Novantaquattro - HOT (a mia insaputa)

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"Mado'..."
"Che c'è?"
Mi sto preparando per andare a scuola e stranamente lui non è uscito prima di me.
"È che quando ti tiri su i jeans, fai un gesto per farli passare sul sedere che mi manda ai matti".
"Io invece tiro giù un certo numero di santi quando arrivo al sedere..."
Lo guardo, ha lo sguardo velato dal desiderio. Mi avvicino a lui:
"Comunque ho capito cosa intendi, è lo stesso effetto che fa a me vederti allacciare i gemelli".
Le mie labbra sono vicinissime alle sue.
"Peccato però che sia tardi e debba andare a scuola... A stasera Mr President".
"A stasera. Io e lui abbiamo dei progetti", ammicca verso il mio fondoschiena.
"Non farti troppi film", rido.
Come passo vicino a lui mi dà una pacca sul culo ma poi mi tira per un braccio e mi dà un bacio di quelli suoi che mi fanno tremare le gambe e il cuore.
"Dai che se no arrivo tardi", gli dico carezzandogli il viso.
"Ti amo".
"No, sono io che ti amo".

Più tardi quella mattina esco da scuola e mi trovo una chiamata non risposta sul cellulare e un messaggio su WhatsApp, entrambi di Giuseppe.

"Volevo solo dirti che mi hanno appena comunicato l'ok per il fine settimana con Amir. Io adesso mi sto blindando in consiglio dei ministri, poi ho informativa sia alla Camera che al Senato, appena posso ti chiamo".
"Ok!" e aggiungo un sorriso e un cuore a significare quanto la notizia mi abbia reso felice.

Verso le due mi chiama, in un ritaglio di tempo fra gli impegni istituzionali.
"Ciao, dai dimmi cosa ti hanno detto!", esordisco io impaziente.
"E cosa vuoi che mi abbiano detto, che hanno valutato le reazioni del bambino che sono state positive e mille altre cose e pensano che sia lui che noi siamo pronti a passare del tempo da soli".
Io tiro su col naso.
"Ele? Non iniziare a piangere però".
"Non sto piangendo".
"Se lallero", ride, ma continua: "Senti, pensavo di organizzare la visita per quando torno dal consiglio europeo, ok? Così sono tranquillo e mi posso prendere del tempo senza rotture di coglioni, che dici?"
"Va bene. Giu', posso chiederti una cosa?"
"Dimmi".
"Secondo te quel week end sarebbe possibile anche andare un po' dai tuoi in Puglia? Mi farebbe piacere che iniziassero a conoscere il bambino e poi... ho bisogno del conforto di tua madre, visto che la mia è lontana".
Rimane qualche secondo in silenzio e quando parla mi sembra di sentire un leggero tremore nella voce.
"Certo tesoro, non penso ci siano problemi. Sentirò al più presto i miei per dirglielo. Ci vediamo stasera ok?"
"A stasera".
"Ele?"
"Sì?"
"Non piangere".
"Non piango, tranquillo. I veri uomini non piangono mai".

