Our royal

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Jungkook accarezzava con i piedi nudi le lenzuola scure del letto d'hotel. Era la terza stanza che cambiava quella settimana e nel buio freddo della mattina inspirava ed espirava l'aria umida all'odore di muffa nel tentativo di calmare le palpitazioni del suo cuore agitato. Restava steso su un fianco con la faccia rivolta verso il muro mentre la sua mente vagava tra gli avvenimenti dei giorni precendenti, confondendo il passato con il presente e i suoi sogni con le illusioni. Era stanco e avrebbe voluto solamente dormire, ma sapeva che quello non era il momento. Sentì il materasso matrimoniale scricchiolare e sobbalzare sotto il suo giovane corpo nudo e un respiro pesante avvicinarglisi all'orecchio. Il suo cuore palpitò più velocemente e la bocca gli si riempì di bile. Deglutì immediatamente nel modo più silenzioso che poteva: sarebbe voluto volentieri sparire inghiottito da quello scomodo materasso a molle e così, sommerso dalla stoffa, restare immobile per sempre.
Si fece coraggio e, zitto zitto, si sedette sul bordo del letto sempre fissando il muro di fronte a sé con volto apatico.
«Dove vai coniglietto?»
Tuonò una voce raschiante alle sue spalle.
«Nella mia stanza signore. Domattina parto e devo preparare le ultime cose. Spero non sia un problema per lei.» Rispose con un filo di voce.
«Certo che no.» Rispose secco l'altro.
A quel punto Jungkook si mise in piedi e si rivestì.
«Allora arrivederci signore e buonanotte.» Lo salutò, rivolgendogli un profondo inchino.
«Buonanotte ragazzo.»

Appena arrivato nella sua stanza, si chiuse la porta alle spalle e lì appoggiò la schiena.
Sentiva un peso insostenibile sul suo petto e uno sconforto mai provato nella sua mente.
Non era quello che si era immaginato quando aveva iniziato a fare il modello, nulla di tutto ciò gli piaceva. Non gli piacevano i casting, non gli piaceva dare degli "incentivi" per essere scelto come gli aveva imposto il suo agente, non gli piaceva come si sentiva dopo. Odiava il modo in cui tutti lo adulavano per il suo aspetto e nulla più e odiava la sua notorietà.
Non c'era rimasto nulla del ragazzo che era prima di quel maledetto servizio fotografico che lo aveva reso celebre e la parte che lo ossessionava maggiormente in tutta quella situazione era il fatto che non si fosse nemmeno reso conto di quando esattamente avesse iniziato ad accantonare i suoi principi per sostituirli. Non aveva idea di dove avesse lasciato tutti i suoi frammenti lungo il percorso che lo aveva portato in quella stanza d'hotel e per questo pianse. Chinò il capo verso il pavimento e lasciò uscire tutta la bile, il disgusto e la frustrazione che aveva conservato dentro di sé. Lo avevano piano piano eroso come l'acqua fa con la pietra, lasciandolo vuoto e inerme di fronte a tutte le altre emozioni.
Grandi gocce salate rotolarono giù dai suoi occhi scuri mentre si accovacciava per terra stremato.
Singhiozzava facendo il meno rumore possibile, terrorizzato che qualcuno potesse udirlo e pensava e ripensava a tutto quello che gli aveva fatto male in quelle settimane. Il suo agente lo aveva costretto a spingersi oltre per entrare nelle grazie di coloro che avrebbero dovuto provinarlo ed era giunto a un punto di disgusto tale per cui riusciva a malapena a guardarsi allo specchio. Le prime volte era stato capace di giustificare a se stesso quelle azioni, ma quella notte aveva davvero raggiunto il limite.
Continuava a singhiozzare ininterrottamente e pensava e ripensava a tutto ciò che di sbagliato aveva fatto.
Schiacciato dal peso della vergogna, rimase lì accovacciato per un tempo che gli parve infinito a rimettere in ordine i pezzi rimasti di sé. Ripensò alla sua infanzia, ai suoi genitori che non avrebbero mai approvato la sua condotta, agli amici lasciati e alle nuove persone che aveva conosciuto. Sicuramente erano tutte corrotte fino al midollo come stavano tentando di rendere lui.
«Forse non tutte.» Si disse, tirando su con il naso. In quel momento l'immagine di Taehyung gli balenò in testa. Lui non poteva in nessun modo essere corrotto: glielo si leggeva in faccia quanto fosse puro, i suoi occhi mogano lo urlavano al mondo intero e chiunque li incrociasse restava incantato da come osservavano la realtà.
Jungkook calmò per un attimo i singhiozzi al suo pensiero, si sentì più calmo, più al sicuro in un certo modo.
Forse era proprio quello che lo aveva attirato fin da subito: la sua purezza rassicurante. Il suo sguardo non giudicava e stare con lui era un dono raro per chi sapeva apprezzarlo.
«Io non ho saputo apprezzarlo.» Si rimproverò.
Ma qualcosa dentro di lui si era smosso e così si alzò per andare in bagno a farsi una bella doccia che avrebbe lavato via tutta la sporcizia accumulata su di sé quella notte.

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