Trésor

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Ogni volta che gli veniva chiesto di lavorare privatamente per qualche sfilata, Taehyung correva da il caporedattore Kim a chiedere il permesso per potersi assentare da lavoro le giornate necessarie.
Ogni volta il caporedattore Kim gli rispondeva che non era necessario chiedere il suo assenso, bastava avvisare con anticipo e lui gli avrebbe accordato tutto il tempo che gli serviva.
Comunque Taehyung preferiva lo stesso ogni volta incontrare personalmente Namjoon e ogni volta gli chiedeva lo stesso il permesso.
Un rito che si era ripetuto più e più volte e stavolta non era stato diverso.

«-quindi per l'ennesima volta gli ho detto che non deve chiedermi il lasciapassare come fanno i bimbi a scuola per andare al bagno, ma non ne ha voluto sapere. Oramai non ci faccio quasi più caso.» Rise di gusto Namjoon, dopo aver finito di raccontare a Minnie e Jackson le strane fissazioni del loro fotografo preferito.
Intorno a loro, seduti ai lunghi tavoli della mensa, arrivavano sparuti gruppi di dipendenti a pranzare e l'atmosfera cominciava a farsi rumorosa nell'enorme stanzone.
«Quindi è per questo che oggi non c'è.» Disse Jackson rimestando con la forchetta di plastica la sua vaschetta di insalata mista.
«Esatto, dovrebbe tornare dopodomani.» Precisò Namjoon.
«Non che si vedesse comunque molto ultimamente.» Parlò intristita Minnie, guardando il suo piatto vuoto e unto.
«No dai, ha ricominciato anche a venire a pranzo in mensa la scorsa settimana. Lo stiamo recuperando sembra.» Osservò Jackson, mentre ancora spiluccava il suo piatto dietetico controvoglia.
«Se non ti muovi a finire, il prossimo che ci abbandona sei tu.» Lo provocò Namjoon ridacchiando.
«Senti Joonie io non ce la faccio a nutrirmi di questa roba, ma ti sembro una capretta?» Chiese con finto tono indignato.
«Per come beli mentre ti lamenti, un ovino lo sei per certo.» Gli rispose Kim ridendo a crepapelle e facendo ridere di gusto anche Minnie.
«Va bene ho capito, la mangio dopo.» Ridacchiò Jackson richiudendo la confezione mentre alzava gli occhi al cielo.
«Andiamo coraggio.»

*   *   *

Taehyung vagava spaesato tra i camerini di quell'enorme teatro, cercando la sua postazione dove appoggiare la strumentazione. Il suo assistente improvvisato lo seguiva con solerzia, provando a rielaborare a voce alta le sommarie indicazioni ricevute dal tizio alto all'entrata:
«Ha detto il primo corridoio a destra poi sempre a dritto fino in fondo... forse l'entrata era un pertugio e non l'abbiamo notata.»
«Ma non c'erano pertugio, sono tutti pannelli divisori di ferro e di qua c'è il muro Mark.» Gli fece notare battendo con la mano sulla parete metallica alla sua destra. Non gli era chiaro come avessero organizzato quelle file di corridoi smontabili all'interno dei dietro le quinte del teatro. Alcune erano state addirittura sistemate fuori, in quella che probabilmente era una corte interna. «Si fidano molto del bel tempo.» Pensò guardando il cielo aperto sopra di sé e poi i punti di trucco ai suoi lati.
«Ma se proviamo a tornare indietro signore? Magari quel tipo si è sbagliato.» Propose Mark.
Taehyung si fermò un attimo e quasi l'assistente non gli finì addosso con tutta la strumentazione che portava. Stavano girando a vuoto da un bel po' di tempo e il fotografo si trovava sulla buona strada per perdere il lume della ragione.
«Mi sono rotto le palle Mark, ora fermo il primo che passa e gli chiedo dove cazzo è la postazione per lasciare il materiale dei fotografi, altrimenti torniamo alla macchina e lasciamo tutto lì.» Disse arrabbiato.
«Guardi signor Kim, laggiù c'è qualcuno.» Fece notare Mark in modo concitato.
Nemmeno il tempo di finire la frase che Taehyung partì a passo svelto nella sua direzione, stava allontanandosi dal punto in cui erano loro e si trovava a circa una decina di metri.
«Mi scusi!» Provò gentilmente a richiamarlo il fotografo con voce alta. Mentre si dirigeva verso di lui, notava che stava uscendo da un loggiato verso il giardino interno. Lì  pannelli metallici ai suoi lati finivano e poteva finalmente capire cosa ci fosse intorno a lui.
Il ragazzo non rispose al suo richiamo, continuando ad avanzare verso il pozzo che si trovava nel mezzo del giardino.
«Ehi lei, mi scusi!» Provò di nuovo, stavolta era distante circa cinque metri e lui ancora non gli rispose. Tuttavia si fermò e si toccò l'orecchio destro, poi ne sfilò una cuffia wireless e alzò il naso da terra guardando la destra e la sinistra di fronte a sé.
Taehyung iniziò a rallentare e lo chiamò di nuovo, stavolta con un tono normale.
«Sono qui dietro di lei, mi scusi. Avrei bisogno di un'indicazione.» Disse di nuovo, arrivato vicino al suo obbiettivo.
Il ragazzo esitò un istante prima di voltarsi, ma quando lo fece a Taehyung si gelò il sangue nelle vene.
«Jungkook.» Pensò.

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