La mia frase lascia Giuseppe letteralmente a bocca aperta, ma deve riprendersi immediatamente visto che si stanno avvicinando a noi praticamente tutti quanti.
Io sorrido come se avessi una paresi e in questo momento ho dimenticato ogni parola di inglese, perciò invoco la protezione della buonanima di John Peter Sloan per non farmi fare delle figure di merda epocali, o magari dichiarare l'invasione della Polonia, che la Merkel potrebbe aversene a male.
Quando vengo presentata a Pedro Sánchez devo assolutamente evitare di guardare mio marito per non ridergli in faccia, santo dio ma quanto è figo quest'uomo? Quanto è alto? Ma soprattutto quanto è fortunata la moglie?
Finite le presentazioni e l'aperitivo veniamo separati: i leader in una sala, a continuare durante la cena le loro discussioni, le first lady in un'altra sala a discutere... di cose da first lady. E first man, perché c'è anche il marito della Merkel, che dopo aver scoperto che io sono laureata in fisica, e lui è un chimico fisico, mi monopolizza per buona parte della cena. Gli racconto di quando con l'Università sono stata in visita al Max Planck Institut a Berlino, e all'Università di Potsdam. Era il 1992, il muro era appena caduto e le due città erano ancora separate di fatto, universi distanti, una visita che mi aveva fatto dichiarare amore eterno per quella città.
Anche le altre first lady sono simpatiche, ognuna con le sue pecularità. Begoña Sánchez è una tosta che mette in riga il marito anche politicamente, mi piace.
Brigitte Macron mi mette soggezione. Prima, quando eravamo ancora tutti insieme durante l'aperitivo, è bastato un suo solo sguardo per zittire il marito, in attesa di un suo cenno di approvazione per proseguire. Sembrano ancora la professoressa e l'allievo, d'altronde è così hanno iniziato.Finita la cena, ci fanno rientrare insieme agli "adulti" per il caffè e tutta una serie di discorsi di ringraziamento e di buoni propositi di collaborazione per il futuro - fino alla prossima pandemia, direi - dopodiché possiamo finalmente accomiatarci.
Durante il tragitto verso casa gli dico:
"Beh, come è andata con Macron? Ho visto che vi siete abbracciati spesso, mi fa piacere. È il momento di far cadere questi tabù".
"E a te con Sánchez?"
"Ah, bene, bene. L'ho seguito quando è andato in bagno e Loi ci ha tenuto chiusa la porta, vero Mauro?"
"Loi, è vero?", chiede Giuseppe.
"Presidente, non sono in grado di riponderle, lo sa che noi non vediamo né sentiamo niente per contratto", risponde Mauro serissimo.
"De Santis quindi anche lei non ha mai visto né sentito niente prima che arrivassi io, giusto?", intervengo.
"Non sento neanche la sua domanda, Eleonora", sta allo scherzo pure De Santis, e mi chiama finalmente per nome, alleluja.
"Pensate che non beve neanche", dice Giuseppe indicando me agli agenti, che ridono all'unisono.
Arriviamo a casa e li salutiamo.
"Beh, sopravvissuta?", mi chiede.
"Non lo so, chiedimelo domani. Adesso mi sento come se avessi scalato l'Everest a mani nude".
Va in cucina a bere un bicchiere d'acqua e mi chiama "Vieni un attimo".
"Dimmi".
"Guarda qua", e mi mostra le foto, e anche un video, del nostro bacio. È praticamente un tripudio di cuori e di commenti entusiastici su di noi.
Sorrido, non può che farmi piacere, anche se so che non è detto che duri, anzi andando a leggerli tutti sicuramente anche fra quei commenti ce ne sono di pessimi e distruttivi.Poi, con uno sguardo dei suoi, mi si avvicina e mi dice:
"Ma parliamo di quello che mi hai sussurrato all'orecchio quando stavamo entrando in hotel... Non ho smesso di pensarci un secondo, penso di aver risposto a caso diverse volte durante la cena. Mi chiedevo se corrispondesse al vero o meno".
"Basta che non abbia dichiarato guerra a qualcuno. Comunque sta a te scoprirlo", gli dico avviandomi in camera da letto.
Mi rimetto davanti allo specchio del comò e lui mi si avvicina.
Alzo le braccia e gli dico: "La zip è di lato".
Lui abbassa la zip e fa cadere il vestito a terra e sì, non porto la biancheria intima. Porta subito la sua mano fra le mie gambe, ma dopo poco la allontano per spingerlo verso il letto, ancora vestito di tutto punto. Lo faccio sdraiare e gli monto sopra, direttamente a gambe aperte sulla sua faccia. Non si fa pregare e inizia a leccare e succhiare con dedizione. Io mi reggo con le mani alla testiera del letto, mentre lui mi tiene per le natiche. È così bello stare sopra di lui mentre mi fa sesso orale, mi fa sentire potente mentre mi muovo avanti e indietro sulla sua bocca e lui continua nella sua opera meritoria fino a quando non raggiungo un orgasmo che mi lascia davvero senza fiato.
Giuseppe ne approfitta per ribaltare le posizioni e iniziare a baciarmi esplorando la mia bocca con la lingua, senza lasciarmi tregua. Io intanto gli slaccio il papillon e gli sbottono la camicia, per accarezzargli il petto e le spalle, che mi fanno impazzire. Poi gli abbasso la zip dei pantaloni e gli afferro il pene, iniziando a masturbarlo. Dopo poco lui si mette sopra e entra dentro di me.
Si stacca dalla bocca per sussurrarmi all'orecchio: "Non riesco a stare un secondo senza toccarti e se sono lontano da te impazzisco, cosa mi hai fatto?"
"È la cantaridina che ti metto nel cibo".
Si ferma e mi guarda con la stessa espressione di quando gli ho detto che non portavo biancheria, poi scoppia a ridere. Io, che cerco di rimanere seria, lo seguo nella risata. Ridiamo così forte che il primo effetto è che i miei sussulti praticamente lo "espellono" da me. Lui prova anche a rimetterlo dentro, ma non è fisicamente possibile, causando in entrambi un altro accesso di risate. Rotola a fianco a me e io finisco in breve con la faccia sulla sua pancia, continuando a ridere.
"Oddio, ora smetto, ci riesco, giuro, ci riesco", dico tirando su col naso e asciugandomi le lacrime. Non mi sentivo così dai tempi della scuola quando la professoressa di storia ci costringeva a leggere in classe delle cose pallosissime e io e la mia compagna di banco sparavamo una serie di cazzate che ci facevano ridere fino alle lacrime.
"Ok, ho smesso", ma come mi giro a guardarlo riprendo peggio di prima. Lui d'altronde non è da meno, tra l'altro è diventanto così rosso in faccia che mi preoccuperei anche, se non stessi ridendo, e in più si è ovviamente ammosciato.
Quando ci sembra di essere pronti per ricominciare gli dico di aspettare un attimo e mi alzo per togliermi gli orecchini. Quando sto per sganciarmi anche la collana, si alza e mi ferma.
"No, questa no".
"Perché?"
"Perché questa voglio che la tenga, è per te".
"Ma perché?"
"Perché è come te. Luminosa e preziosa, ma discreta".
Mi giro verso di lui e lo bacio, prima con tenerezza e poi con sempre maggiore passione. Torniamo a letto e riprendiamo da dove abbiamo interrotto, alternando i sospiri e i gemiti alle risate, che continuano a sorgerci spontaneamente.