Eau de cèdre

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«A che ora devi andartene domattina?» Sussurrò Jungkook.
Era il bel mezzo della notte, la finestra della stanza era accostata e lasciava entrare un fresco venticello umido che portava l'odore dell'autunno.
Loro due si trovavano ancora nel letto nudi, coperti dalle lenzuola candide e si stavano facendo le coccole da un po'di tempo.
«Alle otto e mezza c'è una macchina che mi aspetta giù, tu?» Rispose mentre si avvinghiava di più al suo corpo profumato e caldo. A quelle parole Jungkook smise per un secondo di accarezzargli la schiena.
«Io per le nove. I modelli devono fare il loro sonno di bellezza sai?»
«A che serve se poi ritocco tutte le vostre foto?»
«Serve a farti lavorare più veloce.» Ridacchiarono insieme, ma Taehyung tornò improvvisamente serio.
«Kookie ma ci possiamo rivedere secondo te?»
Alzò lo sguardo verso il suo, ma nel buio con riuscì a decifrare la sua espressione.
«Io n-non lo so... il mio manager è un attimo... poco permissivo diciamo.»
«È per questo che hai smesso di rispondermi?»
Jungkook indugiò: non si aspettava di finire a parlare di questo.
«S-sì non volevo che sapesse nulla di te, se non che mi avevi fatto delle foto da copertina.»
«Perché?»
«Perché altrimenti mi avrebbe seriamente tolto ogni minima possibilità di interazione, come ha fatto con i miei altri amici.»
Dovette intuire l'espressione che aveva in volto il fotografo, perché si bloccò un secondo per poi continuare.
«Dice che è bene che alle persone famose siano mediaticamente associate amicizie famose. Ovviamente anche avere la fidanzata è vietato, ma direi che da questo punto di vista non ho infranto nessuna regola.» Ridacchiò stringendo ancora più forte a sé il corpo meraviglioso di Taehyung e dandogli un bacetto sui capelli.
«Quindi non posso venire a trovarti.» Rifletté il fotografo.
«Diciamo che passo la maggior parte del tempo in giro a fare sfilate e photoshoot, l'unico modo per sentirsi sarebbe al telefono, ma il manager me lo controlla. A volte mi addirittura mi videochiama e mi chiede di fargli vedere dove sono, se non gli rispondo viene a casa per chiedermi spiegazioni. È successo più volte che mi trovasse in doccia.»
«Ma è come stare in carcere.»
«In pratica lo è.»
«Non puoi cambiare manager?»
«È quello che mi è stato affidato dalla compagnia dopo l'uscita di quel photoshoot che mi ha fatto diventare famoso. Quando avrò più soldi potrò prenderne un altro, per ora mi tocca quello d'ufficio.»
Taehyung si accoccolò meglio sul suo petto muscoloso.
«Se hai bisogno che ti faccia diventare ancora più famoso, fammi un fischio.» Asserì con finta superiorità.
«Va bene, vedrò cosa posso fare.» Ridacchiò piano.
«Che ore sono Kookie?»
«Le quattro: tra quattro ore dobbiamo alzarci. Dormiamo Tae.»
«Buonanotte.»
«Buonanotte.»

*   *   *

«Buongiorno Taehyung, come va? Ci sei mancato.» Il volto di Jackson lasciava trapelare una sincera gioia nel rivedere il ragazzo.
Taehyung, rallentato dal sonno, non capì subito da dove provenisse quel saluto e si girò un paio di volte all'indietro confuso.
«Sono qui all'ascensore.» Lo richiamò Jackson divertito.
«Signor Wang buongiorno.» Si affrettò ad inchinarsi.
«Allora com'è andata?»
«Bene direi. Abbiamo finito un po' tardi ieri sera e stamani sono leggermente intontito, ma credo di avere degli ottimi scatti.»
«Lo vedo.» Ridacchiò. «Ti capisco, ogni volta che qualcuno di noi ha un evento esterno torna qui più stanco che mai.» Disse, poi mise un piede tra le porte dell'ascensore che stavano per chiudersi e aggiunse: «Vieni oggi in mensa? Così ci racconti.»
«Volentieri! Ci vediamo in pausa pranzo allora.»
«A dopo.» Gli sorrise Jackson, poi scomparve dietro quelle ante metalliche.
Salì anche lui, preferendo le scale per provare a svegliarsi un po'. Si sentiva rallentato, la testa pesante e gli occhi gli bruciavano da morire. Non aveva avuto il cuore di chiedere un giorno di permesso da lavoro dopo essere mancato per metà settimana, solo per essersi attardato ad andare a dormire: era colpa sua e lui ne avrebbe pagato le conseguenze.
Vide il banchetto di Aisha fuori dal suo ufficio, ma di lei nemmeno l'ombra. Guardò l'orologio: mancavano dieci minuti alle otto e lei ancora non era arrivata.
«Stamattina la farò penare. Devo recuperare questi giorni in cui sono stato assente.» Ridacchiò tra sé e sé.
Entrò dentro e notò un plico di documenti e appunti sulla scrivania che la ragazza aveva lasciato lì per lui in sua assenza.
«Si ricomincia con le scartoffie, ottimo.»
Si sedette alla scrivania, accese il suo PC e vi attaccò l'hard disk che si era portato dietro con tutti gli scatti della sfilata. A pensare di dover passare la giornata lì davanti, sentiva già gli occhi stanchi diventargli secchi e cadergli fuori dalle orbite, così decise di sfogliare tra quel mazzetto di fogli per prendere tempo.
«Pubblicità, pubblicità, busta paga di settembre, richiesta di shooting, richiesta di shooting, pubblicità e oh.» Prese in mano un foglio A4, ricevuto da Sandara dove veniva informato che era loro stato chiesto di proporre qualche progetto per la copertina del mese successivo, non avendo ancora ricevuto alcuna proposta esterna di collaborazione.
«Tutti i mesi la stessa storia: chiedono idee da discutere in riunione, quando poi a metà mese arriva regolarmente qualche proposta esterna e va tutto in malora.» Complice la stanchezza e l'esasperazione, scarabocchiò su quel foglio: “Photoshoot erotico con Jeon Jungkook”. Lo gettò al lato della scrivania e continuò a sfogliare e firmare il resto delle scartoffie.
Quella mattina si rivelò peggiore di quanto avesse immaginato.


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