La sera torna a casa come al solito tardi, e come al solito io ho già mangiato ma gli faccio comunque compagnia in cucina.
"Ho sentito i miei", mi dice mentre addenta un pezzo di pane. "Sono felicissimi che andiamo da loro, ci aspettano a braccia aperte e non vedono l'ora ovviamente di conoscere Amir".
"Grazie amore".
"Che buono questo pesce, ma come fai a farlo sempre così buono?"
"Boh, io lo metto in forno e gli dico di cuocersi, fa tutto da solo", rido.
Finisce di mangiare e mi guarda con uno sguardo inequivocabile.
"Certo che questi jeans ti stanno proprio bene. Oltre farti un bel culo, ti fanno anche delle gambe strepitose".
"Belli eh? OVS, sedici euro e novantacinque".
"Te ne compro dieci paia, così non c'è il rischio che rimanga senza". La sua voce sta diventando sempre più roca, si avvicina e mi bacia a lungo, carezzandomi sotto la maglietta, ma soprattutto il sedere, da sopra i jeans.
"Andiamo di là per favore", mi sussurra all'orecchio.
"Dammi un attimo che finisco di sistemare qua".
"Lo faccio io dopo". Mi prende per mano e mi porta in camera, con dolcezza, nonostante il suo desiderio sia inequivocabile. Arrivati in camera mi bacia di nuovo. Le nostre lingue danzano a lungo, accarezzandosi. Mi succhia le labbra e la lingua, emettendo schiocchi e risucchi che mi fanno un po' ridere, ed è bello continuare a baciarci col sorriso stampato in faccia. Mi stringe il seno continuando a dirmi "Come sei morbida".
"Non so, sai, se sia proprio un complimento", rido nel suo orecchio.
"Per me lo è, non riesco a smettere di toccarti".
Ci baciamo ancora, a lungo, mentre iniziamo a spogliarci. Ad un certo punto mi stacco da lui e gli dico "Togli i gemelli dai polsini, lentamente".
Lui esegue, compiendo ogni gesto con una studiata lentezza e poggiandoli sul comodino. "Adesso slacciati la cravatta". Fa anche questo, arrotolandola con calma sulla mano. Ora tocca a lui.
"Adesso togliti tu i jeans, facendo, a ritroso, lo stesso gesto che fai quando li infili". E così faccio, inarcando la schiena e facendo sporgere il culo proprio quando il pantalone ci passa sopra. Non appena il sedere è in vista, nonostante l'intimo, ci poggia entrambe le mani, quasi a reclamarne il possesso. Mi spinge verso il letto e finisce di tirarmi via i jeans, poi anche gli slip.
"Mettiti a quattro zampe". Eseguo, eccitata all'idea di essere in mostra per lui, per il suo desiderio. Mi solleva la maglia per percorrere tutta la schiena con le dita e con la lingua, per poi approdare finalmente a quella che sembra la sua ossessione di oggi. Ne percorre tutta la superficie con piccoli baci, toccamenti di lingua e mordicchiamenti fino ad approdare con la lingua in quella seconda apertura che fino ad ora avevamo poco considerato nei nostri incontri amorosi. Inizia a titillarla con la punta della lingua e la cosa è estremamente piacevole. Poi, dopo avermi infilato il pollice in bocca e avermelo fatto succhiare, inizia a giocare col dito sull'apertura e lo infila dentro, muovendolo lentamente, mentre con l'altra mano mi masturba. La combinazione di azioni si rivela piacevole, molto piacevole, tanto che non mi oppongo alla sostituzione del pollice col dito medio e poi con medio e indice insieme.
"Stai bene? appena c'è qualcosa che non va dimmelo", mi sussurra all'orecchio con un tono di voce che è come buttare alcool puro su un fuoco già di per sé ardente.
"No, continua, ti prego..."
E continua, due dita davanti e due dietro, che si muovono a volte all'unisono a volte in opposizione in un'alchimia per me nuova, ma quando sono a un battito di ciglia dal perdermi nel piacere, le estrae e afferrandomi i fianchi entra dentro di me allargandomi le natiche. A me ormai basta davvero poco per viaggiare fuori dal mio corpo persa nel godimento e infatti dopo poche spinte vengo piuttosto rumorosamente.
"Ssshhh, ci sentono", mi dice all'orecchio e in risposta io semplicemente aumento i miei movimenti spingendo sempre di più il bacino verso di lui, che alla fine viene emettendo dei suoni di non minore intensità dei miei.
"Ora hanno sentito anche te", gli dico, crollando sul materasso. "Mi immagino le battute dei condomini in ascensore: 'Hai capito il Presidente'?"
Lui ride, esausto, a fianco a me.
Dopo esserci ripresi andiamo a farci una doccia, dove altre attenzioni, seppure più giocose che erotiche, vengono dedicate al mio derrière, fra le risate di entrambi. Finito di sistemarci lui si dirige in cucina.
"Dove vai?"
"Ti avevo detto che avrei messo a posto io, metto a posto io".
"Ma sei l'uomo ideale! Scopi da dio, metti a posto la cucina... mi sposi?"
"Non lo so, ci devo pensare", e mi schiocca un bacio sulla guancia che quasi rimbomba nella stanza.

Poco più tardi, a letto, lui legge e io, accoccolata al suo fianco, lo accarezzo pigramente, giocherellando con i peli del petto.
"C'è una cosa che dovremmo fare", gli dico.
"Cosa?"
"Dovremmo invitare a cena Gualtieri per sdebitarci del suo invito, ovviamente insieme a qualcun altro, decidi tu chi. Non tanti perché non so cucinare per tantissime persone, al limite facciamo due tornate".
"Esiste il catering eh"
"No, dai, per una cena così informale no, vorrei cucinare io. Se vuoi aiutarmi non ti dico di no dato che sei più bravo di me, ma il catering lo lascerei ad altre situazioni".
"Non è vero che sono più bravo di te in cucina, tu cucini davvero bene, te l'ho detto anche prima".
"Grazie. Mi piace cucinare per te".
"Lo so", mi bacia, poi poggia il libro che sta leggendo, spegne la luce e mi abbraccia. "Hai ragione, dobbiamo sdebitarci. Domani sento un po' di disponibilità e ti faccio sapere".
"Giuse'".
"Dimmi".
"Ma tu mi lascerai?"
"Mi devono sparare per farmi allontanare da te. Ora dormi".

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Nota dell'autrice

Questo capitolo doveva essere un banale capitolo di transizione, ma poi senza che me ne rendessi conto si è scritta quasi da sola una scena hot. Spero non me ne vogliate.

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