Centodue

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Amir si sveglia alle sei, ha fame e deve essere cambiato. Mentre lo lavo chiedo la cortesia a Giuseppe di andare in cucina a preparare il biberon.
In cucina c'è la mamma, intenta a mettere già in cantiere il pranzo domenicale.
"Beppe, tesoro mio, tutto bene?"
"Certo Mamma, sono venuto a scaldare il latte per Amir".
"Dai a me, faccio io".
Prende il biberon dalle mani di Giuseppe e lo adagia in un tegamino riempito d'acqua per metà che mette sul fuoco.
"Vi ho visto in giardino, stanotte, Eleonora sta bene?"
"Sì Mamma", ma gli si spezza la voce mentre lo dice e affonda il viso nel petto della madre.
"Beppe, cosa c'è? Qualche problema?"
Giuseppe fa no con la testa, stretto alla madre.
"Figlio mio, cosa succede?"
Si stacca dalla madre che gli asciuga le lacrime. "Mamma, Eleonora ha sofferto così tanto in passato che non riesce ad abbandonarsi alla felicità, ha sempre paura che le scappi, di non esserne degna, di essere inadatta. Ma ieri notte finalmente mi ha detto che è felice e che ha trovato il suo posto nel mondo, accanto a me e Amir e io sono così pieno di gioia e riconoscenza che ho quasi paura di stare male".
"Anche io sono felice nel vederti così pieno d'amore. Sono sicura che con te Eleonora lascerà finalmente andare il suo dolore".
"Farò in modo con tutte le mie forze che questo avvenga, Mamma".
"Sono orgogliosa di te, dell'uomo che sei, a prescindere dai tuoi incarichi ufficiali".
"È merito tuo, e di Papà".
"No, è merito tuo Beppe. Noi abbiamo cercato di indirizzarti, ma tutto quello che sei è frutto delle tue scelte".
"Grazie Mamma".
La signora Lillina lo accarezza con tenerezza, poi spegne il fornello dove il biberon si stava scaldando e ne controlla la temperatura facendo cadere qualche goccia di latte sul polso.
Dopo poco entro in cucina col bambino. "Buongiorno signora, già in piedi?"
"Eleonora, tesoro, perché continui a non darmi del tu?"
"Va bene, ci provo, ma non le garantisco niente", rido.
Mia suocera mi passa il biberon dopo averlo asciugato. "Ho controllato, la temperatura va bene".
Sorrido alla mamma di Giuseppe mentre lo prendo: Amir lo afferra velocissimo e lo ciuccia avidamente, tenendolo con le sue manine. Finita la sua colazione, me lo tengo in braccio, cullandolo, e si assopisce nuovamente, dando a noi la possibilità di fare la nostra.
Giuseppe: "Ti va se andiamo un pochino in spiaggia, così facciamo prendere al bambino un po' d'aria di mare?"
Eleonora: "Certo, assolutamente, ma vorrei anche aiutare tua mamma per il pranzo, magari cerchiamo di non fare tardi".
Lillina: "Figlia mia, per carità, andate e fate prendere aria e sole alla creatura che qui non ho bisogno di niente! Davvero, andate, ci vediamo all'ora di pranzo".
Eleonora: "Vado a farmi una doccia, metto il bambino nel nostro letto, magari dagli uno sguardo".
Giuseppe: "Tranquilla, ci penso io".

Vado a prepararmi mentre Giuseppe rimane un altro po' con la mamma.

"Mamma, un'altra cosa".
"Dimmi".
"La settimana prossima è il compleanno di Eleonora. Io ho deciso di organizzare una festa per lei, in primo luogo perché lei non vuole mai festeggiare, dice di non avere niente da celebrare, che non ha combinato niente di buono e cose così, e io invece vorrei farle capire che non è vero e che ci sono tante persone che invece l'apprezzano per quello che è e che fa".
"Fai benissimo, figlio mio. Bravo".
"Però vorrei che l'evento fosse anche un modo per festeggiare il nostro matrimonio e mi dispiace immensamente che tu e Papà, che già non eravate presenti il giorno che ci siamo sposati, non possiate esserci. Vorrei davvero che foste con me, a condividere la mia, la nostra, gioia".
"Ma Beppe, io e tuo padre la vostra goia la condividiamo ogni minuto, la condiviamo qui in questi giorni che state passando con noi e ogni volta che vi pensiamo, non abbiamo bisogno di essere lì. Poi noi ormai siamo vecchi, anche se ce la sentissimo di affrontare il trambusto di venire a Roma, lo sai che in una festa con tante persone non ci sentiremmo a nostro agio. Non ti preoccupare per noi, lo sai che col cuore saremo comunque con voi".
"Grazie Mamma, per tutto".
"E di cosa, figlio mio?"
Si abbracciano, e li trovo così quando torno in cucina per avvisare che sono pronta.

Questa volta il tragitto in macchina va benissimo, nonostante io sia preparatissima a ogni evenienza. Arrivati alla spiaggia, tolgo le scarpine ad Amir.
Non sembra entusiasta della sabbia, non gli piace camminarci sopra né toccarla, ma è incantato dall'andirivieni delle onde sulla battigia.
Tenendolo per le mani sia io che Giuseppe, lo convinciamo ad avvicinarsi all'acqua fino a bagnarsi i piedini. All'inizio è diffidente, ma poi si diverte un mondo a rincorrere le piccole onde o a farsene inseguire, correndo verso il papà a cercare protezione quando qualcosa lo spaventa.

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