Jungkook camminava solitario sul marciapiede scuro. L'aria fredda aveva un pungente odore acidulo in quella periferia degradata dalla quale sperava di uscire il prima possibile.
Aveva scelto quella strada perché era la più corta per arrivare allo studio di Taehyung e sarebbe comunque sicuramente arrivato in ritardo.
Qua e là vedeva bidoni della spazzatura rotti e aperti, dentro i quali forse qualcuno aveva frugato in cerca di avanzi e in lontananza udiva delle grida, non capiva se fossero di divertimento oppure di collera, ad ogni modo non sarebbe andato a controllare.
I suoi occhi umidi erano infastiditi dal gelo e lo stesso il suo naso tappato, così cercò di aumentare il passo per uscire il prima possibile da quella parte di città che tutti, lui compreso, fingevano di non vedere.
Dopo un paio di minuti uscì finalmente dal vicolo che sboccava vicino al centro e, tirando un sospiro di sollievo, posò lo sguardo su una bancarella che vendeva dolciumi a pochi metri da lui.
Quella zona della città, in quel periodo dell'anno, era animata da una fiera Luna Park che attirava grandi e piccini a tutte le ore del giorno e della sera. Perciò lungo le strade che portavano alle giostre c'erano file e file di banchetti, bancarelle e banconi che vendevano di tutto e di più: dai lecca-lecca alle borse di pelle, dagli spiedini di carne alle pistole giocattolo.
Una musichetta festante proveniva dalle strade di fronte a sé, così come luci colorate e odori dolcissimi.
Si avvicinò al banchetto e acquistò due piccoli lecca-lecca confezionati alla fragola, poi continuò la sua strada.
Camminò ancora per una decina di minuti a passo molto svelto: era già passata l'ora dell'incontro da qualche minuto, quando aveva comprato quei dolciumi e non voleva fare altro ritardo.Arrivò trafelato al suo obbiettivo, già pronto a scusarsi, tuttavia non vide nessuno.
Si avvicinò di più alla porta e intravide attraverso le veneziane una piccola luce accesa all'interno, così bussò nel silenzio.Toc, toc
«Taehyung ci sei? Sono io.»
Non ricevette risposta, perciò riprovò a bussare.Toc, toc, toc
«Tae? Ci sei?» Domandò con tono più alto. Stavolta udì un fruscìo all'interno e una voce minuscola che lo invitava ad entrare.
La porta era accostata e dentro era quasi completamente buio, solo la luce dei lampioni fuori gli permetteva di vedere chiaramente dove stava mettendo i piedi. Provò una certa angoscia nel constatare che la lucetta che gli era sembrato di vedere all'interno era in realtà il riflesso dell'uscita di sicurezza.
Fece qualche passo incerto, poi si sentì chiamare dalla sue sinistra.
«Kookie... pensavo non saresti più venuto.» Guardò in quella direzione e scoprì Taehyung semisdraiato sul divanetto di fronte al bancone che gli sorrideva.
«S-sí scusa. Ho ritardato di qualche minuto per prenderti questo.» Allungò il braccio per porgergli il lecca lecca e aggiunse sorridendo: «Non avevi preso il dolce.»
Taehyung si asciugò una lacrima e gli mostrò un sorriso sghembo, mentre si alzava per afferrarglielo dalle mani.
«Grazie.»
«Pace?» Domandò Jungkook.
«Pace.» Rispose Taehyung.Il fotografo chiuse l'entrata e portò l'altro nella stanza dove avevano scattato l'ultima volta che Jungkook era stato lì, dove c'era un divano ben più grande e più comodo di quello.
Si sedettero vicini e condivisero una copertina mentre si gustavano il loro dolcetto.«Non ho fatto poi tanto ritardo dai.» Si difese il modello.
«Quasi 20 minuti, se per te non è ritardo.»
«Guarda che 16 minuti non sono "quasi 20 minuti".»
«Per me che aspettavo sì.»
Si sorrisero amorevolmente.
«Va bene Tae, ma non c'era bisogno di piangere però.»
«Guarda che fino a prova contraria sembri tu quello che ha pianto.» Lo dileggiò.
«È perché ero dispiaciuto di aver ritardato e di essermi perso 16 minuti con te.»
Iniziarono entrambi a ridere di gusto e visto che l'aria era serena, Jungkook azzardò:
«Sai, il mio agente ci ha scoperti.»
«Stai scherzando.» L'espressione del fotografo mutò improvvisamente.
«No ci ha... ehm... visti nel bagno prima. Colpa mia, scusa.»
«E?»
«Be' sono qui, no?»
«È d'accordo quindi?» Il sorriso di Taehyung a quella notizia, sebbene in penombra, fu uno spettacolo impagabile, tanto che Jungkook vi indugiò appena un istante in più per osservarlo.
«Non direi, ma farà finta di nulla se non ci facciamo beccare.»
A quel punto il fotografo, preso dall'emozione, lo prese per un braccio e lo strinse talmente forte che gli sembrò di stritolarlo.
Naturalmente il suo fisico non poteva nulla contro la possente corporatura di Jungkook, che imperturbabile ne approfittò per bearsi del suo delicato odore di pesca.
Senza sciogliere quel lungo contatto, Taehyung parlò: «Quindi adesso possiamo scambiarci messaggi senza paura?» La sua voce era rotta da qualcosa. «Non dovremo più aspettare di incontrarci casualmente per rivederci.» Concluse, emozionato.
«Esatto.» Gli carezzò la schiena e gli baciò i capelli finché non si calmò, quando si riguardarono di nuovo negli occhi li avevano entrambi lucidi.
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Chic
Roman pour Adolescents⚠️ Avviso per correttezza⚠️ questa storia non ha una conclusione e non la avrà. Se vorrete iniziarla ugualmente, vi ringrazio e mi scuso. Taehyung è un fotografo esordiente introverso e perfezionista. Incontrerà il modello Jungkook con il quale ins...