Centoquattro - ok, HOT. Tipo molto hot.

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Nei giorni successivi Giuseppe continua a girare come una trottola per l'Italia e l'Europa, inoltre la pandemia e i contagi stanno avendo un'impennata che ovviamente preoccupa tutti, lui per primo. L'idea di doversi trovare di nuovo a prendere decisioni drastiche e impopolari lo angoscia, mentre è già adesso bersaglio soprattutto dell'opposizione perché ancora non ha disposto chiusure globali ma ha dato agli amministratori locali il mandato che loro stessi chiedevano nel precedente lockdown.
Lo vedo stanco e amareggiato e cerco di rincuorarlo come posso, standogli vicino e facendogli sentire il mio appoggio di moglie e di cittadina.

Oggi è a Taranto e fra i vari impegni c'è anche ovviamente l'ex Ilva, le cui sorti il Presidente segue da tempo. Alla fine dell'incontro la solita frotta di giornalisti lo attornia e lui si ferma di buon grado a rispondere alle domande. Lo vedo in diretta, stanco, e mi si stringe il cuore. Immediatamente viene aggredito verbalmente da un giornalista che lo investe di parole forti senza dargli modo di rispondere. Il modo di fare di questa persona è talmente irritante da provocare reazioni anche dai colleghi che gli urlano di smetterla e dare spazio anche agli altri. Giuseppe mantiene la calma anche se la sua irritazione è più che evidente, e cerca comunque di rispondere agli argomenti che gli vengono presentati, ma a un certo punto lo sento dire:

"La sua non è una domanda, la sua è una tesi accusatrice. Se vuole risposte mi deve far parlare".

e mi rendo conto che è arrivato al limite. Gli mando un messaggio con su scritto: "Non. Ti. Incazzare.", pur sapendo che non lo può leggere in quel momento.
Amore mio, ma mandali affanculo tutti, ma che ti frega?

La sera arriva a casa ancora furente per quell'idiota che gli ha fatto perdere le staffe e siccome in pubblico cerca di non perdere mai il suo aplomb, ora è come una pentola a pressione pronta a scoppiare. Lo sguardo lanciafiamme a me generalmente infiamma una certa parte del corpo, come anche vederlo vestito di tutto punto, impeccabile nonostante la giornata pesante, così impeccabile che mi fa venire voglia di scartarlo come un cioccolatino.

"Ancora incazzato?", gli dico mentre si toglie il soprabito e poggia chiavi e portafoglio sul mobiletto dell'ingresso.
Mi sono avvicinata a lui con l'intento di rincuorarlo e consolarlo, ma mi scocca un'occhiata di fuoco che mi fa rimescolare il sangue.
Lui ha probabilmente bisogno di sfogare l'aggressività repressa durante tutto il giorno, io sento esplodere in me una voglia di lui come se non lo vedessi da chissà quanto tempo, e non semplicemente dalla mattina, e lo afferro per la giacca, tirandolo a me e baciandolo con forza, con urgenza. Urgenza che ricambia entrando con furia nella mia bocca con la lingua, mentre io arrotolo la sua cravatta nella mia mano per tirarlo a me con ancora più foga. Mi avvento sul suo collo che inizio a baciare e mordere con bramosia, lasciandogli segni evidenti e bagnando abbondantemente con la saliva il colletto ancora strettamente abbottonato. Poi risalgo verso il viso, leccandolo con tutta la lingua, come stessi lappando un cono gelato.

"Non sapevo avessimo un labrador", dice mentre mi mette le mani sul sedere e mi avvicina ancora di più al suo bacino in modo che io possa sentire quanto sia eccitato, e sentirlo pronto, duro, non fa che aumentare anche la mia eccitazione. Mi sfugge un gemito e gli dico "Andiamo", ma il tragitto verso la camera da letto diventa interminabile, date le volte che ci fermiamo per continuare a baciarci e a esplorarci con le mani. Nel corridoio che porta alle camere mi attacca letteralmente al muro e comincia a spingere col bacino sul mio, attraverso i vestiti, tanto da farmi gemere mentre gli infilo le mani fra i capelli, scompigliandoli e tirandoli. Si stacca da me giusto per il tempo di tirarmi dentro il bagno di servizio, quello che utilizziamo anche come lavanderia. Si avvicina alla lavatrice, chiude l'oblò con un colpo secco, dà un giro alla manopola e la fa partire.
"Ma che cavolo stai facendo?", sono sinceramente basita.
In risposta mi acchiappa e mi mette a novanta gradi poggiandomi sulla lavatrice in funzione.
"Stai giù che te lo spiego", mi sussurra in un orecchio, la voce rauca dal gran parlare della giornata ma soprattutto dal desiderio che gli leggo negli occhi rapaci.

