N°19

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Respirò di nuovo in modo profondo, sbloccò il cellulare e controllò gli altri messaggi: colleghi, il suo capo e numeri sconosciuti gli avevano scritto riguardo l'ultima notizia, ma decise di non rispondere a nessuno di loro.
Guardò il cielo fuori dalla finestra, che sembrava nero quanto lui e si decise a telefonare a Jungkook.

«Pronto Gug?»
«Ciao amore.» Gli rispose una voce assonnata e mesta.
«Come stai?» Azzardò Taehyung.
L'altro esitò.
«Male: mi ha chiamato il mio agente incazzato nero e mi ha annullato tutti gli impegni di oggi per paura di assalti giornalistici. Mi ha detto che perderemo un sacco di soldi e che la mia agenzia valuterà se cacciarmi in questi giorni.» Parlò con tono così debole, che Taehyung dubitò ci fosse veramente il suo ragazzo dall'altro capo del telefono.
«Jungkook mi dispiace. Spero che non ti licenzino e che capiscano che questi avvenimenti portano solo pubblicità in fin dei conti.»
«Sì infatti è quel che credo anch'io, non possono essere così ciechi. Allo stesso tempo però mi ha detto in quel modo e adesso ho veramente paura.» Confessò Jungkook un po' sollevato.
«Per ogni agenzia che non capisce il potenziale di questa reclame, ce ne sono almeno 5 che lo fanno, quindi io non mi preoccuperei nel caso.» Lo rincuorò.
«Mh.» Rispose il modello poco convinto.
«Sei ancora a casa quindi Guk?»
«Sì, posso rimanere?»
«Certo che puoi! Io torno nel tardo pomeriggio, ma sono senza ombrello. Se vedi rientrare un mocio fradicio, sono io.» Ridacchiò, osservando le nuvole sempre più minacciose.
«Non essere sciocco Tae, ti vengo a prendere io. Tanto oramai...» Ridacchiò anche lui.
Si congedarono più positivi di quando si erano dati il buongiorno e quasi quasi Taehyung ritrovò anche la voglia di lavorare a quelle scartoffie. Avrebbe anche proceduto spedito se non fosse stato immediatamente interrotto da un bussare nervoso.

«Avanti.»
«Buongiorno signore.»
«Ciao Mark, che ti serve?» Domandò volendo essere sbrigativo, mentre continuava a leggere quei fogli con il desiderio di vederli sparire il prima possibile.
«Niente signore è solo che il caporedattore la vuole vedere nel suo ufficio.»
A quelle parole il fotografo lo guardò intensamente e alzò un sopracciglio.
«Adesso?»
«Adesso signore.» Gli confermò il ragazzo mortificato.
«Va bene, però tu nel frattempo finisci di compilarmi questi fogli.»
Gli ordinò e sparì nel corridoio.
Nemmeno Taehyung stesso saprebbe ridire tutte le imprecazioni e blasfemie che gli erano frullate in testa nel tragitto dal suo ufficio a quei del caporedattore Kim, ma quando si ritrovò davanti la sua porta, prima di bussare, fu piuttosto certo di aver nominato almeno una volta tutti i santi e i beati.

«Non pensavo mi sarebbe mai successo di acquistare una copia di questa roba Kim.» Gli disse Namjoon sbattendo la rivista sulla sua scrivania. «Ma questa volta sono stato costretto.»
Restò un momento in silenzio, poi proseguì:
«Adesso però voglio sapere la tua versione se non ti dispiace.» Lo guardò con aria felina e incrociò le mani sulla scrivania.
«Io... ehm ho u-una relazione con lui, è tutto vero.» Disse Taehyung a capo chino.
«Questo l'avevo notato, ma quello che mi interessa è se l'hai fatto altre volte.»
«Che cosa, dare scandali?»
«No Kim, per l'amor di Dio: avere relazioni con persone con le quali lavori.» Si spazientì Namjoon.
«Ah n-no signore, c'è sempre stato solo lui.»
«Benissimo allora, mi interessava solo questo per capire che tipo di narrazione verrà fatta di Gloss Magazine.
Puoi andare allora e grazie per la pubblicità Taehyung.» Gli rivolse un ampio sorriso rassicurante, che lo scaldò e si congedò gentilmente a sua volta.

Uscito da quella porta, avvertì una sensazione straniante: come se tutto ciò non stesse succedendo veramente e si trattasse solo di un brutto sogno e in effetti gli sarebbe piaciuto molto lo fosse stato. Camminò nel corridoio con aria assorta e notò, comunque immerso nei suoi pensieri, delle occhiate strane che gli venivano rivolte da coloro che lo incrociavano. Inizialmente non ci fece toppo caso, ma quando arrivò al terzo passante con gli occhi sbarrati, iniziò a rendersi conto del motivo per cui tutti lo osservassero tanto straniti: tutti avevano scoperto che fosse gay.

Fino a quel momento aveva solamente riflettuto sul futuro di Jungkook, poiché era il più in vista dei due e anche quello con più restrizioni, ma non aveva minimamente riflettuto sul fatto che nessuno dei suoi colleghi conoscesse la natura del suo orientamento sessuale: era stato molto attento a nasconderlo accuratamente, omettendo di proposito dettagli e commenti su che cosa gli piacesse veramente e adesso era stato smascherato. Un brivido di terrore gli attraversò le ossa e lo spinse a rientrare il più velocemente possibile nel suo ufficio.

Come si sarebbe comportato adesso? Con che coraggio avrebbe di nuovo guardato in faccia i colleghi? Come avrebbe fatto ad andare a pranzo alla mensa da lì a qualche ora?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 10, 2021 ⏰

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