Musc shamal

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«Buongiorno, buongiorno a tutti.»
Taehyung camminava svelto verso il suo obbiettivo con le mani piene di materiale fotografico. Lentine colorate per gli obiettivi, cavalletti di più misure, hard disk e poi un sacchetto di tessuti, vestiti morbidi e piccoli oggetti di arredamento per "fare ambiente" come diceva lui.
«Buongiorno Taehyung ci sono due persone per te, le ho fatte accomodare di là nella sala riunioni.» Lo avvisò il centralinista.
«Buongiorno Kyuhyun, grazie mille. Vado subito da loro, prima però devo portare questa roba nello studio fotografico giù.»
E così dicendo, con probabilmente l'unico dito libero che gli era rimasto, chiamò l'ascensore per andare al piano -1.

«I due che mi aspettavano sono ancora di là Kyuhyun?» Chiese Taehyung, tornato di fronte la reception.
«Sissignore. Ho loro offerto del caffè, ma hanno rifiutato.»
«Va bene, grazie mille. Allora vado da loro.»
Era ben consapevole di chi lo desiderasse e di quale giorno fosse.
Le mani gli sudavano e aveva il fiato corto a causa della corsetta che si era fatto per arrivare in orario. Guardò l'orologio: erano le nove in punto, poi cominciò ad avanzare verso la sala riunioni con in testa mille pensieri.
Si fermò davanti all'entrata, prese un bel respiro per calmarsi e aprì.
«Buongiorno, perdonate l'attesa.» Esordì con un inchino.
Di fronte si trovò un uomo di mezza età alto e massiccio, la pelle scura, gli occhi torvi e un orrendo riporto corvino.
Gli porse la mano.
«Buongiorno a lei, non si preoccupi: è che siamo arrivati un po'in anticipo. Io sono Yang Jungcheol, l'agente di Jungkook. Molto piacere.»
Quella voce viscida l'aveva già sentita e gli fece gelare il sangue nelle vene. Dissimulò dietro un sorriso e porse la mano decisamente più volentieri all'altro che stava nascosto dietro l'uomo.
«Buongiorno Jeon, noi ci conosciamo già. Ricordi?»
Jungkook arrossì lievemente, poi si inchinò profondamente e rispose: «Certo signore: è a lei che devo il mio lavoro.»
Taehyung sfoderò un sorriso sghembo, poi si ricompose, quando il signor Yang cominciò a parlare.
«Signor Kim, sono venuto per assicurarmi che il mio cliente venga trattato con rispetto oggi.»
A Taehyung questa affermazione suonò come una sonora bugia e infatti l'uomo proseguì.
«Pertanto mi aspetto che durante gli scatti nessuno, tranne coloro che necessariamente devono stare con lui, siano presenti.»
«Su questo non deve preoccuparsi signor Yang: nello studio saremo noi due da soli. L'assistente starà fuori ed entrerà solo se chiamato.»
«Benissimo, meglio di come mi aspettassi: mi avevano detto che eravate bravo.»
Gli sorrise e più che cordialità, quella sua smorfia esprimeva tutta la sua indole depravata.
«Una ultima cosa prima di andare... vorrei che vi sentiste in diritto di farmi sapere se la prestazione di Jeon non vi soddisfa e in ogni caso non fatevi remore a spingerlo a dare di più: è giovane e va motivato.» Pronunciò le ultime due frasi con un tono talmente depravato, che a Taehyung salì il voltastomaco.
«Non si preoccupi: ho scelto lui perché so che può darmi esattamente l'effetto che cerco per questo progetto.» Gli sorrise forzatamente, poi guardò Jungkook negli occhi e lì si perse per un istante.
Il signor Yang, da ammasso di avidità quale era, restò cieco a quel loro piccolo momento di intimità e ignaro si congedò.
«Fate pure con comodo allora: oggi Jungkook è libero tutto il giorno.» Poi si rivolse a lui: « Ti mando una macchina appena sei pronto, fammi sapere.»
«Certo.»
Parlò a bassa voce e con gli occhi rivolti alle proprie sneakers.
«Arrivederci allora e buon lavoro.»
«Arrivederci.»
Taehyung tornò serio non appena l'uomo varcò la soglia e rivolse a Jungkook un'occhiata preoccupata.
«Come stai?» Chiese dolcemente.
«Bene. Ho un po' sonno.» Gli sorrise in modo debole, finto. I suoi occhi non si illuminarono come al solito: erano spenti e sfuggenti.
«Sappi che il tuo manager non piace nemmeno a me. Ad ogni modo con questa copertina diventerai talmente famoso da poterlo cambiare quando vuoi.»
Jungkook gli sorrise, stavolta davvero e Taehyung si sentì di almeno un chilo più leggero.
«Grazie Tae.» Sussurrò, quasi vergognoso con la testa bassa.
«E di cosa?»
«Per essere così gentile con me anche se ti ho trattato male e per il tuo aiuto.»
Sollevò lo sguardo, mostrando i suoi occhioni puri velati di umida commozione.
Il fotografo non disse una singola parola, si protrasse verso di lui e lo strinse in un rassicurante abbraccio. Non gli interessava sapere come mai quel giorno fosse turbato, né intendeva consolarlo in alcun modo, semplicemente voleva comunicargli che vedeva il suo dolore e che non era da solo.
Jungkook si fece piccolo in quella calda stretta e la ricambiò con altrettanto affetto, lasciandosi scappare una unica lacrima.
«Non c'è di che Jungkook.»




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