Diciassette

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È passata più di una settimana ma non ho ancora fatto il biglietto per Roma.
Mia madre, ovviamente, ha pensato bene dal giorno dopo di darmi il tormento con mille cose da fare. Tutto ciò che faceva mio padre, da quando lui non c'è più lo devo fare io. E chiama l'idraulico, e chiama l'amministratore, e vai all'INPS, e chiama il commercialista. E c'è da sistemare la cantina.
Eleonora, Eleonora, Eleonora. Sempre Eleonora. Mio fratello, che pure vive con lei, mai.
E poi, ovviamente, quello che faccio non va mai bene, manco a dirlo. E non lo faccio abbastanza in fretta.
Ha voglia Giuseppe a dirmi di spezzare il legame...

Un pomeriggio guardo alla televisione la conferenza stampa del Presidente e della Ministra Azzolina in cui presentano le linee guida per la riapertura delle scuole a settembre.
Sono basita.
No, di più, sono proprio incazzata.
Oltre il ritardo di quasi un'ora sull'orario, siamo alle solite: a parole è tutto bellissimo, faremo un sacco di cose, anche ammettendo che i soldi ci siano visto che in parte arrivano dal Recovery Fund (e in parte no, e sulla copertura finanziara boh? nessuno dice niente, visto che il ministro Gualtieri non è presente), dico anche ammettendo che i soldi ci siano, per fare tutto ciò che viene descritto ci vorrebbero minimo cinque anni, che va bene, eh, dico va bene pensare anche a medio-lungo termine, ma qui si deve decidere come ritornare in classe fra due mesi e tutto questo in due mesi non si può fare.
Come si fa a distanziare gli studenti? Andiamo nei teatri, nei giardini, facciamoli respirare questi studenti! Ma Lucia, davvero, sei seria?
Mentre aumenta il nervosismo per le cose che sto sentendo, inizio a notare una certa complicità di sguardi tra il Presidente e la Ministra. Risatine.
Lucia, parla tu, Giuseppe, dillo tu, cioè, ma cosa stanno facendo? Stanno flirtando? IN DIRETTA NAZIONALE??? Sembrano due che hanno appena scopato e pensano già a quando rifarlo.
Sono incazzata come una jena. Scarico le linee guida da internet con l'idea di scrivere una mail di fuoco a Giuseppe in cui gli smonto il piano punto per punto, maledizione a me e a quando ho lasciato quel tavolo di contrattazione. Non faccio in tempo a iniziare la redazione della mia prolusione che mi squilla il cellulare. È lui.
"Ehi, ciao, vista la conferenza stampa?"
"Sì".
"Beh, non dici niente? Che ne pensi?", la sua voce sprizza gioia da tutti i pori.
"Cioè, vuoi davvero sapere cosa ne penso, da solo non ci arrivi?"
"Ehi, che c'è, ma cos'hai?"
"Ma ti rendi conto, sì, che non avete detto niente di concreto? Solo la data di apertura delle scuole, il resto fuffa. Come si riapre? Dove si fanno le lezioni? Chiederemo gli spazi agli enti locali, ma siete seri? Ci vogliono anni a sistemare altri spazi! Abbiamo due mesi, DUE MESI!"
"Eleonora, adesso ti dai una bella calmata eh, perché va bene il dissenso ma stai esagerando e poi lo sai che mi incazzo anche io e le cose finiscono male!"
Sto in silenzio qualche secondo, poi mi esce, senza che riesca - o voglia - richiamare indietro le parole: "Ci vai a letto?"
"Cos... ma cosa stai dicendo? Di chi stai parlando?"
"Lucia Azzolina. Te la scopi?"
"ELEONORA, CHE CAZZO STAI DICENDO?!"
Sta decisamente urlando, è furioso, ma lo sono anche io.
"Eravate imbarazzanti, degli sguardi che... che... io te l'ho visto quello sguardo, lo so cosa pensi quando hai quello sguardo. E le risatine?"
"Dimmi se sei seria perché se lo sei io ti faccio venire a prendere dai carabinieri e ti prenoto un TSO. Ma come ti permetti? Ma dico, oltre qualsiasi altra considerazione guarda, che non ho neanche intenzione di fare, ma ti pare che se anche decidessi di andare a letto con un ministro del MIO governo, che non dico che abbia la metà dei miei anni, ma poco ci manca, dico, posto tutto questo, pensi che io mi metterei a fare il cretino in una conferenza stampa? Ma sei seria? Ma che cazzo di persona pensi io sia?"
"Ah, guarda, non lo so, dimmelo tu che razza di persona sei, perché come Presidente del Consiglio non sei granché e sul resto calerei un velo pietoso".
"No guarda, mi hai abbondantemente rotto i coglioni, vattene davvero affanculo perché io non ho più intenzione di starti dietro, davvero, basta."
"No, vaffanculo tu, stronzo egocentrico del cazzo".
Chiudo il telefono e scoppio a piangere.

