Jungkook camminava nervosamente verso il proprio obbiettivo. Avvertiva un certo caldo sprigionato dal suo corpo, un po' per l'attività fisica, un po' per l'agitazione, un po' perché forse aveva scelto vestiti davvero troppo pesanti per la stagione corrente.
Era stato almeno mezz'ora davanti all'armadio per decidere il suo outfit e rifiutava di ammettere a se stesso che quei jeans neri strappati e la camicia di flanella a quadri rossi e neri fossero un po' troppo con 15°C all'esterno, così ignorava la sensazione di Sahara a mezzogiorno che stava provando e procedeva spedito sperando che nello studio di Taehyung ci fossero temperature più accettabili.
Con sé non aveva nulla eccetto il portafoglio e il cellulare e così leggero avanzava a testa bassa per la sua strada senza guardare in faccia nessuno, pensando solo che avrebbe volentieri fatto dietrofront per l'ansia che gli era cresciuta dentro da quella mattina dopo il workout.
«Davvero deludente.» Erano le parole che più di tutte gli risuonavano in testa, intonate dall'altera voce del padre mentre osservava la sua pagella scolastica. Nelle situazioni in cui doveva dare prova di sé, la figura del padre era più che mai presente a ricordargli i suoi fallimenti e la sua inadeguatezza come figlio e come persona, che mai mancava di ricordargli appena combinava qualcosa che non andava.
Ricordò di quando era stato quasi espulso da scuola per aver aperto degli estintori con i suoi amici, di quando aveva per sbaglio sfondato un muro in cartongesso e di quando ogni volta il padre trovava metodi nuovi e più duri per mettergli in testa quanto fosse inetto ai suoi occhi. L'ultima volta, la più clamorosa fu nel momento in cui seppe che voleva intraprendere gli studi per diventare modello e iniziò a sospettare che il figlio fosse gay.
Era sempre stato minacciato di venir sbattuto fuori di casa, ma quella volta accadde sul serio e non gli sembrava vero di avere la propria vita nelle sue stesse mani e non in quelle di un ricco stronzo che desiderava solo il figlio perfetto per dare una discendenza degna a una linea genealogica di altri ricchi stronzi.Attraversò la strada e dietro ad un angolino, nascosto in una via secondaria, trovò il negozietto più carino che avesse mai adocchiato. L'insegna recitava "Photoamateurs" con un delizioso carattere blu elettrico su sfondo bianco. Il tendone in stoffa che faceva ombra all'entrata a vetro era invece a righe rosse e bianche e faceva un bellissimo contrasto cromatico con l'insegna.
«Molto vintage.» Pensò Jungkook a quella vista.
Dietro la spessa vetrina campeggiavano una decina di foto di tutte le forme e dimensioni, in bianco e nero e a colori, con cornice e senza cornice, orizzontali e verticali. L'ordinato disordine che regnava in quello sprazzo di negozio dava un effetto generale genuino, decisamente interessante per un'attività circondata da palazzi ultra moderni e rivendite di apparecchi teconologici.
Il modello guardò l'orologio. «In perfetto orario.» Pensò, poi mise una mano sul maniglione di plastica nero ed entrò, annunciato dal dlin dlon di una campanellina attaccata proprio sopra la porta.
Gli arrivò un odore di legno e cannella dall'atrio più bianco che avesse mai visto: mattonelle color crema, alla sinistra divanetti in stoffa a righe verticali gialle e avorio e a destra un centralino/cassa con il bancone in vetro opaco davanti e in marmo sopra. Alle pareti erano attaccate gigantografie di battesimi e matrimoni, con alcuni spazi bianchi tra di loro, segno che qualcosa era stato spostato chissà dove e chissà perché.
Proprio di fronte a lui, da un pesante tendone nero, comparve il proprietario di quel posto che lo guardò e gli sorrise.
«Benvenuto nel mio antro Jungkook, accomodati pure.» Lo salutò indicandogli i deliziosi divanetti addossati al muro.
«Ciao Taehyung, co-complimenti.» Rispose, guardandosi un'altra volta intorno stupito, evitando accuratamente di fissare l'altro negli occhi.
«Grazie mille.» Disse il fotografo stupito, mentre i suoi occhi brillavano nell'osservare quanto quei pantaloni attillati donassero all'altro. Si riprese da quella contemplazione impercettibile in pochi istanti. «Ti va qualcosa da bere ragazzo? Ho il frigo di là, oppure la macchinetta del caffè.» Sorrise mentre il suo sguardo incontrava quello del modello e sentì ancora una volta qualcosa di strano nel petto.
«Un bicchiere d'acqua andrà benissimo grazie.» Rispose Jungkook con la bocca effettivamente impastata. «È stata una bella camminata fino a qua.» Aggiunse mentre si alzava per seguire l'altro.
«Oh mi dispiace, credevo venissi con i mezzi. Come mai a piedi?» Chiese, entrando in una porticina sulla sinistra appena prima del tendone nero dal quale era sbucato poco prima.
«Abito nel quartiere accanto, non avevo voglia di aspettare il bus per mezz'ora, quando in venti minuti a piedi sarei stato qui.» Gli spiegò, mentre lo guardava chinarsi e prendere una bottiglia d'acqua fresca da un piccolo frigo in fondo alla stanzetta.
«Uh senti là! Siamo praticamente vicini di casa e nemmeno non lo sapevo.» Ridacchiò versando l'acqua in un bicchiere e porgendoglielo.
«Nemmeno io sign... Taehyung.» Bevve lentamente perché la bevanda era fredda e quando ebbe quasi finito il fotografo cominciò: «Allora ragazzo, hai qualcosa in mente per oggi?»
A Jungkook per poco non andò di traverso tutto ripensando alle idee che gli erano venute su loro due.
«Nulla di particolare. Non sono molto bravo nella parte decisionale, mi piace più eseguire ecco.» Asserì asciugandosi i lati della bocca con un dito.
« Va bene, allora vediamo cosa viene fuori in corso d'opera.» Sospirò Taehyung mentre si dirigeva verso la porticina della stanza.
«Ah Jungkook alla fine sono riuscito a rimediarti qualche vestito a tema e un po' di pigmento in polvere.» Si voltò e gli sorrise. «Sono o non sono un bravo fotografo?» Domandò retorico ricominciando ad avanzare.
«Bravissimo signore.» Disse Jungkook assorto ad osservare le movenze del suo fondoschiena pieno e sodo.
«Benissimo, così si risponde. Vieni con me ragazzo, ti faccio vedere dove staremo oggi.»
Aprì il tendone nero e scese un paio di scalini che portavano a un'enorme stanza scura tutta abbaraccata, con al centro un enorme rotolo di carta nera che si srotolava dal soffitto al pavimento.
Tutt'intorno a quel set, c'erano fari e faretti, flash, supporti per ammorbiditori di luce e scatole con lamine trasparenti colorate da applicare davanti ai faretti per creare effetti diversi.
Jungkook si perse un attimo a studiare l'ambiente, il tempo sufficiente per permettere a Taehyung di andare a prendere gli abiti che si era procurato grazie a Jackson.
«Vai mettiti uno di questi intanto.»

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Chic
Teen Fiction⚠️ Avviso per correttezza⚠️ questa storia non ha una conclusione e non la avrà. Se vorrete iniziarla ugualmente, vi ringrazio e mi scuso. Taehyung è un fotografo esordiente introverso e perfezionista. Incontrerà il modello Jungkook con il quale ins...