"Che ne dici invece di far sapere al mondo di noi due?"
Sto ancora cercando di recuperare un respiro normale quando sgancia questa bomba. Gli piace tirare fuori le decisioni epocali quando stiamo facendo sesso, o meglio del gran sesso, come quando mi aveva detto che voleva farmi conoscere suo figlio.
"Non iniziare a entrare nel panico", mi dice.
"Non sono nel panico", mento.
"Sì, lo sei", si solleva su un fianco e mi guarda.
"Ok, sono nel panico".
"Niente gesti inconsulti?"
"Niente gesti inconsulti".
Mi bacia sulle labbra, delicatamente.
"Dovrà pur succedere no?"
"Sì, certo. E scommetto che vi siete già architettati qualcosa tu e Rocco, giusto?"
Ridacchia.
"Niente di speciale, semplicemente inizieranno a uscire foto in cui sei a fianco a me, foto non sgranate e fatte da chissà chi, ma con tanto di didascalia Il Presidente Conte e la compagna bla bla bla".
"O Gesù, la first lady no. Devo starti anche un passo indietro?"
"Eleonora, no, ti prego, non iniziare. Sono ancora sulle nuvole per la scopata epica che abbiamo appena fatto, non mi fare precipitare nel baratro delle tue paranoie. Non devi stare un passo indietro a nessuno, devi stare al mio fianco, se ci vuoi stare. Altrimenti me ne farò una ragione e vorrà dire che nelle occasioni ufficiali comparirò da solo".
"Dai, non ti incazzare, non volevo essere stronza", gli bacio il petto, risalgo verso il collo, fin dietro l'orecchio. "Però, per favore, qualcosa di easy. Non so, un cinema o uno spettacolo teatrale, una mostra, ti direi una passeggiata ma non hai tempo neanche di respirare. Non cose mega ufficiali, non subito".
"Ok, ok, domani vedo insieme a Rocco come è messa la mia agenda e cosa possiamo fare".
Rimaniamo in silenzio.
"Sento il rumore delle rotelle del tuo cervello fin qui. Che cosa stai elucubrando?", mi chiede Giuseppe.
"Se proprio volete una cosa ufficiale, io un'idea ce l'avrei".
"Spara".
"Io avrei proprio piacere di visitare l'Associazione Città Futura a Riace che porta avanti il modello di accoglienza dell'ex sindaco Lucano, modello che ti ricordo che anche il Consiglio di Stato ha stabilito che fosse assolutamente encomiabile negli intenti e anche negli esiti del processo di integrazione, cito quasi testualmente. E dato che il tuo governo, diciamocelo chiaro Giuseppe, dei migranti e dell'accoglienza fino ad ora se n'è sbattuto i coglioni, magari sarebbe ora di dare un piccolo segnale, no?"
"La tocchi piano, vedo".
"La tocco come la devo toccare, Giuseppe".
Ci affrontiamo con lo sguardo, nessuno dei due disposto ad abbassarlo. Continuo a parlare."Giuseppe, lo sappiamo dal primo giorno che ci siamo conosciuti che politicamente siamo molto lontani, e va bene così, abbiamo due cervelli autonomi così come due cuori e due anime. E lo sai che ti ho appoggiato e ti appoggio per la gestione della pandemia, del post pandemia, del recovery fund.
Ma sui diritti umani, cazzo, sui diritti umani non riesco a scendere a compromessi. Oltrettutto tu, a differenza mia, sei un cattolico praticante e non te lo devo certo ricordare io che Gesù Cristo ha sempre detto "quello che farete all'ultimo dei miei figli è come se lo aveste fatto a me", giusto? Allora io non lo so se cambierà mai la posizione del governo su questo, ma la tua personale, quella di Giuseppe Conte, io la vorrei vedere più rivolta agli ultimi che alle questioni di filosofia politica. E in quel caso sarebbe un onore essere a fianco a te come tua compagna".
Rimane in silenzio, a guardare il soffitto.
"Non è vero che non mi interesso della tragedia dei migranti, sei ingiusta se lo pensi".
"Lo so, Giuseppe, ma dimostralo. E non a me, a tutti. Guarda, se già ora nei sondaggi la tua popolarità è al 60% , dopo saresti al livello imperatore del mondo, parlane con Rocco. Mostra a tutti quanto è grande la tua sensibilità umana, oltre che la finezza istituzionale".
