Purple Oud

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«Ti ho fatto richiamare perché la scorsa volta sei stato meraviglioso.» Taehyung parlava con tono calmo, mentre con la mano carezzava i morbidi capelli scuri del modello di fianco a lui. I suoi occhi profondi come due pozzi lo osservavano muti pronunciare quella frase, mentre la lingua gli scivolava sulle rosee labbra umide, una, due, tre volte ancora.
L'aria profumava di cannella e zenzero e loro due, stesi comodi su quel triclinio dorato si godevano il tepore delle acque termali di fianco ad una piscina. Osservavano a vicenda i loro corpi nudi e accaldati.
Taehyung non sapeva nemmeno com'era finito in quella situazione, ma gli piaceva terribilmente l'odore forte del sudore di lui e non si soffermò troppo a pensare, quando, eccitato, protrasse la testa in avanti per baciarlo sulle labbra.
Sapeva di spezie e peccato e gli piacque terribilmente, tanto che la tensione che avvertiva nel basso ventre si acuì ancora e ancora e più che lo baciava, più che lo voleva.
L'altro ricambiava con la stessa intensità il gesto, tanto da girarsi e mettersi sopra di lui in una mossa tanto prepotente, quanto eccitante per Taehyung. Cadde la coperta color porpora che avevano addosso, il lettino scricchiolò, le fiammelle delle candele tutte d'intorno sobbalzarono per lo spostamento d'aria e nella grotta rimbombarono i loro sospiri mentre si baciavano voluttuosamente ora sul collo, ora sul petto. Le mani del ragazzo esploravano bramose il corpo di Taehyung, palpando e accarezzando ogni singolo centimetro della sua pelle cosicché a Taehyung parve di essere pastafrolla tra quelle bellissime dita affusolate.

Ma come spesso accade, proprio sul più bello, la vita reale piombò come un macigno a rovinare tutto.

Driiiiiin driiiiiin driiiiiin

«Cazzo, la sveglia.»
Prese in mano il cellulare e disattivò l'allarme ripensando fino alla nausea alle immagini forti che il suo cervello gli aveva regalato quella mattina: avrebbe desiderato imprimerle nella sua mente, poi estrarle e appenderle da qualche parte in casa sua per ammirarle ammaliato ogni qualvolta ne avesse avuto bisogno.
Ancora intontito e sdraiato, si rese conto di avere un'erezione.
«Un inizio col botto stamani.» Pensò sarcasticamente, poi si accinse a risolvere la situazione a modo suo, prima di cominciare a prepararsi per il lavoro.

* * *

Si affacciò alla porta d'entrata del palazzo, aguzzando l'occhio verso la reception.

