erano conosciuti ad una sfilata nella quale lui lavorava come truccatore e da allora non era più riuscito a scollarselo di dosso. In realtà aveva un temperamento molto mansueto, ma dava tutta l'aria di essere bisognoso di fin troppe attenzioni.
«Forse però lo stronzo sono io.»
Pensò e riprese il telefono per rispondergli.
Il messaggio recitava: «Ciao Taehyung come stai? Volevo chiederti se stasera ti andava di cenare fuori insieme: ho scoperto un posto che fa una zuppa di pesce favolosa. Fammi sapere.»
Taehyung alzò un attimo gli occhi al cielo.
«Ma sì: in fondo che mi costa?»

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Chic
Teen Fiction⚠️ Avviso per correttezza⚠️ questa storia non ha una conclusione e non la avrà. Se vorrete iniziarla ugualmente, vi ringrazio e mi scuso. Taehyung è un fotografo esordiente introverso e perfezionista. Incontrerà il modello Jungkook con il quale ins...