Mi sgancia la cintura dei jeans e li abbassa con furia insieme alla biancheria, poi si inginocchia per poter arrivare con la bocca in mezzo alle gambe. Nonostante la fretta che stava guidando tutti i suoi gesti, ora si prende tutto il tempo per portarmi a un passo dal perdermi, poi si rialza e lo sento armeggiare con i suoi pantaloni. Mi giro ma mi ferma con un perentorio "Stai giù, ti ho detto" mentre entra dentro di me con un colpo secco e contestualmente mi fa adagiare completamente sulla lavatrice in funzione. Mi tira i capelli per farmi inarcare il collo e potermi dire più agevolmente all'orecchio tutte le cose che ha pensato di farmi durante il giorno, per sopravvivere alle brutture della giornata.

"E tu hai pensato a me durante il giorno?"
"Sì, ti ho pensato".
"E come mi hai pensato?"
"Ho pensato prima a quando Pedro ti ha chiamato Querido Giuseppe", mi fermo per prendere fiato, "E poi ho pensato a come avrebbe potuto essere stare tra te e Pedro, uno davanti e uno dietro".
"E chi davanti, e chi dietro?", mi chiede mentre spinge ancora più forte e a fondo, stringendomi il seno fino a farmi male.
"Sono assolutamente bipartisan".
L'uomo, che fra le varie qualità ha anche quella di saper utilizzare la lavatrice, ovviamente l'ha fatta partire direttamente su "risciacquo e centrifuga", e avendo ormai finito il risciacquo, parte la centrifuga.
"E la vuoi sapere un'altra cosa?", gli chiedo.
"Son qui per questo".
"Ho pensato anche a voi due insieme, senza di me. Il miglior orgasmo della mia vita".
"Ah sì? Occhei...", e mentre le vibrazioni della lavatrice in centrifuga, vuota e quindi maggiormente instabile, raggiungono il loro massimo, anche l'intensità e la velocità delle spinte di Giuseppe aumentano, in perfetta sincronia con quelle meccaniche, facendomi urlare, e urlare ancora, quasi piangere nell'intensità scioccante di questo godimento portentoso. Le mie contrazioni interne sono così forti da portare anche lui all'orgasmo, che sento riempirmi profondamente.

Cerchiamo di riprenderci mentre la lavatrice esaurisce i suoi giri e si ferma lentamente. Io sono sdraiata sul piano e Giuseppe è accasciato sulla mia schiena.
"Vacca troia", dice.
"Dici a me?"
"Che scema che sei".
"Abbi pazienza, amore, esci da lì che ho bisogno di sedermi che non mi sento le gambe".
Si sfila da me e io mi siedo per terra, i pantaloni ancora calati. Lui si siede a fianco, sul pavimento. Per qualche minuto rimaniamo in silenzio, ancora in ripresa.
"Ma davvero hai quella fantasia?"
"Io, te e Pedro? Perché?".
Non risponde.
"Mettila così. Ho sempre avuto la fantasia di farlo con due uomini e ora mi viene spontaneo pensare che uno sia tu. Sull'altro, lasciami sognare in grande no?", e gli faccio l'occhiolino.
"Sul serio ti sei masturbata pensando a me e a Pedro senza di te?"
"E se fosse? Tra le cose che mi hai detto all'orecchio la più soft è che hai pensato di scoparmi nel culo durante il discorso di fine anno di Mattarella".
Rido e mi alzo. "Ok, cerco di darmi una sistemata. Cosa vuoi per cena? Io ho una certa fame".
Mi spinge una gamba facendomi perdere l'equilibrio, in modo da trovarmi nuovamente seduta sul pavimento, accanto a lui.
"Te, voglio te".
Continuiamo ad amarci su quel pavimento, ebbri di noi e della nostra passione.


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Angolo autrice

Ok, questa follia nasce dai deliri miei e di  @MmMonic, che dovete anche ringraziare per il collage di copertina.

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