*****

LUI

Che cazzo è appena successo? Ci siamo lasciati? Sto tremando, sto tremando molto, mi devo sedere. Bevo alcuni sorsi d'acqua da una bottiglietta, mi manca il respiro tanto che devo slacciarmi la cravatta e sbottonare la camicia. Prendo una pila di documenti dalla scrivania e la scaglio ovunque, a raggiera, in questa grande stanza. Seguono il telefono e la tastiera del Mac. Dato che questi ultimi lanci fanno rumore, entrano di corsa un paio  di collaboratori, capitanati da Rocco.
"Che cazzo volete? Fuori, fatevi i cazzi vostri".
L'espressione che hanno dipinta in viso non è descrivibile, dato che anche nei momenti di maggiore rabbia, o preoccupazione, non ho mai raggiunto una tale veemenza.
Rocco prova a parlare: "Giuseppe, per favore, mi dici cosa è successo? Magari se ne parli riesci a..."
"Rocco, ho detto di andare via e lasciarmi in pace."
"Giuseppe, dai..."
"HO DETTO FUORI CAZZO!"
Mi siedo alla scrivania e mi prendo la testa fra le mani. Rimango così a lungo, non so che fare. Non capisco perché si comporti così, perché mi tratti così, sono affranto. Dove sbaglio? Ma soprattutto, sono io che sbaglio? Perché davvero, a questo punto, io non capisco più niente e non so se ne ho voglia di continuare così. La amo ma esiste un limite. Ma in base a cosa si è fatta venire in testa che le metta le corna? Con Lucia, poi, che considero una sorellina.
Mi manca come l'aria che respiro, ma non penso che potrà mai funzionare tra noi.

*****

Dopo aver pianto un discreto numero di ore, mi sono addormentata. Mi risveglio di soprassalto verso le due di notte perché arriva una chiamata al cellulare.
È lui.
"Ciao".
"Ti ho svegliato".
"Non ti preoccupare".
C'è un attimo di silenzio, poi lui parla: "Volevo solo sapere come stavi".
"Io... male. Scusami, Giuseppe, davvero. Avrei voluto chiamarti ma non ne avevo il coraggio, avevo paura che non volessi più saperne di me e ne avresti avuto ben donde".
"Sì, ne avrei avuto ben donde, ma adesso mi spieghi che cosa ti è preso? Come diavolo ti sei fatta venire in mente una fantasia come quella fra me e Lucia?"
Tiro su col naso. "Non lo so, davvero. Vi ho visto così... belli, e contenti, che ridevate, mi sono sentita così sola, così lontana da te, da tutto, che come al solito ho pensato che tu potessi aver trovato qualcuno migliore di me".
"Senti Eleonora, tu però questa cosa la devi risolvere una volta per tutte, ma non per me, per te. Ma che cazzo di vita fai se pensi sempre di essere lo scarto del mondo?"
Piango.
"Senti, vieni a Roma. Io non posso venire, vieni tu, stiamo insieme e parliamo del futuro, di noi".
"Di quale futuro, Giuseppe? Non c'è un futuro, non ci può essere un futuro per noi, a prescindere dal mio carattere di merda intendo. Avremmo dovuto capirlo quella notte sulla spiaggia di Ostia che dovevamo finirla lì".
"Ma cosa stai dicendo, per favore..."
Dato che non rispondo lui continua: "Senti, non è il momento di prendere decisioni, non sei lucida e neanche io. Cerca di dormire, poi domani ci risentiamo. Io vorrei davvero che tu venissi perché forse parlando con me le tue paure spariranno. Mi prometti che vieni e che non prendi decisioni affrettate?"
"Sì. Giuseppe?"
"Dimmi".
"Mi canti la ninna nanna che mi avevi cantato in macchina, quella notte?"
"Sì".

Twinkle twinkle little star,
How I wonder what you are,
Up above world so high,
Like a diamond in the sky
Twinkle twinkle little star,
How I wonder what you are.

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