Idôle case

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Mangiarono a sazietà nella più completa spensieratezza, parlando di quei giorni due passati e di come entrambi si erano preparati all'evento.
Taehyung provò un certo disagio nell'apprendere in che cosa consistesse la dieta pre-sfilata di una modella, ma come al solito ripose inconsapevolmente quelle informazioni in un lato del suo cervello nel quale non potessero farlo sentire in colpa di fare parte di quel sistema e di foraggiarlo tacitamente.
Nel vedere i loro corpi smunti si era sempre chiesto che cosa mangiassero per restare vive e, come spesso accade, la risposta era quella più semplice: quasi niente.
Mentre gustava i suoi spaghetti al pomodoro, ascoltava l'altro e senza che la sua parte razionale se ne accorgesse, aveva già giustificato la metà di quelle imposizioni sul fisico raccontate da chi in quel mondo c'era dentro con tutte le scarpe.
«E va be', si è sempre fatto così.» Fu la frase che risuonò più di tutte nei suoi pensieri e se la ripeteva per provare a scacciare il disagio che gli montava dentro. Non era assolutamente in grado di fronteggiare l'idea che ciò per cui aveva lavorato tutto quel tempo si rivelasse razionalmente sbagliato e moralmente ingiusto, così si nascondeva dietro la convinzione che la magrezza ad ogni costo fosse una libera scelta delle modelle: «Hanno voluto loro fare questo mestiere, sapevano a cosa sarebbero andate in contro, perciò non è colpa di nessuno se fanno una malsana vita di privazioni.»
Poi però guardava Jungkook e qualcosa non gli tornava nel suo ragionamento: «Un ragazzo così vitale, pieno di voglia di vivere e di sagace ironia, perché mai dovrebbe mangiare pollo e riso per tutta la vita? Si merita ben altri pasti. Magari anche tra quelle ragazze ce n'è qualcuna che gli somiglia per carattere e non sarebbe giusto nemmeno per lei nutrirsi così poveramente per sempre.»
Quei pensieri gli guizzavano spontanei in testa senza che nemmeno ci facesse caso e alla fine di quel piatto di pasta, tra la conversazione con Jungkook e il tenere a bada le sue questioni morali, non aveva nemmeno fatto caso al sapore di quello che aveva appena mangiato.
«Qualcosa non va?» Domandò il modello, vedendolo assorto con lo sguardo sul suo piatto.
«Sì sì, è solo che nel parlare questa pasta è finita troppo velocemente.» Ridacchiò.
«Hai ancora fame? Vuoi un po'del mio riso?»
«Grazie ma no: sono pieno. È solo che era molto buona e sono dispiaciuto che sia già finita.»

Finirono di mangiare, poi percorrendo di nuovo la strada all'inverso, tornarono nel loro albergo.
Si zittirono solo quando varcarono la soglia dell'edificio e camminarono in silenzio verso le loro camere.
Arrivati al loro piano, quando stavano precisamente di fronte alle loro rispettive porte, il cellulare di Jungkook vibrò. Lo estrasse dalla tasca del piumino nero e controllò i messaggi.
Taehyung non glielo aveva mai visto usare in sua presenza da quando si conoscevano.
«È arrivata la macchina: devo andare.» Lo informò il modello con tono scocciato.
«V-va bene. Allora ehm... buona preparazione.» Disse Taehyung incerto, ancora con le mani in tasca e guardando le scarpe dell'altro.
«Grazie e... ci vediamo stasera credo.»
«Io ti vedrò sicuramente.» Gli sorrise il fotografo.
Sentiva una sensazione spiacevole, come se già gli mancasse stare in sua compagnia. Avrebbe passato altre mille ore con lui e comunque gli sarebbe sembrato troppo poco.
Poi, senza dare alcun preavviso com'era successo l'ultima volta, Jungkook gli si avvicinò con il viso, lo guardò intensamente negli occhi e poi appoggiò leggero le sue labbra su quelle di Taehyung. Gli lasciò solo un bacetto, ma al fotografo bastò per diventare rosso come un peperone e perdere completamente la testa. Non gli diede nemmeno il tempo di allontanarsi che, appoggiando le mani sulle sue gote, lo riportò a sé, baciandolo più appassionatamente e più a lungo di prima.
Il suo cuore batteva all'impazzata, il suo respiro accelerò e lo stomaco gli si contorse per l'emozione.
Le labbra di Jungkook, così morbide e calde, erano tutto ciò che Taehyung desiderava assaggiare da quando si erano conosciuti e non sapeva nemmeno lui dove avesse trovato il coraggio di farle di nuovo sue, ma la voglia era così tanta che qualsiasi domanda scomparve. Tutto scomparve tranne loro due, i loro respiri vicinissimi e le loro guance scarlatte.
Il telefono di Jungkook vibrò di nuovo nella sua tasca e interruppe tutta la magia.
«Devo davvero andare ora Taehyung.» Gli disse con gli occhi puntati nei suoi, mentre gli sistemava i capelli castani dietro l'orecchio.
Fece per andare via, ma di nuovo si voltò e lasciò un altro bacetto sulla bocca di Taehyung.
«Lo volevo fare da tanto.» Gli disse sorridendo con la faccia ancora rossa.
«A stasera Tae.»
«A stasera.» Fu solo in grado di rispondere lui con la mano alzata a saluto, ancora senza parole, incapace di formulare qualsiasi pensiero che non comprendesse Jungkook.

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