«Cazzo! È già qui.» Pensò tra sé e sé, vedendo Kyuhyun che armeggiava a registri e cartelline.
Kyuhyun era il receptionist capo di Gloss Magazine e come tale era suo compito guardarsi bene intorno per vedere chi arrivava e chi non arrivava a lavoro, per poter passare eventuali telefonate nei rispettivi uffici.
Proprio lui, nelle ultime due settimane aveva iniziato a interessarsi un po' troppo a Taehyung in modi che non c'entravano niente con il suo lavoro.
Erano passati più volte da una conversazione civile a un vero e proprio interrogatorio al fotografo che finiva sempre con una fuga di lui giustificata da scuse varie.
Taehyung stava pensando proprio a quale inventarsi quel giorno, quando una timida voce alle sue spalle lo richiamò: «Scusi signore buongiorno.» Disse.
Taehyung si voltò maledicendo il giorno in cui aveva deciso di accettare quell'incarico, quando avrebbe potuto restarsene nella sua vecchia stanzetta malandata, lontano dagli occhi di tutti. Poi ogni suo pensiero negativo scomparve di fronte a quella visione celestiale: il suo modello preferito si presentava di fronte a lui in camicia bianca, jeans e con un sorriso impacciato che gli fece girare la testa. Lo guardò instupidito e il ragazzo dovette notare la sua confusione, perché si affrettò ad inchinarsi e ad aggiungere: «Scusi il disturbo, volevo solo sapere dov'era la sala riunioni.»
La sua voce fine era un toccasana per le orecchie di Taehyung e gli fece momentaneamente riprendere le proprie facoltà mentali.
«Buongiorno ragazzo, sei qui per la riunione pre-shoot, giusto?» Gli domandò con tutta la sicurezza che riuscì a simulare.
«Esatto signore.» Confermò il ragazzo.
«Bene allora siamo qui per lo stesso motivo... circa.» Rimase un istante in silenzio, guardando in alto, poi riprese: «Coraggio vieni, ché ti accompagno.» Lo spronò. Il modello esitò un attimo.
«Preferisci aspettare i tuoi colleghi ragazzo? Effettivamente sei un po' in anticipo» Chiese gentilmente.
«Non si preoccupi signore, mi sto solo concentrando per ricordarmi la strada.» Sorrise un pochino in imbarazzo, chiudendo a mezzaluna quei bellissimi occhi. Taehyung ridacchiò a sua volta e cercò di tranquillizzarlo: «Non ti preoccupare: è semplicissimo.» Esordì, mentre entrava nell'atrio. «Qui c'è la reception, a destra c'è la porta della sala e a sinistra c'è il bagno.» Continuò.
«Buongiorno signor Kyuhyun.» Salutò velocemente mentre passava.
«Buongiorno Taehyung caro.» Rispose il centralinista in modo accorato.
Passarono di fianco alla reception e varcarono una doppia porta di legno inciso, ritrovandosi in una grande stanza a vetrate con un bel tavolo ovale al suo centro.
«Eccoci qua, se vuoi puoi già accomodarti.»
Il ragazzo nel frattempo si guardava intorno con aria trasognata, quasi come se non avesse mai visto nulla del genere. Dopodiché guardò Taehyung un istante e in silenzio prese una sedia e si accomodò là.
Taehyung non riusciva a staccargli gli occhi di dosso: era più bello di quanto ricordasse con quelle labbra umide color ciliegia, la camicia un po' sbottonata su un imponente petto, i capelli puliti divisi sulla fronte e quella dolcissima espressione smarrita.
Si schiarì la gola.
« Io comunque sono Kim Taehyung, piacere.» Gli tese la mano per presentarsi.
«Jeon Jungkook, piacere mio signore.» Rispose l'altro mentre si alzava e stringendo la sua mano con fermezza si inchinò.
«Benvenuto qua dentro ragazzo.» Gli sorrise ancora Taehyung e Jungkook lo guardò incredulo, abbozzando un sorriso.
«È un onore per me lavorare per questa rivista signore, davvero un onore. Mi è piaciuto davvero molto la scorsa volta.» Aggiunse felice.
«Sì eh? Hai visto poi il lavoro finito Jungkook?» Domandò con una certa enfasi.
«Certo che sì signor Kim. E ho capito come mai la mia agenzia vorrebbe lavorare ancora a lungo con lei. È stato fantastico!» Sorrise veramente questa volta.
«G-grazie mille Jungkook.» Disse un po' incredulo.
«Anche se...» Partì incerto, ottenendo tutta l'attenzione di Taehyung. «Non ho capito il perché abbiano chiamato proprio me in mezzo a tutti gli altri modelli famosi.» Confessò.
Il fotografo finalmente capì a cosa era dovuto tutto quel guardarsi intorno stupito.
«Ti ho voluto io tra gli altri, sai?» Lo guardò ammaliato. «Mi sei piaciuto davvero tanto la scorsa volta e mi sembra giusto dare visibilità anche agli emergenti con del talento, piuttosto che fare lavorare sempre i soliti 5 top-model incartapecoriti.»
Jungkook trattenne a stento le risate per quell'appellativo colorito, mentre Taehyung si affrettava a correggersi.
«Non dire che l'ho detto ragazzo.» Ridacchiò nervosamente.
«Non si preoccupi signore, sarò muto come un pesce.» Lo tranquillizzò, sollevato e lusingato da quelle parole.
Si guardarono negli occhi sereni e in quel momento entrambi sapevano di avere un complice nell'altro.

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