Cinquantasei

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Angolo autrice

Vi ricordo che in questo capitolo c'è il secondo (e ultimo) flashback, ovvero il colloquio fra Giuseppe e la mamma di Eleonora.

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LUI

"Pronto?"
"Buongiorno, parlo con la signora Maddalena Serra?"
"Sì, sono io. Chi parla?"
"Sono Giuseppe Conte".
Silenzio.
"Signora?"
"Sì".
"Sono il fidanzato di sua figlia".
"Sì, lo so chi è lei. Ma soprattutto è il Presidente del Consiglio".
Sospiro, cercando di non farlo sentire alla madre di Eleonora.
"Signora, ho bisogno di parlarle, le chiedo, per cortesia, di dedicarmi qualche minuto del suo tempo".

La telefonata più difficile dell'universo ha inizio così. La madre di Eleonora ha il potere di far sentire chiunque a disagio e sotto esame. Pure me, che pure sono uscito vivo da un vertice europeo che avrebbe fiaccato pure Churchill.

"Dica".
Un po' la capisco Eleonora quando dice che la madre ti tira fuori il vaffanculo con le pinze, eh. "Signora, lei sa che io ho chiesto a Eleonora di sposarmi, mi ha detto che ne avete parlato l'ultima volta che è scesa a casa".
"Sì".
"Beh, io vorrei sapere lei cosa ne pensa. Mi dispiace doverne parlare per telefono, ma purtroppo mi è davvero impossibile venire da lei in questo periodo".
"E cosa vuole che ne pensi? Ormai pensavo non si sposasse più, alla sua età. Io giel'ho sempre detto, da quando era ragazzina,
Eleonora se non smussi un po' questo tuo caratteraccio che ti ritrovi non ti vorrà nessuno e rimarrai da sola".
"Signora, la prego, non sia così dura con sua figlia".
"Perché non è vero? Non ha un caratteraccio? Non le si può rivolgere la parola!"
"Signora, le posso assicurare che con me non è così, anzi è molto dolce e affettuosa. Per come la conosco io, Eleonora non attacca mai per prima, ma si difende se viene provocata".
"Mah, sarà come dice lei".
"Comunque, non l'ho chiamata per discutere del carattere di sua figlia, ma per sapere se lei ha qualcosa in contrario al nostro matrimonio".
"Lei quanti anni ha?"
"Ne ho 56, signora, perché?"
"È più grande di Eleonora".
"Sì, signora, lo so ma questo non è stato un problema per nessuno di noi due, fino ad ora".
"Se va bene per voi, fate come credete".

"Signora Serra, ma lei non prova neanche un briciolo di felicità per un momento così importante nella vita di sua figlia? Ma cosa vorrebbe esattamente?"
"Io avrei voluto semplicemente che Eleonora tovasse un bravo ragazzo
alla sua portata..."
"Cosa vuol dire alla sua portata, mi perdoni?"
"Non so... al suo livello".
"Al suo livello? Ma si rende conto di quello che sta dicendo? E qual è secondo lei il livello di sua figlia?"
"Beh, non certo il suo!"
"Ah sì, e chi lo dice, lei?"
Questa donna mi sta facendo davvero incazzare. Certo, adesso ho capito da chi ha preso Eleonora come capacità di farmi andare fuori dai gangheri, ma capisco anche che martellamento continuo di demotivazione e sminuizione abbia dovuto sopportare, e questo mi rattrista profondamente.
Mi rendo conto che sto stringendo a pugno la mano libera dal telefono, così forte da avere le nocche bianche. Faccio un respiro profondissimo e poi proseguo:

"Signora Maddalena, mi sarebbe piaciuto moltissimo avere, se non la sua benedizione che mi rendo conto che sarebbe stato chedere troppo, quanto meno la sua approvazione al nostro matrimonio. Mi rendo altresì conto che lei associa il mio nome a un ruolo pubblico e istituzionale e non ha idea di chi possa essere io come persona, e questo ovviamente influisce sul suo giudizio. Ma le chiedo davvero di smetterla di parlare di sua figlia sempre e solo per sminuirla e denigrarla, mentre la dovrebbe elogiare e lodare ogni minuto".
Silenzio. Mi aspetto che chiuda la comunicazione da un secondo all'altro perciò continuo a parlare.
"Signora, io e Eleonora ci sposeremo fra pochi giorni, senza cerimonie ufficiali o ricevimenti, però vorrei davvero che lei ci fosse, per sua figlia. La richiamo fra qualche giorno per darle la data esatta e i riferimenti della prenotazione dell'aereo, e le mando una macchina a prenderla all'aeroporto, va bene per lei?"
"Sì, va bene".
"C'è un'altra cosa, però, che devo dirle, non meno importante".

"Mi dica".
Mi sembra che il tono sia leggermente più docile.
Le racconto tutta la storia di Amir e concludo dicendo che abbiamo intenzione di chiederne l'affidamento, anche se ovviamente lei non sa che ancora non ne ho parlato con Eleonora.
"Lei ha un figlio, vero?", mi chiede.
"Sì, perché?"
"Sarà difficile, glielo dico per esperienza. Per quanto si possa essere spinti dagli ideali più elevati, in cuor suo la differenza fra suo figlio e il bambino che adotterete ci sarà sempre, e non ci sarà giorno in cui non si sentirà in colpa per questo".
Adesso tocca a me rimanere in silenzio, perché ha toccato una mia paura recondita e profondissima, che fino ad ora non avevo avuto il coraggio di ammettere neppure a me stesso.
"Comunque se lo fate, almeno farete del bene a un bambino che altrimenti non avrebbe avuto niente".

"Se questa cosa andrà in porto, lei sarà d'appoggio a Eleonora, almeno moralmente, vista la distanza?"
"Sì, certo".
"Posso contare sulla sua presenza al matrimonio?"
"Sì".
"Va bene, signora Maddalena. Allora la richiamo presto per i dettagli. Grazie per avermi concesso il suo tempo, arrivederla".
"Arrivederla".

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