Sospira.
"Hai ragione da vendere, non posso davvero dire che non ce l'hai. Ne parlo domani mattina con Rocco".
Lo bacio.
"Dai, andiamo a farci una doccia che siamo in condizioni pietose".
Ci avviamo verso il bagno e una volta dentro la doccia giochiamo con l'acqua e con la schiuma come bambini più che come amanti.Ritemprati dalla doccia, andiamo in cucina.
Si siede sullo stesso sgabello in cui si era seduto Niccolò qualche giorno prima mentre mi interrogava, e mi chiede:
"Beh, che c'è per cena?".
Gli faccio la linguaccia mentre rispondo: "Ho fregato una teglia di lasagne da casa di Giulia, le ha fatte lei, e poi insalata e frutta".
"Andata. Cosa posso fare?"
"Ti ringrazio per la domanda. Lava la frutta mentre io taglio l'insalata".
"Agli ordini".
"Bravo, vedo che inizi a capire".
"Da mo' che ho capito".
Mi bacia.
"Mi sposi, Eleonora?"
"Giuseppe, hai problemi di memoria a breve termine? Sei giovane per l'Alzheimer. Di là sul comodino c'è poggiato un anello che mi hai regalato tu quando mi hai chiesto di sposarti".
Ride, mentre mi abbraccia dai fianchi. "Sì, ma voglio essere sicuro che non abbia cambiato idea".
"Non ho cambiato idea", gli dico mentre gli metto le braccia al collo e lo bacio.
"Facciamolo subito".
"Giuseppe, quando otterrai il divorzio ci sposeremo, o vuoi incorrere in un'accusa di bigamia? Quanto ci vuole al giorno d'oggi per il divorzio, un anno?"
"Col divorzio breve sarebbero sei mesi, ma diciamo che ho, in maniera del tutto involontaria sia chiaro, fatto accidentalmente pesare la mia posizione per accelerare la questione e la settimana prossima avremo la sentenza".
Evita il mio sguardo perché sa quanto mi irriti quando chiunque, figuriamoci lui, utilizza la propria posizione per ottenere qualche beneficio, quando però si gira verso di me mi trova in mezzo alla stanza, con entrambe le mani piantate sui fianchi che lo fisso come se lo avessi appena beccato a rubare la marmellata.
"Giuseppe".
"Eleonora".
"E dai, però".
"Guarda, mi ha fatto pressioni anche Valentina. Ci abbiamo messo anni a deciderci, ma poi entrambi non vedevamo l'ora di dare compiutezza a questa cosa".
Sospiro. "Va bene, va bene. Tanto è inutile discutere con te".
Si avvicina per baciarmi.
"E non baciarmi!".
Lo picchio con le posate per l'insalata.
Mentre mangiamo mi chiede: "Beh, e tu hai novità?"
"Ah, sì. Ho fatto alcuni colloqui in un paio di scuole private e forse uno è andato bene".
"E cosa aspettavi a dirmelo?"
"Vabbé, come dire, eravamo impegnati in altro".
"E quale scuola sarebbe?"
"La ****".
"Ma non è una scuola elementare?"
"Primaria, Giuse', se ti sente la Ministra Azzolina ti uccide. Allora, nasce come scuola dell'infanzia e primaria, in particolare come scuola Montessori. Poi hanno esteso anche alla secondaria, dove comunque utilizzano metodologie didattiche alternative, diverse dalla didattica frontale alla quale siamo abituati noi. Si basano, ad esempio, sul modello finlandese. Mi piace".
"Deve essere estremamente interessante. Sono contento, congratulazioni".
"Eh, piano con le congratulazioni perché ancora non ho la risposta definitiva".
Lo guardo.
"Giuseppe".
"Eleonora".
"Non ti salti in mente di dire niente o di fare niente. Non parlarne con Lucia Azzolina, non parlarne con chicchessia".
Solleva le mani in segno di resa.
"Non dirò niente. Non farò niente".
"Sarà meglio per te. Resta inteso che se lo Stato mi chiama e mi assegna una supplenza a Fanculonia di Sopra, io vado".
"Resta inteso".
Continuiamo a ridere e a baciarci, fino al momento di andare a dormire.
Siamo a casa.